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Gli Stati Uniti d’America, il sistema delle sanzioni e le manovre anticinesi. L’opinione di Valori

L’analisi di Giancarlo Elia Valori sul bipolarismo Usa-Cina degli ultimi sessant’anni

Gli Stati Uniti d’America si approfittano della loro egemonia finanziaria e del potere tecnologico e si impegnano in coercizioni economiche in nome della protezione della sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti d’America hanno emanato alcune leggi nazionali, come l’International Emergency Economic Powers Act, il Global Magnitsky Human Rights Accountability Act e il Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act, e hanno emesso una serie di ordini esecutivi per prendere di mira e sanzionare specifici Paesi, entità o individui.

Le regole ambigue contenute in questi atti e ordini esecutivi, come il “principio dei contatti minimi” e la “dottrina degli effetti”, sono un’intensa espansione della giurisdizione delle leggi nazionali statunitensi. Gli Stati Uniti d’America abusano anche dei loro canali giudiziari interni per esercitare la giurisdizione a braccio lungo su entità e individui in altri Paesi.

Per più di sessant’anni, ignorando le numerose risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti d’America hanno continuato il loro blocco globale contro Cuba sulla base delle loro politiche di embargo e delle leggi interne come la Torricelli e la Helms-Burton. Il blocco di Cuba è il più lungo e crudele embargo commerciale sistemico fra danni economici e sanzioni finanziarie della storia moderna. Il blocco è stato gravemente dannoso per lo sviluppo economico e sociale di Cuba, causando perdite dirette per oltre 100 miliardi di dollari statunitensi all’economia cubana.

Gli Stati Uniti d’America hanno attuato il blocco e le sanzioni contro l’Iran dalla fine degli anni Settanta. Nel maggio 2018, il governo degli Stati Uniti d’America ha annunciato il suo ritiro unilaterale dall’Accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action o Piano d’azione congiunto globale) e subito dopo ha ripreso e ampliato le sanzioni contro l’Iran. Molti Paesi ed entità rilevanti sono stati costretti a rinunciare alla loro cooperazione con l’Iran. Un gran numero di compagnie petrolifere straniere ha lasciato il Paese, con relativi gravi danni per entrambe le parti. L’industria manifatturiera iraniana difficilmente può sostenere un normale andamento. Il Paese ha subito un rallentamento economico, insieme all’aumento dell’inflazione e al massiccio deprezzamento della valuta.

Gli Stati Uniti d’America hanno imposto sanzioni unilaterali a Bielorussia, Siria e Zimbabwe, tra gli altri, nel corso degli anni, e hanno aumentato la “massima pressione” contro la Repubblica Popolare Democratica della Corea, la Repubblica Bolivariana del Venezuela, ecc.

Le statistiche mostrano che la precedente amministrazione statunitense aveva imposto oltre 3.900 misure sanzionatorie, ossia tre al giorno. Nell’anno fiscale 2021, le entità e gli individui negli elenchi delle sanzioni statunitensi superavano 9.421, il 933% in più rispetto all’anno fiscale 2000.

Le sanzioni unilaterali degli Stati Uniti d’America e la giurisdizione a lungo raggio hanno gravemente minato la sovranità e la sicurezza di altri Paesi e hanno pesantemente influenzato il loro sviluppo economico e il benessere delle persone. Anche le sanzioni e la giurisdizione a braccio lungo costituiscono una grave violazione del diritto internazionale e delle norme fondamentali delle relazioni internazionali.

Nell’articolo pubblicato nel numero di Settembre-Ottobre 2021 di Foreign Affairs, di Daniel W. Drezner, professore alla Tufts University e Senior Fellow alla Brookings Institution, The United States of Sanctions. The Use and Abuse of Economic Coercion, egli critica le successive amministrazioni statunitensi per aver utilizzato «le sanzioni come soluzione per quasi tutti i problemi di politica estera». Lo studioso osserva che le sanzioni non solo sono inefficaci, ma «esercitano anche un tributo umanitario», e da Stati Uniti d’America sono diventati Stati Uniti delle Sanzioni.

L’«ordine internazionale basato sulle regole» sostenuto dagli Stati Uniti d’America è in effetti un’altra versione della politica di potere. Questo è un tentativo di imporre la propria volontà e i propri standard agli altri e di sostituire le leggi e le norme internazionali comunemente accettate, con le proprie regole interne.

Al contrario, nel mondo esiste un solo sistema internazionale, quello che ha l’Organizzazione delle Nazioni Unite al vertice. C’è quindi un solo ordine internazionale, quello sostenuto dal diritto internazionale. E c’è solo un insieme di regole: ossia le norme di base che regolano le relazioni internazionali sostenute dagli scopi e dai principi della Carta delle Nazioni Unite.

Prima di voler discutere le regole e l’ordine, gli Stati Uniti d’America dovrebbero prima pagare gli arretrati di un miliardo di dollari per il bilancio regolare delle Nazioni Unite e 1,4 miliardi di dollari per i contributi alle forze del mantenimento della pace; ratificare in modo tempestivo la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne; smettere di bloccare da soli i negoziati su un protocollo di verifica ai sensi della Convenzione sulle armi biologiche (Biological Weapons Convention); revocare le sanzioni unilaterali, adempiere seriamente ai propri obblighi internazionali e dare il buon esempio agli altri nel rispetto di leggi e norme.

Nonostante le affermazioni di Washington di non cercare di bloccare la RP della Cina dal suo ruolo di grande potenza, né di impedirle di far crescere la sua economia, gli Stati Uniti d’America stanno effettivamente dispiegando le proprie risorse interne ed esterne per contenere e sopprimere senza scrupoli la rivale.

Senza produrre alcuna prova credibile, il governo degli Stati Uniti d’America usa la sicurezza nazionale come pretesto generico e tutto il proprio apparato per sopprimere e sanzionare arbitrariamente Huawei, limitando l’ingresso dei suoi prodotti nel mercato statunitense, interrompendo il suo accesso a chip e sistemi operativi, e costringere i Paesi di tutto il mondo a vietare Huawei dal lancio del 5G. Gli Stati Uniti d’America hanno anche orchestrato e fatto pressioni sul Canada affinché trattenesse la signora Meng Wanzhou, direttore finanziario (Chief Financial Officer) di Huawei, per quasi tre anni senza motivo.

In violazione del principio della concorrenza leale, dell’economia di mercato e delle regole del commercio internazionale, gli Stati Uniti d’America cercano di ostacolare le aziende hi-tech cinesi competitive, inventando ogni tipo di accuse. Ad oggi, gli Stati Uniti d’America hanno inserito oltre mille società cinesi in vari elenchi di sanzioni, e sottoposto la biotecnologia e le tecnologie di intelligenza artificiale a controlli rafforzati sulle esportazioni e a una rigorosa revisione degli investimenti e hanno cercato di vietare le piattaforme di social media cinesi tra cui TikTok e WeChat.

Con la motivazione di proteggere i diritti umani, gli Stati Uniti hanno fabbricato disinformazione sullo Xinjiang come l’esistenza del “lavoro forzato” e, sulla base di tali storie infondate, hanno adottato l’Uyghur Forced Labor Prevention Act che prende di mira in malafede la concorrenza dello Xinjiang in relazione a cotone, pomodori e fotovoltaico solare, questo per colpire alcuni punti della crescita cinese. Ciò ha interrotto l’ordine commerciale internazionale e destabilizzato le catene industriali e di approvvigionamento globali.

La precedente amministrazione statunitense, in grave violazione delle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization), ha condotto una massiccia guerra commerciale contro la RP della Cina. Sulla base della propria indagine della Sezione 301, ha imposto tre fasi di tariffe elevate su circa 360 miliardi di dollari statunitensi di importazioni cinesi. Nel settembre 2021, l’attuale amministrazione statunitense ha avviato un’indagine della Sezione 232 per determinare gli effetti sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America dalle importazioni di magneti permanenti al neodimio-ferro-boro in un momento in cui i prezzi delle materie prime globali si aggiravano a livelli elevati.

Gli Stati Uniti d’America hanno un primato di gravi interferenze negli affari interni cinesi su questioni riguardanti gli interessi fondamentali della RP della Cina, tra cui Taiwan, Xinjiang Weiwu’er, Xizang (Tibet)  e Xianggang (Hong Kong). Essi cercano di minare la sicurezza e la stabilità di quel Paese, sia apertamente che di nascosto, passando sopra e sostenendo le violente attività separatiste.

I progetti di legge sull’innovazione bipartisan in discussione al Congresso degli Stati Uniti d’America, pur affermando di rafforzare la propria competitività, vedono la RP della Cina come un rivale percepito chiaramente. La parola «Cina» compare più di 800 volte in quei testi, ricchi di disposizioni che vanno a scapito degli interessi cinesi.

Nel tentativo di mantenere il proprio potere e l’egemonia nelle istituzioni internazionali, gli Stati Uniti d’America hanno tentato in sedi multilaterali di diffamare il progetto della costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità, e di bloccare l’iniziativa di avanzamento della cooperazione con Belt and Road (Via della Seta); e pure rimuovere i riferimenti ad essi presso le Nazioni Unite e in altre sedi internazionali.

Aggrappandosi alla mentalità da guerra fredda e alla logica dell’egemonia, gli Stati Uniti d’America perseguono la politica del blocco, ideano la narrativa di «democrazia contro autoritarismo», persuadono gli altri Paesi a traino (Regno Unito e l’inane Unione Europea) di formare gruppi di opinione eterodiretta, rafforzare i Cinque Occhi (l’alleanza di sorveglianza che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti d’America), diffondere il meccanismo Quad: il Dialogo quadrilaterale di sicurezza (Quadrilateral Security Dialogue), un’alleanza strategica informale tra Australia, Giappone, India e Stati Uniti d’America con lo scopo di contenere la RP della Cina nella regione dell’Indo-Pacifico. Oltre ad aver creato l’Aukus, patto di sicurezza trilaterale tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti d’America, annunciato il 15 settembre 2021, in un chiaro tentativo di contrastare la RP della Cina.

Al contempo gli Stati Uniti spingono la Nato a inserirsi negli affari dell’Asia-Pacifico, sostenendo l’antica narrativa anticomunista della “minaccia cinese” nel nuovo concetto strategico del blocco e a includere nel suo vertice di Madrid alleati degli Stati Uniti d’America nell’Asia-Pacifico come il Giappone, Repubblica di Corea (sud) e Australia, nel tentativo di costruire una versione Asia-Pacifico della Nato medesima, che interromperebbe la sicurezza e la stabilità nella regione Asia-Pacifico.

Lo sviluppo delle relazioni da Stato a Stato dovrebbe essere basato sull’uguaglianza, sul rispetto reciproco e sui risultati vantaggiosi per tutti. Le relazioni Cina-Stati Uniti d’America hanno raggiunto un importante bivio. Gli Stati Uniti d’America dovrebbero cessare di vedere questa relazione attraverso l’ottica della guerra fredda; della mentalità a somma zero; e seguire, invece, i tre principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione vantaggiosa per tutti, nonché a riflettere nelle proprie attività sulle cinque assicurazioni che essi hanno fatto alla RP della Cina: 1. non cercano una nuova guerra fredda; 2. non cercano di cambiare la forma di governo cinese; 3. le alleanze statunitensi non sono contro la RP della Cina; 4. gli Stati Uniti d’America non sostengono l’indipendenza di Taiwan; e 5. gli Stati Uniti d’America non cercano un conflitto con la RP della Cina.

Solo in questo modo, si può iniziare a parlare di pace.



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