Pensare un’Italia forte, compatta, avanzata, interclassista, consapevole, alla luce della tradizione e dei valori spirituali, della propria identità nazionale è la vera forza del conservatorismo democratico di oggi. E la leader di Fratelli d’Italia ha il merito di essere il solido pilota di questo traghettamento. Il commento di Benedetto Ippolito
La campagna elettorale, si sa, è sempre molto dura, soprattutto in Italia. La competizione in vista del giudizio elettorale del 25 settembre si sta rivelando particolarmente esacerbata dalla netta contrapposizione tra i due azionisti forti, PD e FdI, divisi ideologicamente da sempre.
È importante, ciò nondimeno, che la comprensibile strategia di denigrazione reciproca non superi la soglia della decenza, restando all’interno di un minimo di rispetto umano e civile. Ne va dell’immagine democratica del Paese.
Il portare sul piano personale la disputa tra i leader può causare, oltretutto, un’alterazione della necessaria chiarezza programmatica.
In specie, la tattica di Enrico Letta, e in genere della sinistra, è volta a mostrare che Giorgia Meloni è inaffidabile, opaca, sostanzialmente non democratica e fascista.
Si tratta, in realtà, di un grave errore politico, di un’affermazione antistorica e scioccamente strumentale, semplicemente perché cala questo giudizio sul 25% circa dell’elettorato italiano.
Personalmente, sono assolutamente convinto del contrario. Ed è proprio questo giudizio che spiega la ragione del consenso che Meloni gode oggi nell’opinione pubblica anche non esclusivamente della sua parte politica.
Ciò accade per tre ragioni di fondo.
In primo luogo, la grande novità di FdI, dopo la fine della parabola di An, è di essere un movimento politico assolutamente democratico, solidamente ancorato alla politica estera occidentale, euro-atlantica, e ben inserito nel contesto internazionale del conservatorismo.
Questo significa che l’opposizione destra/sinistra non è tra democrazia e antidemocrazia ma tra due diverse idee della democrazia stessa. Dunque, è inutile evocare fantasmi che non esistono e a cui non crede più nessuno.
In secondo luogo, il fatto che Meloni utilizzi il suo multilinguismo, facendo messaggi in inglese, francese e spagnolo, è già di per sé indice di una svolta internazionale molto avanzata, che difficilmente la rende paragonabile a recrudescenti forme sclerotiche di chiusure autarchiche e nazionaliste.
Tra l’altro, denigrare un avversario è accoppare la credibilità di tutto il Paese, fatto questo veramente poco lungimirante.
In terzo luogo, se si esce dalla retorica e si guarda ai programmi, tra le tesi di FdI e quelle di FI e Lega sostanzialmente non sussiste una soluzione di continuità, ma, anzi, una fin troppo marcata convergenza liberale: defiscalizzazione, sicurezza, partite Iva, produttività sociale, eccetera.
L’importanza storica di Meloni quindi è non soltanto di essere il primo leader di partito al femminile, proveniente proprio dalle fila dei conservatori, ma di proporre di fatto la più importante modernizzazione nella destra italiana degli ultimi trent’anni. Al confronto, la nascita di Alleanza Nazionale nel 1995 e quella del Partito Democratico nel 2006 è stata solo una blanda ombra.
L’Italia può vantare attualmente nel suo complesso uno scacchiere di proposte chiare, con due visioni antagoniste, alle quali sarebbe il caso di non muovere rilievi di legittimità.
La sinistra deve accettare, in fin dei conti, che esiste una destra culturale forte e democratica in Italia e deve accogliere che non può valere più, posto che sia mai realmente valso, alcun tipo di superiorità morale dei progressisti sui conservatori, e che è perfettamente legittimo per gli italiani poter scegliere un solido, compatto governo di centrodestra senza paure e remore di sorta per la tenuta delle istituzioni.
Pensare un’Italia forte, compatta, avanzata, interclassista, consapevole, alla luce della tradizione e dei valori spirituali, della propria identità nazionale da promuovere e affermare in Europa e nel mondo è la vera forza del conservatorismo democratico di oggi. E Giorgia Meloni ha il merito di essere il solido pilota di questo traghettamento finale della destra nella modernizzazione del sistema politico nazionale e internazionale.