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Un patto per riforme e sviluppo. Le richieste di Granelli (Confartigianato) alla politica

Il presidente dell’associazione di categoria: “Chiediamo di porre l’artigianato e la piccola impresa al centro degli interventi per rilanciare lo sviluppo e di ri-orientare l’attenzione su coloro che hanno dimostrato di saper creare occupazione, benessere economico, coesione sociale”

Accesso al credito, fisco più snello, taglio del cuneo fiscale. Pnrr, sburocratizzazione e accesso al credito. Sono soltanto alcuni degli impegni che Confartigianato ha chiesto alle forze politiche in vista dell’appuntamento elettorale del prossimo 25 settembre. Sono punti concreti che riguardano la vita quotidiana delle imprese artigiane, che in Italia, occupano quasi undici milioni di addetti. Sono diverse le priorità elencate dall’associazione di categoria, ma la più urgente – dalla quale in qualche modo derivano tutte le altre – è la necessità di costruire un nuovo “patto di fiducia tra imprenditori, politica e istituzioni per realizzare, davvero, le riforme irrinunciabili per lo sviluppo”. A dirlo è il presidente nazionale di Confartigianato, Marco Granelli che a Formiche.net spiega le finalità delle proposte avanzate dall’associazione.

Presidente Granelli, come declinare il “patto di fiducia”?

Siamo la più grande impresa italiana che vuole continuare a creare sviluppo e lavoro e a portare l’eccellenza del made in Italy nel mondo. Chiediamo un contesto legislativo, economico, infrastrutturale e culturale nel quale sia possibile, alle imprese e agli imprenditori, avere successo e svilupparsi al meglio, riacquistando fiducia ed esaltando le proprie energie. Vogliamo che i nostri imprenditori siano liberati dai tanti vincoli e costi che si trasformano in vere e proprie ‘tasse’ sulla competitività. Chiediamo di porre l’artigianato e la piccola impresa al centro degli interventi per rilanciare lo sviluppo e di ri-orientare l’attenzione su coloro che hanno dimostrato di saper creare occupazione, benessere economico, coesione sociale.

Nel documento con le richieste che avanzate alla politica si fa esplicito riferimento alla “biodiversità” delle imprese. Cosa occorre per tutelarle?

Siamo la seconda realtà manifatturiera d’Europa e gran parte di essa deriva dalle imprese artigiane. Per cui la prossima compagine di governo dovrà tener conto di questi aspetti ed evitare innanzitutto misure a taglia unica, tarate sulle grandi realtà produttive. Il fatto che il nostro sia il primo paese in Europa in termini di ripresa dimostra che l’elemento da cui partire per valorizzare il sistema economico non è la dimensione dell’azienda.

Anche un fisco opprimente è un elemento che mina la competitività delle nostre imprese. 

Certo e anche su questo infatti noi chiediamo un cambio di passo. Le aziende italiane pagano 32,8 miliardi in più all’anno al fisco rispetto alla media europea. Sono numeri davvero importanti sui quali riflettere se vogliamo che il nostro sistema economico sia competitivo anche su scala sovranazionale. Parallelamente occorre abbattere il cuneo fiscale che, in Italia, ammonta al 46,5% contro una media europea del 41,7%.

Recentemente, proprio il centro studi di Confartigianato, ha pubblicato uno studio relativo alla burocrazia che colloca l’Italia è al ventiquattresimo posto tra i Paesi dell’Unione europea per il grado di soddisfazione dei cittadini verso i servizi pubblici. Una fotografia non rassicurante. 

Un dato preoccupante soprattutto per chi, come i piccoli e medi imprenditori, con le pubbliche amministrazioni ci lavorano a più livelli. Ma c’è un altro dato, che in qualche modo fa il paio con questo, del quale la politica deve tenere conto: il nostro centro studi ha rilevato che l’Italia è al 26esimo posto tra i Paesi europei in termini di insoddisfazione per le pratiche burocratiche. Siamo sempre alle prese con cavilli, file agli sportelli, complicazioni che rubano 238 ore l’anno agli imprenditori soltanto per occuparsi degli adempimenti fiscali.

A proposito di lavoro, anche giovanile, qual è la vostra idea?

Bisogna che la politica si muova nella direzione di approvare misure che agevolino gli imprenditori che vogliono assumere o che avviamo percorsi di apprendistato e tirocinio. L’ideale sarebbe pensare a sgravi fiscali per i primi tre anni sui nuovi assunti.

Per molti imprenditori la preoccupazione è legata agli scenari che andranno a determinarsi con l’arrivo dell’autunno tra rincari delle materie prime e forniture alle stelle. 

La riduzione dei costi di elettricità e gas è fondamentale. Queste forniture sono aumentate del 108% nell’ultimo anno, perciò occorre fissare un tetto europeo al prezzo del gas, attuando una riforma strutturale della bolletta che escluda gli oneri di sistema impropri pagati dai piccoli imprenditori e sostenendo gli investimenti in energie rinnovabili, in particolare per la creazione di Comunità Energetiche e per iniziative di autoproduzione.

Da ultimo, l’accesso al credito. 

Il tema dell’accesso al credito è fondamentale per le piccole imprese. Per questo a nostro giudizio occorre dare un sostegno al Fondo di garanzia per le Pmi e a sistemi di garanzia misti pubblico-privati, con una dotazione finanziaria adeguata alle esigenze degli imprenditori in questa difficile e mutevole contingenza economica.

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