Calenda è certamente una delusione per molta di questa borghesia, se ancora possiamo chiamarla così. Ma questa Madama Borghesia, diciamo la verità, fa abbastanza schifo. Il corsivo di Roberto Arditti
Per carità, lungi da me andare a caccia di giustificazioni di comodo. Però la decisione di Carlo Calenda di legarsi al Pd (più tutto il resto) in un accordo politico-elettorale non è solo figlia del calcolo di opportunità del fondatore di Azione e dei suoi compagni di avventura di +Europa.
Essa è figlia di una debolezza che viene da lontano e che continua a manifestarsi con puntuale precisione ad ogni passaggio decisivo della nostra vita politica ed istituzionale. È la debolezza della nostra borghesia, spesso pavida, egoista e molto calcolatrice.
Certo, la globalizzazione ha dato mazzate a questa tribù, quasi sempre figlia di un mondo di commercio e piccola industria che ha molto sofferto negli ultimi decenni. Però questa nostra borghesia, al nord come al sud, si è specializzata da tempo nelle scelte non-riformiste, nella passione per i contestatori da un tanto al chilo, nell’abbraccio affettuoso ai rivoluzionari del giorno prima.
Lo ha fatto accompagnando con ghigno feroce la morte della Prima Repubblica, seppellita anche dai suoi errori di presunzione me non per questo così indegna come è stata dipinta e vissuta (e qui le colpe delle sinistre, che sono sempre più di una, sono ciclopiche).
Lo ha fatto aiutando poco e male l’evoluzione di una destra che ha visto il Cavaliere geniale protagonista mai liberale sino in fondo, che ha visto la Lega arroccarsi su battaglie identitarie (immigrazione in primis) certo non prive di fondamento ma che hanno progressivamente svuotato un progetto di autonomie che ormai è poco più che una bandierina da campagna elettorale, che ha visto una destra post-missina ancora oggi ancorata ad un gruppo dirigente più chiuso che aperto.
Lo ha fatto votando a milionate di schede per Beppe Grillo e la sua stravagante brigata, salvo pentirsene nel giro di pochi mesi (così come rapidamente si è pentita del voto dato a Renzi nel 2014 e di quello consegnato a Salvini nel 2019).
Questa borghesia è quella che ha dato una sostegno largo e sincero a Draghi, sperticandosi in appelli accorati (sindaci, categorie di ogni tipo, associazioni varie) nel momento della difficoltà, salvo fare “spallucce” non appena il vento è girato dall’altra parte, lasciando vincere a mani basse la mano di poker di metà luglio a Conte, Berlusconi e Salvini: tutti in difficoltà a casa loro ma abbastanza forti per battere uno schieramento che si è arreso non appena si è capito che c’era bisogno di alzare le mani.
Allora Calenda è certamente un delusione per molta di questa borghesia (se ancora possiamo chiamarla così, perché quella vera ha scritto la storia con coraggio da leoni). Ma questa Madama Borghesia, diciamo la verità, fa abbastanza schifo, nella sua ignavia perdurante.