Kiev strappa ai propri creditori una proroga di 24 mesi del pagamento delle cedole legate ai bond sovrani, evitando all’ultimo un fallimento figlio di un’economia devastata dalla guerra. Mentre a Mosca gas e petrolio garantiscono la sostenibilità dei conti pubblici, anche se per le agenzie di rating il Paese è formalmente insolvente
La guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina si sta lentamente trasformando in una lenta lotta per la sopravvivenza, non solo umana, ma anche finanziaria. Il conflitto sta polverizzando l’economia ucraina, comportando un crollo del Pil compreso tra il 35 e il 45%, solo per il 2022.
Tutto questo espone Kiev ai creditori esteri, che negli anni hanno finanziato il Paese comprando titoli pubblici e sottoscrivendone il debito sovrano. Ora, come può un Paese che in pochi mesi ha perso oltre un terzo della propria ricchezza, onorare il debito? Non è la stessa cosa per la Russia, dal momento che, come raccontato da Formiche.net a più riprese, Mosca seppur tecnicamente insolvente a partire dalla fine dello scorso giugno continua a godere di solide entrate grazie alla vendita di gas e petrolio.
Ciò crea una discrasia che ha un che di surreale: un Paese, la Russia, ufficialmente in default (da quasi due mesi alcuni bond sovrani non sono stati ripagati, anche e non solo per effetto delle sanzioni) in realtà non lo è. Mentre l’Ucraina insolvente rischia di diventarlo per davvero. Come ha scritto Reuters infatti, è andata in scena in questi giorni una delicata trattativa tra il governo di Kiev e i creditori esteri e nazionali. Ai quali è stata sottoposta la richiesta di una proroga di 24 mesi relativamente al pagamento delle cedole legate a bond per 20 miliardi di dollari.
La proposta è stata accettata e così il governo ucraino ha potuto portare a casa il congelamento di 20 miliardi di debito. valutata ma non è chiaro se sia stata respinta o meno. E la Russia, che nelle more della guerra sta provando a ingabbiare le imprese occidentali che tentano la fuga, pur di assicurarsi una qualche forma di aiuto alla propria industria?
Il default, ad oggi puramente tecnico, è scattato alla scadenza del periodo di grazia sui circa 100 milioni di dollari di cedole non pagate, lo scorso 27 giugno, bloccate a causa delle sanzioni ad ampio raggio adottate ai danni del Cremlino in risposta all’invasione dell’Ucraina. Lo stato di insolvenza è scattato formalmente ma non per mancanza di soldi, bensì a causa dell’impossibilità di rimborsarle in dollari per effetto delle sanzioni inflitte dagli Stati Uniti, che hanno bloccato i pagamenti sul mercato americano, pilastro della strategia statunitense di portare Mosca a un fallimento pilotato.