In due mesi di campagna elettorale estiva non c’è tempo di approntare nuove difese contro eventuali ingerenze russe nelle elezioni italiane. L’alert è ben presente al mondo dell’intelligence ed è stato lanciato dal Copasir, sul tavolo una proposta di legge e la cooperazione con le big-tech. Ma rischia di essere tardi
Riecco l’ombra russa. A due mesi dal voto per le politiche italiane il rischio di un’interferenza del Cremlino nei processi elettorali torna al centro delle cronache. La campagna elettorale è entrata nel vivo e lo spauracchio russo già getta benzina sul fuoco nello scontro fra partiti.
Il segretario del Pd Enrico Letta, ad esempio, è convinto che picconando il governo Draghi Lega, Forza Italia e Cinque Stelle abbiano fatto un regalo a Vladimir Putin, “non ho dubbi che l’ambasciata russa e Putin abbiano festeggiato”, ha detto ospite di “Mezz’ora in più” su Rai 3. Più duro Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri uscito dal Movimento Cinque Stelle che ha dato vita alla pattuglia parlamentare di Insieme per il futuro (Ipif), secondo cui Conte avrebbe “prestato il fianco alla propaganda di Putin”. Gioca in difesa invece Giorgia Meloni, leader della destra che già adocchia Palazzo Chigi, “la politica estera di un governo a guida Fratelli d’Italia resterà quella di oggi”, ha detto in una recente intervista a La Stampa.
Con le urne in arrivo però si riaccendono i riflettori sulle ingerenze esterne nel voto. Un pericolo che è ben presente agli apparati della sicurezza nazionale, preallertati da mesi di una “campagna d’Italia” da parte dei Servizi segreti russi. È l’allarme che lancia non a caso il Copasir, comitato parlamentare di controllo dell’intelligence presieduto dal senatore di Fdi Adolfo Urso. “Ce ne siamo occupati e sappiamo che in altri paesi l’ingerenza straniera è avvenuta anche e soprattutto durante la campagna elettorale – ha detto il numero uno di Palazzo San Macuto intervenendo al forum internazionale UpLodi – tutti sappiano che è giusto evitare queste ingerenze e ove accadessero saper tutelare la nostra democrazia da ogni ipotesi di condizionamento”, ha aggiunto.
L’alert parte da lontano. E precisamente da due missioni che hanno visto il comitato trasferirsi prima a Washington DC, dunque a Bruxelles, lo scorso giugno. La prima per incontrare i vertici dell’intelligence americana – Cia, Fbi, National intelligence – e l’omologo comitato del Congresso. La seconda, invece, fatta di interlocuzioni con le autorità europee e incentrata fra l’altro sulla disinformazione russa e cinese, oggetto di una recente indagine conoscitiva del Copasir. Da entrambe è risuonato un monito chiaro: la politica italiana è esposta a ingerenze esterne. Campagne ibride che operano su più fronti: disinformazione digitale, attacchi hacker, manipolazione dei processi politici.
Anche per questo, tornato dalla due giorni a Bruxelles, Urso aveva auspicato un confronto in Parlamento “in vista delle elezioni politiche del prossimo anno” perché “l’Italia sarà il prossimo grande Paese europeo che dovrà affrontare una campagna elettorale politica importante, verosimilmente ancora con gli effetti della guerra in Ucraina”. Previsione azzeccata. La guerra russa in Ucraina è ancora in corso e non dà segni di rallentamento.
Tra le ipotesi prese in considerazione, una “legge contro le interferenze straniere” da mettere ai voti prima della fine della legislatura. Soluzione già indicata dal Parlamento europeo con un voto su una risoluzione lo scorso 9 marzo, a guerra iniziata, che invitava a tagliare i rapporti dei partiti politici con il Cremlino. Approvata a grande maggioranza, causò all’epoca non poco imbarazzo nel centrodestra italiano: nel testo della risoluzione, votato anche da Fdi, c’era infatti un esplicito attacco contro l’accordo di cooperazione tra la Lega di Matteo Salvini e Russia Unita, il partito di Putin.
I tempi ora sono accelerati. Con la crisi di governo innescata da Lega, Forza Italia e Cinque Stelle e le Camere sciolte qualsiasi iniziativa è rimandata a data da destinarsi. Non è un dettaglio. “Dalle nostre interlocuzioni, avute in questi mesi, c’è la preoccupazione che ci possa essere un’ingerenza russa”, ha confessato all’Adnkronos la vicepresidente del Copasir e deputata del Movimento Federica Dieni.
Il rischio, concreto, è che il Paese si lanci in una campagna d’estate senza le dovute protezioni. Che la partita elettorale italiana interessi oltreconfine è ormai chiaro. Lo è anzitutto per la Russia di Putin, che manda avanti la sua diplomazia a “negare” interferenze in vista del voto ma al tempo stesso tradisce un crescente interesse per l’esito della corrida elettorale, tra speciali sulla stampa di partito e attacchi contro il governo italiano.
Nella stessa campagna rientra l’escalation di attacchi cyber da parte di attori russi contro l’Italia. Iniziata a metà gennaio, un mese prima della guerra, ha visto l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) impegnata quotidianamente a sventare ogni tipo di incursione, dagli attacchi Ddos (Distributed denial of service) che hanno colpito siti istituzionali italiani al sospetto attacco hacker del collettivo russo Lockbit per rubare i dati dell’Agenzia delle entrate questo martedì.
In questo contesto, l’accelerazione verso il voto a settembre può creare problemi. Se da una parte una campagna lampo rende più difficili infiltrazioni e ingerenze, dall’altra impedisce di approntare le difese necessarie. A partire dal contrasto alla disinformazione russa. Il rushdown verso il voto, per esempio, desta qualche preoccupazione nel mondo delle big tech e delle principali piattaforme digitali, da Google a Facebook. Che per il prossimo autunno, confermano fonti interne, avevano in programma di collaborare con le autorità italiane mettendo in campo campagne anti-disinformazione. Tutto sospeso, per ora.