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Il governo trovi 60 miliardi per salvare le imprese (e il Paese). Parla Vincenzo Boccia

Conversazione con l’ex numero uno di Confindustria, oggi presidente della Luiss. Il Paese va verso la paralisi e con esso l’Europa intera, servono subito interventi di lunga gittata per azzerare le tasse sull’energia, raffreddare le bollette e salvare 500 miliardi di export. Diversamente, sarà la fine. I partiti facciano l’interesse dell’Italia e degli italiani prima di pensare al voto

Tempo scaduto, o quasi. Mentre le imprese boccheggiano e si attaccano all’ultima bombola di ossigeno prima di esalare l’ultimo respiro, il governo di Mario Draghi a meno di un mese dalle elezioni politiche prova a disinnescare la bomba, prima che salti tutto per aria, prima che gli italiani debbano scegliere se pagare una bolletta, luce o gas fa poca differenza, o mettere un piatto a tavola, possibilmente pieno. Servono non meno di 15 miliardi, che Draghi non vuole reperire a mezzo deficit. Ma per le aziende ne servono molti di più, almeno il triplo.

Vincenzo Boccia, imprenditore salernitano a capo della storica azienda di famiglia della grafica fondata nel 1961, presidente della Luiss, ha guidato la Confindustria dal 2016 al 2020, prendendo il testimone da Giorgio Squinzi. Anni di rilancio, di crescita, seppur sempre e troppo anemica, prima che la pandemia prima e la guerra ipotecassero il capitale accumulato dall’Italia. E chi fa impresa da decenni sa bene come si vive in prima linea, quando non si sa se tenere o meno le macchine accese.

EVITARE IL DISASTRO, ADESSO

Boccia prende subito la questione di petto, quasi brutale. “La situazione è ormai gravissima. Con gli aumenti di agosto arriveremo nel giro di pochi mesi alla paralisi del sistema economico italiano ed europeo per tutto quello che ne conseguirà su Pil, mancata crescita, disoccupazione ed export . Occorre affrontare la crisi immediatamente, in questo presente e nella sua dimensione monstre. Stiamo parlando a mio avviso di 60 miliardi di euro”. Il punto di vista degli industriali è fin troppo chiaro, serve maggiore potenza di fuoco perché il prezzo del disastro sarà sempre maggiore di quello dello sforzo per evitarlo.

L’ENERGIA AL CENTRO DELLA POLITICA

Il governo è in questo senso al lavoro, anche se non è chiaro dove e come prendere i soldi. Ma per gli industriali la sostanza cambia poco. “La questione energetica è la priorità e la precondizione per affrontare tutti gli altri problemi del Paese. Se non risolviamo oggi il primo e unico punto per la sopravvivenza del sistema economico italiano tutte le altre proposte saranno irrealizzabili e non servono. Per affrontare la crisi energetica nella sua dimensione temporale e quantitativa occorre difendere la lucidità del capire. La questione energetica è una questione fiscale, indispensabile per ridurre il costo dell’energia in rapporto alla Spagna e alla Turchia e, per i mercati globali, a Cina e Stati Uniti”, spiega Boccia.

60 MILIARDI PER SALVARE IL PAESE

Ma allora che cosa fare nel concreto? L’ex numero uno di Confindustria ha le idee chiare. “Per vincere la guerra economica con la Russia occorre intervenire immediatamente azzerando tutte le tasse sull’energia. Occorre una moratoria di un anno per permettere a governo e imprese di lavorare per l’indipendenza energetica sia in chiave di risorse che in chiave economica. Un’energia al costo attuale, ripeto, significa la paralisi del sistema. Occorre parlare chiaro: siamo in una economia di guerra e per salvare il Paese occorrono almeno 60 miliardi diretti a ridurre la bolletta energetica oltre che a salvaguardare gli oltre 500 miliardi di export e la totalità del Pil del Paese e dell’Europa”.

D’altronde, quando c’è di mezzo il destino di una Nazione, chi governa o ambisce a farlo, non può girare la testa dall’altra parte. Non poteva non mancare, quindi, un messaggio alla classe dirigente, di quelli che non ammettono repliche ma solo azioni. “La bufera è già arrivata. Ora occorre avere la capacità di trovare una soluzione immediata. I partiti possono dimostrare l’importanza delle scelte, della politica, della capacità di rappresentarci come italiani e, prima ancora, di salvare il Paese dalla più grande crisi economica e sociale che è già in atto per la questione energetica”.



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