L’esperto dell’American enterprise institute (Aei): ora nulla è da escludere, dopo il viaggio di Pelosi a Taiwan la Cina avrà una reazione muscolare nelle prossime 48 ore. La visita un errore strategico, Taipei potrebbe non essere pronta per un’invasione. Ma se succede, vi dico chi interverrà
Mentre l’aereo della speaker del Congresso Nancy Pelosi atterra all’aeroporto di Taipei, una guerra rischia di decollare nell’area più militarizzata del mondo. La Cina non ha preso bene una visita che è vista come una aperta interferenza nell’isola autonoma, di cui Pechino reclama la sovranità. Zack Cooper, senior fellow dell’American Enterprise Institute, è tra i massimi esperti delle mosse cinesi nel Pacifico e non esclude alcuno scenario. Come dimostra l’esercitazione militare prontamente annunciata da Pechino – cinque manovre intorno a Taiwan, da giovedì a domenica – questa volta “fanno sul serio”.
Si va verso uno scontro aperto?
Non abbiamo ancora visto la vera reazione cinese. La Cina farà più di un gesto dimostrativo nelle prossime 48 ore, un gesto senza precedenti. Non escludo una risposta militare. Molto dipenderà da come procederà la visita di Pelosi. Cosa farà, che discorso terrà e cosa dirà, quando e come incontrerà Tsai Ing-wen. Sul piano politico ed economico, la Cina farà diversi altri gesti nei prossimi mesi.
Il rischio di un incidente è concreto?
Sì, senza dubbio. Gli Stati Uniti hanno spostato forze aggiuntive nella regione e i cinesi hanno fatto lo stesso, sarà un periodo di grande tensione. Ci sono talmente tanti aerei a solcare i cieli intorno a Taiwan che un incidente non è da escludere. Una provocazione di troppo della marina cinese potrebbe innescare una reazione americana o delle forze taiwanesi.
Il viaggio è stato un errore?
La Pelosi ha spiegato le sue ragioni sul Washington Post. Io non credo che la sua visita porterà grandi benefici a Taiwan. Che ha bisogno di un supporto militare molto più che retorico da parte statunitense. Questo viaggio non aumenta le capacità di difesa militare di Taiwan e porta con sé grandi rischi strategici.
Taiwan è pronta a fare i conti con un’invasione militare?
Non sappiamo come potrebbe finire. Sappiamo però che la Cina è molto più capace sul fronte militare rispetto al passato e che Taiwan non ha investito abbastanza per stare al passo, come d’altronde gli Stati Uniti. L’equilibrio militare si sta erodendo.
Dunque l’esito sarebbe scontato?
No, affatto. La Cina non è impegnata in una vera guerra dal 1979, contro il Vietnam. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, che non si confrontano con un competitor di pari livello da diversi decenni. La verità è che non possiamo dare nulla per certo.
Se la Cina attacca, gli Stati Uniti intervengono?
Questa amministrazione sì. Il presidente Biden lo ha detto, ci crede davvero.
Che fine ha fatto la famosa “ambiguità strategica” americana?
È ancora la politica più saggia da seguire. Taiwan si avvicina a un ciclo elettorale pieno di insidie, potrebbe vincere un candidato marcatamente indipendentista: una linea rossa per Pechino. Gli Stati Uniti devono usare la deterrenza militare per difendere Taiwan e mantenere questo equilibrio.
Se scoppia una guerra, altri Paesi della regione interverranno?
Il Giappone si schiererebbe a fianco di Taiwan e Stati Uniti con ogni probabilità. Ha isole più vicine a Taipei della Cina. Se Pechino colpisse le basi americane in Giappone, poi, un intervento sarebbe scontato. Anche Australia e Corea del Sud potrebbero essere trascinate in un conflitto dall’esito imprevedibile.