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Scontro a fuoco in Siria tra Iran e Stati Uniti (con Mosca che difende Teheran)

Raid Usa contro l’Iran in Siria. Il presidente Biden ha ordinato per due volte attacchi contro le milizie sciite collegate ai Pasdaran

Per la seconda volta in pochi giorni, il presidente statunitense, Joe Biden, ha ordinato attacchi contro i gruppi sostenuti dall’Iran in Siria, poco più di una settimana dopo che alcuni razzi hanno colpito una base militare nel nord-est della Siria che ospita le truppe americane.

I raid sono stati condotti dalle forze armate statunitensi utilizzando elicotteri Apache, cannoniere volanti AC-130 e obici M777. Gli obiettivi sono stati infrastrutture utilizzate da gruppi affiliati al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran nell’area di Deir ez-Zor in Siria. Si tratterebbe delle cosiddette milizie sciite che i Pasdaran mobilitano secondo interessi (anche ideologici, principalmente materiali).

In un comunicato di due giorni fa sul primo dei raid il CentCom spiegava che l’operazione è stata attivata “su indicazione del Presidente Biden” e con lo scopo — secondo obblighi costituzionali — di difendere e proteggere le forze statunitensi da episodi come quelli del 15 agosto. In quell’occasione il personale statunitense è finito sotto i colpi dei nemici nella Green Village Base, vicino al confine iracheno. Ci sarebbero stati tre feriti.

L’Iran ha condannato gli attacchi aerei statunitensi e ha negato qualsiasi affiliazione ai gruppi presi di mira. Anche la Russia ha rilanciato, accusando Washington di destabilizzare il clima siriano e di violare la sovranità e l’integrità territoriale del Paese.

Un alto funzionario dell’amministrazione ha dichiarato alla Cnn che Biden ha chiesto opzioni di risposta all’inizio della scorsa settimana e la questione è stata discussa durante una riunione sulla sicurezza nazionale nello Studio Ovale, quando il presidente era a Washington per firmare l’Inflation Reduction Act il 16 agosto. Lunedì, Biden è stato informato sulle opzioni dal segretario alla Difesa, Lloyd Austin, e dal capo dello Stato maggiore congiunto, Mark Milley. Dopo il briefing, valutate le varie ipotesi, ha ordinato il primo bombardamento — che avrebbe preso di mira depositi di armamenti forniti dall’Iran, che tra l’altro sono stati più volti oggetto di bombardamenti da parte di Israele.

Il gruppo di attivisti DeirEzzor24 ha dichiarato che almeno dieci persone sono state uccise e altre tre sono state ferite nel primo raid. Alcuni dei morti e i feriti sarebbero membri delle Sepâh secondo le informazioni, anche se gli Stati Uniti non hanno fornito indicazioni specifiche. Anche per l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che monitora da sempre la guerra civile, ci sarebbero almeno sei militanti siriani e stranieri uccisi a seguito degli attacchi aerei. Nei giorni scorsi un alto comandante dei Pasdaran è stato ucciso in Siria in quella che per gli iraniani sarebbe stata un’operazione mirata israeliana.

Secondo alcune fonti, gli attacchi aerei hanno preso di mira il campo di Ayyash, gestito dal gruppo Fatimiyoun, composto da combattenti sciiti movimentati dall’Iran e provenienti dall’Afghanistan.

I raid statunitensi giungono in un momento critico per le relazioni tra gli Stati Uniti e l’Iran, in quanto si sono registrati progressi nella ricomposizione dell’accordo per congelare il programma nucleare iraniano, il Jcpoa. L’amministrazione Biden sta sottolineando con i media che non c’è alcun legame tra gli attacchi e gli sforzi per rilanciare l’intesa, affermando che quanto accade in Siria è frutto di questioni puntuali e contingenti.

Il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, ha comunque dichiarato a “New Day” della Cnn che il raggiungimento di un accordo rinegoziato con l’Iran permetterebbe agli Stati Uniti di “affrontare in modo più efficace tutto ciò che dobbiamo affrontare da parte dell’Iran, dei suoi proxy e dei gruppi che sostiene nella regione”. “Non c’è sfida più grande che gli Stati Uniti e i nostri partner nel mondo debbano affrontare di un Iran con un’arma nucleare”, ha detto Price: “L’accordo con l’Iran riguarda una e una sola cosa: fare in modo che all’Iran sia nuovamente impedito in modo permanente e verificabile di ottenere un’arma nucleare”.

Gli Stati Uniti mantengono circa 900 truppe in Siria, in gran parte divise tra la base di At-Tanf e i campi petroliferi orientali del Paese. All’inizio della settimana scorsa, diversi droni sono stati respinti in un attacco vicino alla base di At-Tanf, nel sud della Siria.

A gennaio, le forze armate statunitensi avevano condotto attacchi in Siria dopo che il fuoco indiretto ha rappresentato quella che un funzionario americano ha definito “una minaccia imminente” per le truppe vicino al Green Village.


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