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Se la Lega è meno transatlantica. Mappa geopolitica degli esclusi dalle liste

Elenchi in chiaroscuro. Salvini lascia fuori figure come l’ex presidente del Copasir Volpi, Ferrari, Iwobi, Lucidi e Picchi. Dentro, ma con sfide non tutte in discesa, Formentini, Arrigoni, Grimoldi e Zennaro. Confermata la sottosegretaria Pucciarelli. Da Bruxelles arriva Dreosto, impegnato sulle sfide delle autocrazie di Mosca e Pechino

È stata solo una vendetta contro la (non) corrente di Giancarlo Giorgetti oppure una volontà di colpire le voci moderate e filo atlantiche dentro la Lega? Difficile esserne certi, ma le scelte compiute da Matteo Salvini hanno destato più di qualche interrogativo. Andiamo con ordine.

Con il taglio dei parlamentari compilare le liste è un lavoro complicato per ogni capo di partito. Se a questo si aggiunge un calo dei consensi la situazione diventa ancora più intricata. È quanto accaduto alla Lega.

Negli elenchi ci sono il campione di pallavolo Luigi Mastrangelo, Antonio Fellone, segretario generale aggiunto del sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, l’intellettuale Giuseppe Valditara, i big confermati come Giulia Bongiorno e la squadra “economica” con i no-euro Alberto Bagnai e Claudio Borghi. Presenti volti storici come Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Tra i candidati nel proporzionale in tutta Italia ma in corsa anche negli uninominali ci sono anche i membri del governo Draghi: i ministri Giorgetti (Sviluppo economico) Massimo Garavaglia (Turismo) ed Erika Stefani (Disabilità); il viceministro Alessandro Morelli (Infrastrutture); i sottosegretari Nicola Molteni (Interno) Federico Freni (Economia), Stefania Pucciarelli, (Difesa) Gian Marco Centinaio (Politiche agricole, alimentari e forestali), Vannia Gava (Transizione ecologica) e Tiziana Nisini (Lavoro), Rossano Sasso (Istruzione) e Lucia Borgonzoni (Cultura)

Ma le liste del Carroccio contengono diverse novità per la parte che riguarda esteri e difesa, questioni che rappresentano un punto di vulnerabilità per il leader. Anche recentemente, con il suo slogan “Credo”, ha strizzato l’occhio alla Russia e alla destra religiosa globale, come ha spiegato Pasquale Annicchino, ricercatore del dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Foggia e membro del panel di esperti dell’OSCE/ODIHR sulla libertà religiosa e di coscienza, a Formiche.net. La Russia guarda con interesse alle elezioni italiane. Come suggeriscono le parole di Dmitrij Suslov, direttore del Centro di Studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di economia di Mosca, al Corriere della Sera, l’auspicio di Mosca è che il nuovo governo italiano cambi l’approccio alla guerra e ai rapporti con Mosca.

Nelle liste della Lega ci sono conferme come quella di Paolo Formentini, vicepresidente della commissione Esteri della Camera e figura di riferimento della galassia atlantista della Lega, da tempo impegnato in Aula contro le autocrazie di Mosca e Pechino. Per lui un posto ritenuto piuttosto sul proporzionale a Brescia. Capolista al collegio Lombardia 2 – 02 è Eugenio Zoffili, capogruppo della Lega in commissione Esteri alla Camera. In terza e difficilissima (a meno di incastri particolari) posizione al collegio Lombardia 1 – 02, invece, Paolo Grimoldi, che da Giancarlo Giorgetti, numero due di Salvini, fu scelto come successore alla guida del partito in Lombardia, carica mantenuta fino a febbraio. Al collegio Lombardia 2 – P01, in cui capolista è Umberto Bossi, c’è un altro giorgettiano, Matteo Luigi Bianchi, vicepresidente della commissione Politiche dell’Unione europea alla Camera e consigliere delegato della Fondazione Italia-Usa. A lui è stato affidato un difficile terzo posto che sembra metterlo con un piede fuori dal Parlamento.

Esclusi in partenza, invece, Raffaele Volpi, ex presidente del Copasir e sottosegretario alla Difesa nel governo Conte I (“So di essere di media statura ma non vedo giganti intorno a me”, ha detto citando Giulio Andreotti), e Roberto Paolo Ferrari, capogruppo in commissione Difesa della Camera. Tornerà al suo lavoro in banca Guglielmo Picchi, ex Forza Italia, membro della commissione Esteri della Camera e della delegazione parlamentare Nato, già sottosegretario agli Esteri nel governo Conte I, figura che ha cercato di tessere i rapporti tra la Lega di Salvini e gli Stati Uniti.

Per l’ex Movimento 5 Stelle Antonio Zennaro, già membro del Copasir, un complicato terzo posto alla Camera in Abruzzo. Fuori dalle liste, invece, un altro ex Movimento 5 Stelle, Stefano Lucidi, segretario della commissione Esteri del Senato, all’interno della quale ha dato grande battaglia all’ex presidente Vito Petrocelli, un ex grillino come lui ma noto per le simpatie verso le varie autocrazie nel mondo. Escluso e molto deluso (“Non sempre l’impegno politico è riconosciuto come dovrebbe”) è Tony Iwobi, nella Lega da 28 anni, anch’egli membro della commissione Esteri del Senato. A Palazzo Madama dovrebbe tornare, a meno di enormi sorprese nelle urne, il senatore Paolo Arrigoni, membro del Copasir e responsabile del dipartimento Energia della Lega.

Dal Parlamento europeo arriverà quasi certamente in Senato, da capolista in Friuli-Venezia Giulia, il coordinatore regionale Marco Dreosto, impegnato tra Bruxelles e Strasburgo sulla sfida tra democrazie e autocrazie da membro della commissione ING2 (Commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione). Recentemente ha fatto parte della delegazione in visita a Taiwan, che ha causato le ire del governo cinese. In merito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ha sottolineato l’importanza del dominio cyber auspicando una maggiore cooperazione con Stati Uniti, Regno Unito, Israele e Nato.

Per riassumerla con le parole di uno dei delusi, “è stato difficile difendere e spiegare certe posizioni di Salvini in politica estera. Spero che chi rimane, se riesce a rimanere, possa fare meglio di me”.

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