Skip to main content

L’Iraq sull’orlo della guerra civile

La crisi iniziata con le elezioni dell’ottobre 2021 è sfociata ora in scontri tra le forze di sicurezza irachene e i sostenitori dell’imam Moqtada al Sadr. Il commento degli analisti iracheni

In Iraq le forze dell’imam Moqtada al Sadr e quella dell’alleanza sostenuta dall’Iran si contendono il controllo del governo. La crisi iniziata con le elezioni dell’ottobre 2021, che ha visto una vittoria del partito sadrista, sono sfociate ora in scontri tra le forze di sicurezza irachene e i sostenitori dell’imam che da anni si batte contro la corruzione nel Paese. Ancora una volta uno dei paesi dell’area mediorientale che subisce l’influenza iraniana paga il prezzo delle ingerenze di Teheran.

Per la cronaca è di almeno 27 morti e oltre 300 feriti il bilancio parziale degli scontri tra le forze di sicurezza irachene e i sostenitori del leader politico e religioso sciita, al Sadr, iniziati ieri nella capitale dell’Iraq, Baghdad, e che si sono estesi anche ad altre zone del Paese tra cui Nassiriya, Bassora, e Kirkuk. Secondo i media arabi gran parte delle vittime sarebbero sostenitori di Al Sadr. Dopo l’occupazione di alcuni edifici governativi nella Zona verde di Baghdad, i sostenitori del leader del Movimento sadrista – che ieri con un colpo di senza ha annunciato il suo ritiro dalla politica dopo mesi di richieste di elezioni anticipate – hanno iniziato a scontrarsi sia con le forze di sicurezza irachene che con i gruppi sciiti rivali filo-iraniani anche con l’impiego di razzi e armi pesanti.

A nulla sembrano servire gli appelli alla calma e alla ricerca di un accordo lanciati dal presidente, Burhan Saleh, e dal premier Mustafa al Kazemi. Quest’ultimo ha chiesto direttamente ad al Sadr e al capo della Coalizione sciita filo iraniana, Al Fath al Hadi al Ameri, di fermare le violenze e di assumersi le proprie responsabilità. Gli scontri sono cessati solo dopo la conferenza stampa tenuta da al Sadr a Najaf durante la quale ha ordinato ai suoi seguaci di ritirarsi dai dintorni del parlamento entro 60 minuti. Nel suo breve discorso l’imam è stato perentorio ma anche netto nel condannare le violenze, ricordando la natura pacifica delle manifestazioni di protesta che lui stesso aveva promosso dopo le ultime elezioni. Anche a detta dell’imam al Sadr la situazione era degenerata a causa della presenza di milizie armate che circolano liberamente nel paese. La posizione assunta dall’imam di Najaf è stata apprezzata dal governo ed elogiata in una nota dal premier al Kazimi.  Gli scontri di oggi, oltre a coinvolgere i civili iracheni, hanno mostrato anche l’assuefazione dei giovani agli scontri e alle violenze armate di strada. Sui social infatti sono state diffuse le immagini dei tanti bambini che riprendevano con i loro telefonini e che assistevano ai conflitti armati, molto spesso posizionandosi accanto ai miliziani.

Secondo l’analista iracheno, Ammar Al Samer, “questi scontri sono il frutto di una crisi iniziata con le ultime elezioni che hanno visto la vittoria della corrente sadrista come partito di maggioranza relativa. Se Sadr voleva un governo politico ma era nell’impossibilità di trovare una maggioranza in parlamento, la Coalizione sciita filo iraniana invece voleva un governo di accordo nazionale. Il mancato accordo tra le parti e la repressione delle manifestazioni dei sadristi davanti al parlamento, da parte delle forze di sicurezza controllate dalle forze della Coalizione, hanno portato agli scontri di oggi”. L’analista iracheno ha spiegato a Formiche.net che “l’unica via di uscita ora per evitare la guerra civile è quella di indire nuove elezioni e cambiare la legge elettorale”.

Secondo invece Faqar Fadel, giornalista di una emittente privata irachena, “gli eventi che sta attraversando l’Iraq sono molto difficili e sono legati al conflitto in corso tra due forze locali che hanno influenza, armi e supporto esterno”. Parlando a Formiche.net Fadel ha spiegato che “la pericolosa escalation dei sostenitori del movimento sadrista nella Zona Verde con le armi e l’incendio delle sedi di partiti e del governo annuncia una fase che potrebbe essere più infiammata di prima.  L’attuale battaglia tra le forze sciite – in buona parte sostenute dall’Iran – potrebbe portare la sicurezza nazionale irachena nel baratro e a una guerra di strada e lasciare alle spalle conseguenze spiacevoli. Gli scontri tra sciiti sono destinati a bruciare il Paese e sconvolgere la vita sociale, politica ed economica”.

Per l’analista politico di Baghdad, Ala’ al Yasari, “ciò che sta accadendo ora in Iraq è una lotta per la sopravvivenza, una lotta per il potere. Le scene sanguinose che vediamo oggi sono il frutto di un accumulo di ciò che hanno fatto i partiti tradizionali che hanno governato l’Iraq dal 2003 ad oggi  Hanno istituito gruppi armati che non sono soggetti alle direttive e alle istruzioni della direzione centrale del governo. La presenza di armi senza licenza era finalizzata ad imporre il dominio di alcuni gruppi che le avrebbero usate in caso di guerra civile. Guerra civile che doveva avvenire alla luce dei conflitti partigiani e della ricerca del potere e delle conquiste personali da parte di questi leader politici”. L’analista iracheno ha aggiunto che “la scena di oggi è diversa da quella di ieri.  Ieri ci sono state manifestazioni che lo Stato doveva proteggere, oggi invece vediamo una guerra di strada che ha ucciso molte persone innocenti. Chiediamo alle Nazioni Unite di intervenire per prevenire ulteriori spargimenti di sangue”.

Gran parte dei combattimenti ora si stanno concentrando intorno al parlamento che si trova nella Zona Verde di Baghdad, un’area che ospita edifici governativi e ambasciate straniere. Il personale dell’ambasciata olandese è stato costretto a trasferirsi nella missione tedesca a causa degli scontri, mentre l’ambasciata del Canada ha chiesto ai suoi cittadini di lasciare l’Iraq. Funzionari della sicurezza hanno affermato che parte della violenza è avvenuta tra le Brigate della pace, una milizia fedele a Sadr, e membri dell’esercito iracheno, ma anche esponenti delle Unità della mobilitazione popolare sciita (Pmu), le milizie sciite sostenute dall’Iran.

A livello internazionale, l’Iran ha annunciato la chiusura del confine con l’Iraq, mentre il Kuwait ha esortato tutti i suoi cittadini a lasciare immediatamente il Paese.

L’Italia esprime, in una nota della Farnesina, forte preoccupazione per i disordini in corso nella capitale irachena, che hanno anche causato vittime e feriti, e rivolge un appello alla moderazione a tutte le parti interessate affinché si ponga fine senza ritardo ad una pericolosa escalation. “Il diritto di manifestare liberamente il proprio dissenso non può tradursi in violenza e scontri. È necessario che tutte le istituzioni rappresentative possano funzionare regolarmente nel rispetto della Costituzione e della legge irachena e nell’interesse di tutta la popolazione”, afferma la nota della Farnesina. “L’Italia auspica la ripresa di un dialogo costruttivo fra tutte le forze politiche irachene perché si ponga termine ad una fase di incertezza e si apra la strada ad un governo ampiamente sostenuto e riconosciuto che offra al Paese sicurezza, stabilità e prosperità”, conclude la nota.

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che sta seguendo con attenzione la situazione a Bagdad a seguito delle tensioni in corso, ha raggiunto telefonicamente nella giornata di ieri il generale Giovanni Maria Iannucci, Comandante della Nato Mission Iraq, di cui l’Italia detiene il Comando. Lo riferisce una nota del ministero della Difesa. Il ministro, che si trova a Praga per la riunione informale dei ministri della Difesa dell’Unione europea, è stato costantemente aggiornato sugli ultimi sviluppi della situazione sul campo, ricevendo assicurazione che non ci sono rischi diretti per il personale del contingente italiano e di Nmi. “Ai nostri militari” ha ribadito Guerini “la riconoscenza del governo e di tutti gli italiani per il delicato lavoro che svolgono per la stabilità della regione”.

Forti preoccupazioni sono state espresse anche dal ministero degli Esteri francese, mentre gli Stati Uniti definiscono “inquietanti” le informazioni di disordini in corso in Iraq, seguiti all’annuncio del leader politico e religioso sciita Muqtada al Sadr di ritirarsi definitivamente dalla politica, e invitato alla “calma” e al “dialogo” i manifestanti che hanno preso d’assalto la zona verde della capitale Baghdad, una cittadella fortificata sede di istituzioni e ambasciate. Lo ha detto il coordinatore per le comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, assicurando, nel corso di una conferenza stampa, che gli Usa al momento non vedono la necessità di evacuare la Zona verde. In precedenza la Casa Bianca aveva anche smentito le voci secondo cui il personale avesse abbandonato l’ambasciata Usa a Baghdad.


×

Iscriviti alla newsletter