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Costa più la demagogia che il gas. L’affondo di Bonanni

Le forze politiche impegnate nella contesa elettorale hanno voglia veramente di fare luce sulle cause di questo disastro? Sinora hanno parlato solo degli effetti, perché se dovessero entrare nel merito dell’accaduto nel passato remoto e prossimo, potrebbero venire a galla diffuse disinvolture della classe dirigente. Il commento di Raffaele Bonanni, già segretario generale della Cisl e responsabile Lavoro di Azione

Al punto in cui siamo arrivati della nostra storia, bisognerebbe porsi la domanda: quanto costano agli italiani populismo e demagogia? Ad esempio, tutti si affannano per apparire preoccupati della crisi energetica, delle privazioni che potremo subire con l’avanzare del prossimo autunno e dei costi iperbolici senza controllo delle bollette, ma del perché tutto ciò è accaduto non è dato saperlo.

Le forze politiche impegnate nella contesa elettorale hanno voglia veramente di fare luce sulle cause di questo disastro? Sinora hanno parlato solo degli effetti, perché se dovessero entrare nel merito dell’accaduto nel passato remoto e prossimo, potrebbero venire a galla diffuse disinvolture della classe dirigente, come tradimenti, ignoranza, cinismo, codardia, assenza di civismo e di senso dello Stato. Per valutare il disastro italiano, basterebbe solo considerare che un Paese industriale ed evoluto come il nostro, non si è mai dotato, per un motivo o per un’altro, di un vero “piano energetico nazionale”.

Il fatto che sconvolge nella sua essenzialità, è quello che nessuno dei fattori che singolarmente concorrono ad un assetto equilibrato di approvvigionamento, di sicurezza e di costi, è stato rispettato: è ben strano che si sono stati fatti solo errori. Si è espressa radicale avversione contro il nucleare buttando alle ortiche investimenti enormi già fatti, al contrario dei comportamenti dei i Paesi confinanti con l’Italia. Come forte è stata la contrarietà per i rigassificatori e termovalorizzatori, così per le estrazioni di gas e petroli nostrani, mentre si rimuovevano gli incentivi per le istallazioni fotovoltaiche. Persino gli impianti eolici sono stati presi di mira per non disturbare il migrare degli uccelli e per non deturpare il paesaggio.

Insomma in fin dei conti, a pensar male non si sbaglia se si calcola che il caos ha giovato solo agli idrocarburi provenienti dall’estero, giacché persino quelli italici erano avversati. A ben riflettere, essendo l’energia un bene strategico industriale che svantaggia ed avvantaggia i Paesi a seconda delle scelte che fanno, se ci fossero persone coscienti o in buona fede, dovrebbero sollevare tanti e tanti problemi essendo noi tutti di fronte a un disastro gravissimo. Ma a pensar sempre male non guasta, se di mezzo ci sono i russi che usano l’energia come uno strumento militare contro gli europei, impegnando tutta la loro ragnatela organizzata in Europa. E allora che si aspetta a squarciare qualche velo sinora mantenuto intatto?

Da come le situazioni si sono sviluppate è lecito pensare che ci sia stata una strategia ben mirata condotta da fornitori stranieri e distributori autoctoni a che lo status quo delle forniture di energia non cambiasse. D’altronde con i loro guadagni stratosferici hanno potuto ben influenzare la opinione pubblica attraverso “i loro” mezzi di informazione assai numerosi, appoggiati magari da singole personalità politiche italiche. D’altronde attori privati e potenze straniere conoscono bene quanto può essere fertile il terreno italiano, per condurre scorribande senza pagare dazio.

Dunque in questi giorni a chi nella campagna elettorale fa facile retorica sulle gravi prove che imprese e famiglie stanno affrontando a causa degli enormi rincari, bisognerà dirgli che non bastano altri palliativi come i bonus per calmierare gli effetti nefasti senza cambiare radicalmente rotta sull’energia e ritornando alla responsabilità ricostruendo la filiera necessaria per comprare energia attraverso condotti ed attraverso la rigassificazione da Paesi amici; almeno fin quando non si raggiungerà l’autosufficienza nazionale ed europea con il nucleare, fotovoltaico, eolico, geotermico, termovalorizzatori.

E infine i super guadagni delle aziende distributrici dovranno essere adeguatamente tagliati. Dunque, più che i soliti bonus occorrerà restituire agli utenti i super guadagni ottenuti da privati e restituire accise e tasse che lo stato incamera automaticamente dai rialzi. E poi vanno separati immediatamente i prezzi della energia elettrica dal gas, sapendo che l’elettricità la facciamo non solo con il gas, ma quasi per la metà del fabbisogno con l’idroelettrico, il fotovoltaico, l’eolico, ed il carbone.

Tutti sappiamo che ormai c’è una differenza di costo abissale tra il gas e queste altre fonti. E se è così si rimedi subito cambiando i prezzi.

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