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Chi gongola per le nuove tensioni tra Serbia e Kosovo

Fortissimi disagi nella parte nord del Kosovo, con colpi di arma da fuoco contro la polizia e manifestanti in azione: la concomitanza della guerra in Ucraina sta accelerando rese dei conti anche a quelle latitudini

La nuova normativa per le targhe in Kosovo che entra in vigore oggi porta in grembo una doppia consapevolezza: da un lato alcuni players esterni stanno mettendo il dito nelle piaghe delle relazioni serbo-kosovare, con l’obiettivo di destabilizzare ulteriormente il costone balcanico; dall’altro la concomitanza della guerra in Ucraina sta accelerando rese di conti anche a quelle latitudini, come dimostra, tra le altre cose, il silenzio calato sull’Antonov partito dalla Serbia e precipitato in Grecia con 8 membri dell’equipaggio tutti ucraini.

Targhe e veti

I cittadini serbi che vivono nella parte settentrionale del Kosovo usano targhe automobilistiche emesse dalle istituzioni serbe dalla guerra del 1999 con acronimi delle città del Kosovo, che però il governo non accetta come ufficiali. Li ha tollerati fino ad oggi, per poi decidere che saranno sostituite da targhe emesse dal Kosovo con l’acronimo “RKS” per la Repubblica del Kosovo. Non una situazione trascendentale, ma esacerbata dalla non soluzione di ataviche questioni nate dopo la fine della guerra nella ex Jugoslavia e mai davvero risolte.

Circa un anno fa le autorità kosovare avevano ordinato a tutti i conducenti che entravano in Kosovo dalla Serbia di utilizzare targhe temporanee, in risposta alle misure in Serbia contro i conducenti del Kosovo in vigore dal 2008.

Il presidente del Kosovo Vjosa Osmani ha invitato i serbi a non cadere nella propaganda diretta a una semplice misura di reciprocità: “Il provvedimento di reciprocità non è rivolto a nessuno, ma a favore dei cittadini a prescindere dalla rilevanza. Pertanto, invito i cittadini serbi della Repubblica del Kosovo a non cadere preda della propaganda di Belgrado”. Ha aggiunto che le istituzioni del Kosovo stanno lavorando duramente per mantenere lo stato di diritto e la libertà di movimento, aggiungendo: “I tentativi di Vučić di destabilizzare il Kosovo, che è servito dai metodi del suo mentore Putin, falliranno”.

Tensioni

Ieri la tensione è aumentata dopo che alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati contro la polizia, mentre alcuni manifestanti avrebbero aggredito dei passanti albanesi che si trovavano in quel momento sulle strade bloccate. Hanno suonato anche le sirene dei raid aerei, udite fino a North Mitrovica.

I manifestanti hanno posizionato alcuni camion pieni di ghiaia per sbarrare le strade che conducono ai valichi di frontiera Jarinje e Bernjak, dopo l’annuncio della polizia del Kosovo che avrebbe chiuso le frontiera: “La situazione generale della sicurezza nei comuni settentrionali del Kosovo è tesa”, recita una nota della missione KFOR guidata dalla Nato in Kosovo.

Secondo il capo della diplomazia europea, Joseph Borrell, il Kosovo ha fatto bene a tardare il piano per richiedere ai serbi di registrare le nuove targhe rilasciate da Pristina fino al primo settembre: “Aspettatevi che tutti i blocchi stradali vengano rimossi immediatamente”, ha scritto in un tweet, aggiungendo che le questioni aperte dovrebbero essere affrontate attraverso il dialogo facilitato dall’Ue. Cosa che fino ad oggi non si è verificata.

I temi

La Serbia non riconosce l’indipendenza del Kosovo o il suo diritto di far rispettare regole e regolamenti come l’immatricolazione di automobili e camion. La maggior parte dei Paesi dell’Ue riconosce il Kosovo, anche se gli alleati della Serbia Russia e Cina no. Ma c’è dell’altro: dietro l’Antonov precipitato in Grecia ecco stagliarsi il business delle armi serbe, settore da anni legato al nome del 64enne Slobodan Tesic, già presente nell’elenco delle sanzioni statunitensi a causa delle esportazioni illegali in Libia. Si lavora ad un doppio filone di inchiesta: la Serbia potrebbe giocare con i due forni, da un lato fornisce armi segrete all’Ucraina, dall’altro ampie concessioni alla Russia come appunto la partita con il Kosovo.

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