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Chi era al-Zawahiri e cosa c’è dietro il successo del blitz americano

Sono molti e non tutti immediatamente percepibili gli effetti strategici e politici del successo del blitz dell’intelligence americana che è riuscita ad eliminare il secondo autore dopo Bin Laden dell’attentato dell’11 settembre 2001 a New York. L’analisi di Gianfranco D’Anna

A Kabul sarà difficile seppellire Ayman al-Zawahiri e anche fargli un semplice funerale. Il missile lanciato da un drone dell’intelligence americana lo ha centrato in pieno e letteralmente disintegrato. Il fu Zawahiri era affacciato al balcone della villa messagli a disposizione dal governo talebano nella zona residenziale della capitale Afghana. Occhiali e barba bianca, una laurea da chirurgo, “da macellaio” precisano alla Casa Bianca, i media lo indicavano da oltre 20 anni come il vice di Osama bin Laden, ma in realtà sono stati il ​​cervello e le mani insanguinate del 71enne egiziano emiro reggente di Al Qaeda guidare operativamente il movimento terroristico diventato sinistramente famoso in tutto il mondo per l’attacco alle Torri gemelle di New York dell’11 settembre 2001. Bin Laden era la guida carismatica, e soprattutto il finanziatore saudita, al-Zawahiri era la mente e lo stratega del network del terrore che ha resuscitato il mostro dormiente del fondamentalismo islamico.

Braccato da anni dai satelliti e dai droni dei servizi segreti e delle forze armate degli Stati Uniti, secondo alcune ipotesi l’ultimo capo di Al Qaeda ormai troppo ingombrante perfino per i talebani e non più in grado di fronteggiare la feroce concorrenza terroristica dell’Isis, potrebbe essere stato “consegnato” agli americani in maniera da chiudere indirettamente la storica “pratica” dei seguaci di Bin Laden. Così Washington può affermare che anche il secondo organizzatore della strage delle Twin Towers, dopo Osama Bin Laden, è stato punito e giustizia è stata fatta. Ed i talebani potranno far finta di protestare e continuare a inveire contro i nemici americani. Certo é infatti che nel quartiere di Shirpur, nel centro di Kabul, l’area dove sorge la villa abitata da al-Zawahiri fa parte di un vasto comprensorio residenziale di proprietà del ministero della Difesa afghano, ed é riservato esclusivamente agli alti funzionari del regime. Il drone killer guidato da remoto da oltre i confini dell’Afghanistan ha compiuto un’operazione chirurgica e disintegrato il successore di Bin Laden sorpreso in un attimo di solitario relax sulla veranda balcone, senza provocare feriti fra i familiari che si trovavano nelle stanze interne.

Oltre a rendere giustizia alle migliaia di vittime dell’attentato dell’11 settembre, il successo del blitz americano evidenzia due aspetti: uno geopolitico e l’altro strategico, ma destinato a rimanere ancora segreto. Il primo aspetto conferma che il presidente Joe Biden non aveva torto quando, dopo aver constatato la corruzione e l’incapacità degli afghani a difendere se stessi, per evitare l’inutile stillicidio di vittime americane, ha deciso di abbandonare Kabul ed istaurare precisi accordi con i talebani. The secret side, il lato segreto, riguarda invece l’esponenziale sviluppo integrato della tecnologia militare degli Stati Uniti, che come dimostrano in parallelo gli effetti strategici della crescente capacità difensiva ed ora anche offensiva dell’Ucraina nel fronteggiare la feroce invasione della Russia di Putin, non solo è in grado di intervenire in ogni angolo del pianeta ma, soprattutto riesce a centrare obiettivi individuali senza provocare danni collaterali. “La vera vittoria è la vittoria sull’aggressore, una vittoria che rispetti l’umanità del nemico rendendo così inutile un ulteriore conflitto”, sostiene non a caso Sun Tzu considerato, assieme a von Clausewitz, il massimo teorico della strategia militare.


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