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Il centrodestra e la coerenza del programma nazionale. La lettura di Ippolito

Mai vi è stata prima di oggi in Italia una compattezza così forte nel centrodestra. E questa solida identità liberale e conservatrice è importante per tutti, perché conferisce bipolarità all’intero sistema. Il commento di Benedetto Ippolito

Soltanto ieri si è concluso l’accordo tra il Pd, Azione e +Europa, un’alleanza che completa quasi definitivamente il quadro delle proposte politiche dei partiti per le elezioni del 25 settembre.

A questo punto la mappatura nazionale degli schieramenti appare quasi completamente ultimata.

Il punto generale più rilevante, a ben considerare, è la valenza di un asse bipolare destra-sinistra, nel quale sono dominanti il Pd di Enrico Letta, da un lato, e FdI di Giorgia Meloni, dall’altro.

Come abbiamo avuto modo di dire in articoli precedenti, a determinare questa situazione positiva e chiara di competizione è l’alleanza di centrodestra, con la centralità assunta al suo interno dalla destra, che conferisce ordine alla sua coalizione e conseguentemente a tutto il sistema.

L’aspetto decisivo, in tal senso, è la capacità che i tre movimenti alternativi al centrosinistra hanno manifestato non soltanto nel definire un programma unico, ma nell’offrirlo come asse ideale coerente e concreto della propria azione politica.

Alcuni, tuttavia, opinatamente e discutibilmente hanno rilevato l’incoerenza e la convenienza tattica di legare tra loro in un unicum l’istanza cattolica liberale di Silvio Berlusconi, quella decentratrice a federalista di Matteo Salvini e l’afflato nazionalista di Meloni. In realtà, se si conosce anche solo minimamente la filosofia politica, si può facilmente constatare che queste tre identità non sono altro che un solo grande modello liberal-conservatore, perfettamente integrato nelle sue parti e pienamente collaudato nella teoria dalla storia.

Proviamo a spiegare come e perché.

In primo luogo, la coerenza del centrodestra come schema politico risiede nella sua demarcazione rispetto a tutto ciò che, sia pure in modo eterogeneo, rientra nel campo del centrosinistra. Laddove i progressisti pensano libertà, democrazia ed Europa come qualcosa che deve essere acquisito politicamente dall’esterno, una serie di obiettivi che accrescano e sviluppino la realtà attuale della nostra società; per il centrodestra invece questi tratti essenziali, con i loro valori e le relative idealità politica che ne conseguono, appartengono già al nostro essere, sono già dei costitutivi della mostra forma politica, sono già contenuti nell’orizzonte interno che scolpisce e afferma la nostra identità sociale.

Nel centrodestra parlare di libertà, di democrazia e di Europa è fare un discorso su ciò che siamo come popolo e non progettare ciò che dobbiamo diventare grazie ad altro: dunque, è asserire in modo dinamico un’identità che si struttura come sostanza stessa del nostro essere Italia. Non dobbiamo, infatti, sforzarci di essere liberi, democratici ed europei perché lo siamo già come soggetto comunitario intrinsecamente tale e come coscienza collettiva il cui afflato caratteristico ed originario si esprime proprio così nel nostro stare al mondo come italiani.

Compresa, dunque, questa demarcazione tra una opposta declinazione dei medesimi valori nazionali e costituzionali della Repubblica, è possibile vedere con maggiore lucidità la coerenza sistematica dei tre obiettivi specifici che in modo caratteristico contraddistinguono il centrodestra.

In primo luogo vi sono i valori essenzialmente liberali, espressi dal berlusconismo e in genere dalla componente centrista. La politica conservatrice è una politica liberale, sebbene non ogni politica liberale sia conservatrice. Con ciò si deve intendere la centralità permanente e cristiana della persona umana come soggetto singolo, naturalmente anteriore e portatore di società. Dalla centralità della singola persona deriva l’importanza dei diritti soggettivi, la valorizzazione del lavoro in tutte le sue forme varie e concrete, il portato essenziale e interclassista della produttività, della proprietà e del lavoro, il sostegno forte all’iniziativa privata che è tale anche nel pubblico, la solidarietà concreta, la defiscalizzazione a livello delle famiglie e delle piccole imprese. Si potrebbe andare avanti in questa direzione, ma il senso è già sufficientemente chiarito. Pio XI lo riassumeva affermando che “lo Stato deve esistere sempre per la persona e non la persona vivere per lo Stato”.

In secondo luogo vi sono i valori comunitari, i quali non riguardano soltanto la sfera familiare, che è tutt’uno con i diritti e i doveri della persona, ma si riferiscono all’orizzonte locale della vita territoriale. È questo un tratto caratteristico dell’Italia, che deriva la sua storia dalla stagione comunale, e che si declina come ideale portante e strutturale della Lega. Una politica realista e concreta non può non fare sue le istanze essenziali delle autonomie locali, espresse dai governatorati regionali, le quali costituiscono una tappa cruciale nel progetto di rinascita effettiva dell’Italia. Il federalismo, d’altronde, è sempre stato un cardine della politica conservatrice, permettendo l’avvicinamento delle istituzioni alle esigenze proprie ed effettive dell’esistenza personale, familiare ed economica dei cittadini.

In terzo luogo vi è la politica nazionale, di cui FdI è anima e corpo. Il nostro Stato è per sua stessa matrice repubblicana Stato nazionale. Una valida definizione conservatrice e liberale del bene comune richiede che l’intero, il tutto nazionale, sia salvaguardato non contro le sue parti ma sulla base dell’effettivo rafforzamento e completamento delle sue parti, cominciando dalla dimensione personale, familiare e locale prima tratteggiata. In un contesto internazionale complesso, dove imperversano guerre e pericoli, è fondamentale avere una politica estera forte, nazionale, europea ed occidentale: di questo interesse nazionale la destra ha tutte le credenziali teoriche e storiche per esserne il motivo ispiratore ed il garante assoluto.

Ecco perché non soltanto andare verso una riforma di tipo presidenziale, ad invarianza limitata dei poteri del Quirinale, costituisce un obiettivo primario e irriducibile del centrodestra, ma esso ha senso unicamente nel quadro nazionale dell’attuale assetto parlamentare e in parallela continuità con un decentramento locale, basto su solide autonomie, che ne bilanci la plusvalenza, a livello di democrazia reale e non solo di rappresentazione effettiva della democrazia stessa, per il bene e la libertà delle singole persone e famiglie.

Finalmente quest’anno ai cittadini italiani sarà data la possibilità di poter scegliere in antitesi netta al modello progressista di centrosinistra un progetto politico autenticamente liberal-conservatore: un piano operativo coerente e integrale proprio perché fondato su questi tre partiti, nell’unione dei quali gli stessi valori che il centrosinistra concepisce come estensione estrinseca della nostra società siano concepiti come fondamento intrinseco del nostro Stato democratico.

Un centrodestra, insomma, liberale, democratico europeista ed occidentale, nel quale gli ideali repubblicani comuni a tutti gli schieramenti siano letti ed interpretati come fondamento intrinseco della nostra soggettività personale, familiare, locale e nazionale da conservare e liberare.

Mai vi è stata prima di oggi in Italia una compattezza così forte nel centrodestra. E questa solida identità liberale e conservatrice è importante per tutti, perché conferisce bipolarità all’intero sistema, aiutando le antagoniste forze progressiste di centrosinistra ad essere ciò che sono, restando necessariamente coerenti con se stesse senza trasformismi ed infingimenti.

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