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Il bunker della sinistra si apre anche con una bicamerale. La tattica di Senaldi

Senaldi, libero

Secondo il condirettore di Libero il centrodestra dovrebbe riscrivere le regole assieme al centrosinistra, ad esempio sulla legge elettorale. “Questa volta, dovesse vincere, dovrebbe avere la forza e la maturità di creare un clima di base, cioè di smussare le polemiche con la sinistra”

Visto che l’attuale legge elettorale è pessima, dice a Formiche.net il condirettore di Libero, Pietro Senaldi, il centrodestra potrebbe inventarsi una bicamerale per aprire il bunker della sinistra e disinnescare così certi attacchi.

Il campo largo-larghissimo ha questo slogan: “Tutti uniti contro le destre”. Le destre, invece, che tipo di messaggio dovrebbero dare in questa fase?

Le destre devono dare il messaggio che è ora di cambiare musica, perché insomma la sinistra l’abbiamo vista, ci ha portato fin qui. Mi sembra sia il caso di voltare pagina. Da quando c’è Berlusconi, da trent’anni, il loro unico slogan è tutti insieme contro le destre. Però adesso, forse, anche la destra deve dare un messaggio di novità e dire: finalmente ora arriviamo noi, visto che la sinistra ha fatto solo guai.

Rispetto all’alleanza passata del Pdl, per esempio, questo centrodestra quali errori non deve reiterare e soprattutto quali passi innovativi deve mettere in campo?

Casomai dovesse arrivare al potere, non deve ripetere l’errore di dividersi: piuttosto deve cominciare a fare le cose. Questo deve fare. Noi sappiamo che Berlusconi quando arrivò al potere aveva dei problemi con la giustizia e le aziende: ciò l’ha un po’ fiaccato. Invece questa volta il centrodestra, dovesse vincere, dovrebbe avere la forza e la maturità di creare un clima di base, cioè di smussare le polemiche con la sinistra. Magari coinvolgerla.

Ovvero?

Abbiamo visto tutti che questa legge elettorale è pessima. Ecco, magari fare una bicamerale, tirar dentro la sinistra per riscrivere le regole assieme. Questo dovrebbe fare. Non dovrebbe chiudersi nel bunker del potere, come di solito fa la sinistra.

L’ipotesi fatta circolare su nomi, anche esterni ai partiti, per un possibile governo Meloni può essere una mossa utile?

Certo che saranno ministri d’area e poi è opportuno che lei faccia un governo il più inattaccabile possibile. Però deve essere anche un governo di parte. Io li voglio vedere all’opera. Non è che voglio vedere Draghi presidente del Consiglio, o di nuovo Franco all’Economia, o Cartabia alla giustizia. Non che abbia nulla contro di loro, ma se si vota destra poi voglio vedere qualcuno di destra al governo.

Il fatto che siano circolati nomi esterni di altissimo profilo significa che l’attuale classe dirigente non è pronta per ricoprire certi ruoli? Oppure c’è l’idea comunque di allargare rispetto all’esperienza partitica?

Anzitutto dare un messaggio all’esterno: questi nomi servono a rassicurare l’elettorato, secondo me, a non farti attaccare, come Panetta all’economia. Magari poi non ci saranno, ma intanto circolano con questo intento.

Come potrà la futura leader Giorgia Meloni riuscire a condensare le esigenze di tutti gli alleati, nel rispetto delle storie di ognuno e delle prospettive che oggi sono mutate rispetto a ieri?

Credo sia prematuro parlarne oggi, perché Meloni non ha ancora vinto: non si sa se vincerà e non si sa quali saranno le dimensioni della vittoria, visto che dipenderà da quanti voti prenderanno i vari Berlusconi e Salvini. Però posso dire che la vittoria è un grande collante.

La convincono proposte, per così dire, in controtendenza rispetto ai dati, come le pensioni a mille euro o la battaglia di Salvini sulla flat tax? Sono applicabili davvero?

Insomma, provvedimenti come l’aumento delle pensioni non è che divergano molto dal reddito di cittadinanza. Io francamente se devo fare degli interventi sociali preferisco farli per quegli anziani che non possono andare a lavorare, piuttosto che per quei giovani che invece possono. Inoltre la flat tax penso che possa servire più del bonus dote ai diciottenni. Tutto dipende da che tipo di Paese si ha in testa alla voce economia, sussistenza: per me più soldi girano, più soldi la gente ha in tasca.

Dalla campagna elettorale sono scomparsi temi fondamentali come le trivelle o la transizione ecologica: perché tutti i partiti hanno paura di dire la verità agli italiani o perché non hanno un’idea chiara sul da fare?

Sono scomparsi perché c’è la crisi e si parlerà solo di soldi. Ma osservo che è scomparsa anche la giustizia. Questa campagna elettorale sarà focalizzata su “destra contro sinistra”. E la scelta di Calenda, che è una scelta di campo, lo ha dimostrato.

@FDepalo

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