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Hasta la lista. Passo dopo passo, cosa succede da qui al voto (e pure dopo)

Consegna delle liste, campagna elettorale, presidenti di seggio, manifesti, silenzio… E poi il fatidico 25 settembre, al quale seguirà la prima riunione delle camere (13 ottobre) e la formazione del governo. Che, visti i precedenti, potrebbe durare 25 giorni (Prodi e Berlusconi) o 88 (Conte). E se arriviamo “lunghi”, in mano a Draghi resterà il Pnrr e pure la legge di bilancio. La roadmap del costituzionalista Alfonso Celotto

Manca quasi un mese al voto ed è passato un mese dallo scioglimento anticipato delle Camere.
Siamo a un momento cruciale della campagna elettorale: la consegna delle liste.
“Dalle 8 del 21 agosto alle 20 del 22 agosto i partiti sono chiamati a depositare agli uffici elettorali le liste dei candidati nei collegi plurinominali e i nomi dei candidati nei collegi uninominali”.

E’ da almeno una settimana che il toto-nomi impazza. In fondo il Rosatellum consente di sapere “a priori” quali sono le posizioni sicure o quasi sicure nei collegi e nei listini. Quindi la vera lotta elettorale è nel farsi collocare bene in lista, prima ancora che nel farsi votare. Come abbiamo ben capito dalle tante polemiche degli ultimi giorni.
E ora siamo al fine settimana decisivo.
Perché da lunedì sera… les jeux son faits!

E inizia la vera e propria campagna elettorale.
Il Ministero mette in moto la macchina dei seggi, nominando i Presidenti di seggio (26 agosto) e poi gli scrutatori (dal 31 agosto).
Il 10 settembre vengono affissi i manifesti dei candidati e i Sindaci pubblicheranno le liste, in ogni comune.
Poi il 22 settembre sarà l’ultimo giorno per la designazione e comunicazione dei Rappresentanti di lista.

Sabato 24 settembre saremo in “silenzio elettorale”. A partire dalle ore 16.00 avviene la costituzione dell’Ufficio Elettorale di sezione, con l’autenticazione e bollatura delle schede di votazione.
Poi…. Finalmente si voterà, nella sola giornata di domenica 25 settembre (anche se gli italiani all’estero, per corrispondenza, avranno già votato).
Da quella sera, inizieremo con i commenti, le maratone, le ipotesi, gli elenchi di vittoriosi e perdenti. E ci si preparerà al nuovo governo.

Che non arriverà prima di fine ottobre. Perché bisogna attendere la prima riunione delle camere, fissata al 13 ottobre e tutti gli adempimenti successivi che porteranno alle consultazioni e all’incarico del nuovo Presidente del Consiglio.
Per fine ottobre sarà finita?

Non è assolutamente detto, perché le 18 legislature precedenti ci insegnano che per formare il nuovo governo, dopo le elezioni non servono mai meno di 25 giorni (come accaduto per Prodi nel 1996 e per Berlusconi nel 2008), ma anche molto di più, come accaduto per Conte nel 2018 (con ben 88 giorni di attesa). E così saremmo quasi a Natale…
Nel frattempo, cosa accade? Resta in carica il Governo Draghi. Perché l’art. 92 della Costituzione prevede che il nuovo governo entra in carica soltanto con il giuramento (prima della fiducia).
E se le cose andranno per le lunghe il Governo Draghi si dovrà confrontare non soltanto con gli affari correnti e con il Pnrr, ma anche con la legge di bilancio, per rispettare il termine del 31 dicembre.



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