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Agili e tecnologici. I nuovi aerei spia israeliani spiegati dal gen. Giancotti

Raccolta informazioni, sorveglianza aerea, intelligence e guerra elettronica. Sono solo alcune delle capacità espresse dai velivoli per missioni speciali della Israel Aerospace Industries acquistati dall’Aeronautica militare, al centro di un vero network informativo in grado di moltiplicare le capacità di tutte le componenti militari. Il punto ad Airpress del generale Giancotti, già presidente del Casd

Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, l’Italia avrebbe acquistato dalla Israel Aerospace Industries altri due velivoli per missioni speciali, da impiegare per operazioni di sorveglianza e preallarme aereo (CAEW), Sigint e di guerra elettronica. Gli apparecchi, dotati di sistemi all’avanguardia nel campo della raccolta informativa, rappresentano un asset sempre più indispensabile per l’architettura difensiva nazionale e alleata, consentendo di ottenere la superiorità informativa dello spazio operativo in grado di permettere ai vertici militari e politici di prendere le decisioni migliori, in maniera tempestiva ed efficace. Ad Airpress spiega l’importanza di questi strumenti il generale Fernando Giancotti, già presidente del Centro alti studi per la Difesa.

Generale, qual è l’importanza tattica e strategica di questo tipo di apparecchi?

Per le Forze Armate del nostro Paese questi assetti sono innanzitutto moltiplicatori di forze, che rendono il sistema aereo, difensivo e offensivo, molto più efficace ed efficiente, grazie alla raccolta di informazioni utilissime attraverso i diversi sensori, sempre più sofisticati, di bordo. Abbiamo già visto all’opera questi sistemi con grande soddisfazione operativa. Sul piano strategico, queste capacità consentono di ottenere l’information superiority, ovvero il dominio del campo informativo che permette ai vertici non solo militari, ma anche politici, di adottare decisioni efficaci e informate. Sul piano operativo e tattico, invece, questi apparecchi permettono di vedere tutto ciò che vola e non solo, potendo osservate anche obiettivi di superficie celati dal terreno o troppo lontani, e soprattutto comunicarlo al resto nel network degli assetti nazionali e alleati in operazioni, permettendo così appropriate decisioni operative e l’ingaggio dei bersagli. In sintesi, senza questi assetti non si può pensare di condurre oggi delle operazioni aeree in maniera efficace ed efficiente, un problema che ci siamo posti anche quando arrivarono i primi F-35.

Ci spieghi…

Quando l’Aeronautica militare ricevette i suoi primi F-35 ci si pose il problema di come inserire gli apparecchi di quinta generazione nel sistema complessivo della Forza armata e della difesa aerea. Allora lanciammo un programma chiamato Trasformazione Quinta Generazione (TQG). L’obiettivo era mettere in relazione le capacità del caccia della Lockheed Martin con gli assetti di altre generazioni, in modo da dare a questi ultimi ulteriori capacità grazie alla connessione tra sistemi. Alla fine, risultò che l’elemento centrale di questo sistema era il Caew, per le sue caratteristiche e per i propri sistemi, moltiplicando di conseguenza non solo le piattaforme legacy, ma anche il nuovo F-35.

Il nuovo contratto porta a quattro i mezzi acquistati dalla società israeliana, la cui expertise è quella di fornire versioni miniaturizzate delle strumentazioni necessarie a questo tipo di missioni, che possono così essere installate su velivoli di dimensioni ridotte. Qual è l’importanza che le tecnologie all’avanguardia ricoprono nel settore e in generale per lo strumento aereo?

È evidente che la tecnologia rappresenta un driver fondamentale in tutti i settori, e in particolare quello militare, perché consente di avere quel vantaggio competitivo che cambia gli esiti delle operazioni. In particolare, nel settore della sorveglianza aerea, la tecnologia ha operato brillantemente. Consideriamo l’attuale assetto del Nato Airborne Early Warning basato sui Boeing 707 schierati alla base di Geilenkirchen, Germany. Questi assetti sono estremamente impegnativi sia per le dimensioni stesse del mezzo che per le necessità degli equipaggi e delle risorse. Un aereo più piccolo, invece, con tecnologia all’avanguardia di maggiore capacità operativa rispetto a un 707, consente di avere uno strumento più agile, rapido, capace ed economico da utilizzare. È chiaro, inoltre, che la tecnologia è in continua evoluzione e non è possibile, per la lunga vita operativa degli assetti, pensare di convertire continuamente i mezzi in servizio con le nuove soluzioni. Bisogna dunque trovare sistemi capaci di integrare le nuove capacità con i sistemi precedenti, in una logica di sistema.

L’acquisto si inserisce, infatti, nel potenziamento delle capacità militari italiane in fatto di sorveglianza aerea, e in generale nel programma di modernizzazione dei sistemi dell’Aeronautica militare. Quale ruolo saranno chiamate a svolgere nel prossimo futuro le forze aeree nazionali, soprattutto alla luce della crescente instabilità globale?

Il compito delle forze aeree resta centrale, perché senza la copertura del potere aereo le operazioni di superficie non possono essere condotte efficacemente. Lo stiamo vedendo anche in Ucraina, dove i russi non sono stati in grado di stabilire il dominio dell’aria. La funzione del potere aereo sarà, dunque da un lato quella tradizionale, cioè ingaggiare i bersagli avversari con rapidità, con grande potere distruttivo, attraverso ogni ostacolo o lunghissime distanze, anche in collaborazione con le altre Forze armate. Dall’altro lato, fondamentale diviene la capacità di raccolta informativa, fornita anche da questi nuovi assetti, insieme ai velivoli a pilotaggio remoto, ai velivoli in missioni di ricognizione e dai satelliti (non propriamente assetti aeronautici, ma parte del dominio aerospaziale). Tutto ciò a beneficio non solo dell’Aeronautica, naturalmente, ma di tutte le Forze Armate. Ovviamente l’Aeronautica non è la sola a possedere una capacità sensoristica, tuttavia, grazie a queste nuove configurazioni sta acquisendo veramente una capacità di rilievo.

Aumenta la collaborazione dell’Italia con Israele nel settore della Difesa, con i vertici militari dei due Paesi che si sono incontrati a Roma a luglio e con l’aumento delle collaborazioni industriali, come l’importante mossa di Leonardo sul mercato di Tel Aviv con la fusione della propria controllata americana Leonardo DRS e l’azienda israeliana Rada. Come si configura questa collaborazione tra Roma e Tel Aviv?

Personalmente vedo questa collaborazione in piena continuità con la storia delle relazioni con Israele e le Forze Armate, in particolare l’Aeronautica. Ormai da molto tempo le forze aeree dei due Paesi conducono esercitazioni congiunte di grande valore. Le più recenti che hanno coinvolto anche gli F-35 in dotazione ai due Paesi. Fatto non banale dal momento che il sistema del Joint strike fighter prevede un altissimo livello di sicurezza informativa, e condividere l’addestramento su questi apparecchi è un segno di una fiducia speciale. Non dimentichiamo, inoltre, che i piloti israeliani si addestrano in maniera egregia sui nostri M346. Quanto previsto dall’ultimo contratto, dunque, è in piena continuità all’interno della relazione speciale tra le Forze armate e le industrie della Difesa italiane e israeliane, con quest’ultima indirizzata soprattutto nel settore della guerra elettronica. Voglio poi anche sottolineare l’esistenza di un’affinità culturale operativa sorprendente tra forze israeliane e italiane, molto agile e pragmatica, che ben risuona con quella dell’Aeronautica militare italiana.



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