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L’astensione è al 42% ma la temperatura elettorale salirà. I numeri di Risso (Ipsos)

Il direttore scientifico di Ipsos: “L’astensione riguarda in particolare le fasce più deboli della popolazione e i giovani, disinteressati alla politica”. La brevità della campagna elettorale? “Smorza la tensione, ma a settembre il termometro si alzerà”

Il clima bollente non accende gli entusiasmi degli elettori. La spinta degli italiani, in questo momento, propende più per l’ombrellone che per le urne. Ma d’altra parte era abbastanza prevedibile. Certamente, fra le sfide che i partiti dovranno affrontare, oltre alla brevitas di questa campagna elettorale tardo ferragostana, c’è senz’altro quella di riportare i cittadini (soprattutto i più giovani) alle urne. Sì, perché come conferma il direttore scientifico di Ipsos, Enzo Risso, “attualmente, gli elettori che propenderebbero per l’indecisione o l’astensione, si aggirano attorno al 42%”.

Direttore, un dato piuttosto indicativo di una disaffezione generalizzata alla politica. 

Per la verità, a determinare questo tipo di scenario, concorrono diversi fattori. Primo fra tutti il fatto che le persone in linea di massima non sono ancora entrare nel clima della campagna elettorale. Poi, certamente, c’è anche un aspetto legato alla disaffezione per la politica, riconducibile alla delusione per la caduta dell’esecutivo guidato da Mario Draghi.

Il premier, al momento delle dimissioni, godeva ancora di buona fiducia tra gli italiani?

Il gradimento per il premier Draghi è ancora piuttosto alto. I giudizi positivi si aggirano attorno al 58%. Anche se, va detto che, il 48% degli italiani, nella settimana in cui è caduto l’Esecutivo, pensava che questo Governo fosse giunto al capolinea.

Quale è il profilo dell’elettore che momentaneamente opta per l’astensione?

Per lo più quella fascia di elettorato fragile che appartiene ai ceti medio-bassi. Ossia l’elettorato generalmente più distaccato dalla politica, preoccupato per l’inflazione, per il caro bollette e per il rischio di perdere il lavoro. In qualche modo per loro l’astensione rappresenta un voto di protesta. Poi, ci sono i giovani.

Quali giovani?

Sia i Millenials, sia coloro che appartengono alla “generazione z”. In linea di massima i ragazzi trovano poco interesse nella partecipazione alla politica. Sono in gran parte pressoché estranei. A questa fetta consistente di astensione, si aggiunge anche quella degli elettori delusi dai vari partiti. Ma, probabilmente, su questi ultimi, c’è ancora margine per far cambiare loro idea nell’imminenza della scadenza elettorale.

Quale potrebbe essere la ricetta dei partiti per riaccendere l’entusiasmo degli elettori e portarli alle urne?

In linea di massima va tenuto presente un aspetto: l’elettore difficilmente vota per il “passato”. Si proietta invece verso il futuro, è interessato ai partiti e ai leader in grado di dare un’idea di come vogliono l’Italia del futuro. Ed è per questo che secondo me, ad esempio, “l’agenda Draghi” non ha alcun tipo di appeal: rappresenta il passato.

La brevità di questa campagna elettorale inciderà sull’esito finale?

Mi sentirei di escluderlo. Ci sono precedenti di campagne elettorali brevi, non ultima quella delle regionali del 2020. Questo momento rappresenta semplicemente l’accelerazione di una campagna elettorale permanente che caratterizza l’azione politica dei partiti italiani. La brevitas, al massimo, può contribuire a smorzare la tensione elettorale. Anche se credo che a settembre il termometro (elettorale) inizierà a scottare.

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