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Studiare la vita di Xi Jinping per capire il futuro della Cina

Il leader che punta alla riconferma in autunno ha un passato “accidentato”: denunciato dalla madre, figlio di un alto dirigente del Partito comunista che per due volte è finito nella polvere. Ma dalla madre ha capito una lezione: ama il partito e mettiti sempre a sinistra. Sono i liberali e riformisti che rischiano la pelle. Francesco Sisci analizza gli obiettivi interni e internazionali della Cina alla luce delle aspirazioni dell’uomo che la guida

Xi Jinping il conservatore, il nuovo Mao, il comunista, il guerrafondaio.

Questi sono gli appellativi che caratterizzano, in maniera più o meno esplicita, l’immagine all’estero del presidente cinese, che al prossimo Congresso del Partito in autunno vorrebbe vedere esteso il proprio mandato per i prossimi cinque anni, se non a vita.

Non vi è nulla di certo, ma i fatti e gli aneddoti che ho raccolto seguendo la sua vita personale potrebbero raccontare una storia diversa, una storia complessa, difficile da inquadrare. Alcuni racconti sono impossibili da verificare e potrebbero rivelarsi parzialmente falsi; io credo siano autentici, nonostante possa cambiare opinione se ricevessi informazioni differenti.

Vite di Xi

Nato il 15 giugno 1953, quando suo padre, Xi Zhongxun, era il responsabile del dipartimento della propaganda del partito. Secondo figlio di suo padre e della sua seconda moglie, Qi Xin.

Trascorre l’infanzia presso Zhongnanhai, la residenza della leadership del partito, vicino al Grande Timoniere Mao Zedong. Nell’ufficio di suo padre c’erano la moglie di Mao, Jiang Qing, che più tardi diventerà famosa durante la Rivoluzione Culturale, e Zhong Dianfei, l’ex segretario di Mao che nel 1957 verrà epurato come uomo di destra.

Suo padre, nato nel 1913, proveniva da una famiglia di proprietari terrieri della Contea di Fuping, nello Shaanxi. Era un idealista e si unì alla Lega Giovanile Comunista all’età di 13 anni. A 15 anni, nel 1928, venne arrestato dalle autorità nazionaliste del KMT. Nel 1935 rischiò di essere fucilato come traditore di destra insieme ai due compagni, Liu Zhidan e Gao Gang, quando Mao arrivò alla base di Yan’an in tempo per salvarli. Liu e Gao non finirono bene in seguito, ma per Xi Zhongxun le cose andarono diversamente.

Nel 1957 riuscì a superare la campagna contro la destra e nel 1959 divenne vice premier sotto Zhou Enlai. Nel 1962, tuttavia, venne epurato con l’accusa di avere segretamente sostenuto Gao Gang, giustiziato nel 1954 per aver complottato contro Mao dalla sua base in Manciuria.

Xi Jinping, a solo nove anni, perse i propri privilegi in un batter d’occhio. Passò da una casa con cuochi e camerieri a un’abitazione modesta, dove la madre cercò di mantenere unita la famiglia.  Le cose peggiorarono nel 1965, all’inizio della Rivoluzione Culturale, quando suo padre venne umiliato pubblicamente durante una grande parata. La famiglia venne marchiata come “pecora nera” e vessata dal resto della comunità, le Guardie Rosse saccheggiarono la casa. L’anno successivo, tredicenne, Xi Jinping dovette lasciare la scuola per andare in campagna a vivere come i contadini, e a imparare da questi, come diceva Mao. La stessa sorte subita da tutti i bambini delle grandi città.

Le condizioni di vita in campagna erano molto diverse da quelle della città: il cibo scarseggiava, le stanze non avevano privacy, dozzine di persone dormivano nello stesso kang, una struttura di mattoni con al centro una stufa a carbone. Dovette vivere in una caverna e lavorare nei campi per lunghe ore, ma non riuscendo a sopportare quella vita scappò a casa a Pechino. Lì cercò di nascondersi, ma la madre lo denunciò, forse per timore di rappresaglie contro la famiglia, obbligandolo a rientrare al villaggio.

Eppure, una volta tornato in campagna, se la cavò bene, a differenza della maggior parte dei suoi coetanei. Fu uno dei pochi “intellettuali rieducati” che riuscì a scalare le gerarchie locali e a diventare capo brigata. Un’impresa notevole per l’epoca, dato che la maggior parte dei giovani non faceva nulla e cercava di vivere alle spalle dei contadini, che a loro volta li odiavano.

Grazie ai suoi successi, Xi riuscì a unirsi al Partito nel 1974, al decimo tentativo, e l’anno successivo ricevette una raccomandazione per frequentare l’università come contadino meritevole. In quel momento gli esami per l’ammissione erano chiusi e solamente i soldati, gli operai e i contadini potevano accedere se raccomandati dalla propria unità. Studiò ingegneria chimica alla prestigiosa Tsinghua University.

Le cose cominciavano ad andare per il verso giusto. Nel 1978 suo padre venne riabilitato e l’anno successivo Xi Jinping iniziò a collaborare con Geng Biao, un buon amico di suo padre e capo dell’intelligence militare. Il padre divenne poi il capo della regione militare di Guangdong e promosse lo sviluppo e la liberalizzazione di Shenzhen. Continuò l’ascesa, arrivando al Politburo come vicepremier e ministro della difesa, quando Hu Yaobang era segretario del partito.

Ciononostante la sua fortuna durò poco. Alla fine del 1986 Hu Yaobang venne rimosso, accusato di sostenere le proteste degli studenti scoppiate a Shanghai e Xi Zhongxun, schierato con Hu, fu allo stesso modo estromesso.

All’epoca, il giovane Xi era segretario regionale di Zhending, nella provincia di Hebei, non lontano da Pechino. Durante la protesta studentesca di Tiananmen nel 1989, probabilmente si trovava per caso nella capitale, quando il padre e il Maresciallo Nie Rongzheng firmarono una petizione a supporto degli studenti. A seguito della sanguinosa repressione, la fortuna politica del padre era terminata per sempre. Il giovane Xi probabilmente aveva simpatizzato per gli studenti e messo a rischio la sua carriera politica, ma riuscì a salvarsi la pelle e a mantenere il  proprio lavoro, forse grazie alle amicizie del padre.

Verso la fine degli anni ’90, Fujian divenne l’obiettivo di una campagna governativa contro il contrabbando gestito dalle mafie locali, con alcuni agganci negli apparati militari. Non coinvolto nei giri loschi, Xi riuscì a rimanere a galla e a sostituire i quadri che erano stati arrestati. Quella fu probabilmente la sua grande occasione.

Imparare dall’esperienza: prospettive cinesi e americane

L’esperienza di vita di Xi, e quella di suo padre, gli hanno dimostrato una verità costante: non si corrono rischi nel posizionarsi a sinistra del partito. Stare a destra del partito, nell’area liberale, pone la tua vita in costante pericolo; si può essere abbattuti in qualunque momento. Questa lezione forse gli venne impartita anche dalla madre quando lo denunciò, orientandolo verso una carriera fedele al partito. Se non l’avesse fatto, Xi non sarebbe mai diventato presidente della Cina.

Un’ ulteriore lezione è che in Cina bisogna ottenere più potere possibile, come il Mao della giovinezza di Xi, perché tutti gli altri saranno sempre pronti ad abbatterti.

Dunque, se queste premesse sono corrette, Xi Jinping non è un ideologo, ma un sopravvissuto. Da sopravvissuto, la sua vita gli ha insegnato che deve controllare il partito e che per controllare il partito deve orientare il timone a sinistra.

Il partito è un apparato privo di anima, che si preoccupa solamente della propria sopravvivenza ed è pronto a fare qualsiasi cosa per questa. Ma è anche un gruppo di persone disposte a perdonare e dimenticare molti errori se le motivazioni sono sincere, o se l’uomo è “uno di noi”. Xi non avrebbe avuto questa ascesa se il partito non si fosse interessato a lui. Il partito è una banda di diavoli o di angeli, a seconda del punto di vista, nei termini di Goethe[1]: non si può evitare di fare i conti con essa per sopravvivere e prosperare.

Poi ha imparato da sua madre che rimanere all’interno del partito alla fine può salvarti: il partito premia la lealtà e l’affetto verso l’istituzione nella buona e nella cattiva sorte. Per certi versi, la Chiesa e le vecchie organizzazioni consolidate non insegnano forse la stessa cosa? L’amore e lo stare insieme sono più importanti dell’avere ragione. La verità è più dell’amore o il contrario?

Di conseguenza le riforme e le aperture liberali possono essere allettanti, ma anche estremamente rischiose, sia perché possono fallire, sia perché espongono all’ira del partito, che è governato da sinistra, come abbiamo visto.

D’altra parte, Xi ha dimostrato più volte di essere pronto ad affrontare pezzi del partito in modo deciso e spietato. Anche prima della famosa campagna anticorruzione, la sua mossa contro il suo rivale, il capo del partito di Chongqing Bo Xilai, nel 2012 è stata inaspettata. Pochi mesi prima, pur essendo il capo del partito designato e quindi più in alto di Bo, si era recato a Chongqing per rendergli omaggio.

Ma quando il vento è cambiato, Xi ha ottenuto tutto il potere possibile dagli anziani del partito, minacciando forse di dimettersi, e poi si è mosso per spazzare via Bo e i suoi alleati.

Gli anziani del partito, cinque anni prima, avevano scelto Xi al posto di Li Keqiang, poi diventato primo ministro, pensando che Xi sarebbe stato più ting hua (obbediente) ai loro desideri e che quindi avrebbero continuato a tirarne le fila da dietro le quinte.

Come sopravvivere al futuro? 

Xi è un uomo che guarda prima di tutto a ciò che può salvare se stesso e il Paese, e si muove di conseguenza. Allora la questione diventa: cosa dice a Xi il contesto internazionale? Gradualmente, ma inesorabilmente dal 2005, la Cina ha percepito che gli Stati Uniti erano in declino e la Cina in ascesa[2], prima ancora che Xi si assicurasse il posto di erede designato (è successo nel 2007).

L’attuale situazione cinese spinge Xi a fare riforme liberali? Forse no. Perché la Russia potrebbe ancora vincere politicamente, se non militarmente, in Ucraina e in Europa[3]. Putin potrebbe uscire più forte di prima dalla crisi ucraina. Sì, potrebbe perdere, ma il risultato non è ancora deciso e bisognerà attendere per vedere una soluzione.

Inoltre, vi è forte incertezza negli Stati Uniti, dove Donald Trump è ancora una mina vagante e non si sa cosa ne sarà di lui. L’establishment americano e il sistema giuridico permetteranno a Trump di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali? E se si candiderà e perderà, accetterà la sconfitta? Se non accetterà la sconfitta, cosa succederà? Ci sarà una rivoluzione?

Cosa accadrà al sistema se non gli sarà permesso di candidarsi? Diventerà un martire, o la società americana si spaccherà? E se Trump si candida e vince, l’America diventerà una sorta di dittatura? O Trump sarà solo una parentesi, mentre la democrazia americana continuerà a navigare?

E in quanto autocrate, potrebbe essere più facile per Trump andare d’accordo con altri autocrati? A seguito di una svolta americana, la democrazia a livello mondiale potrebbe subire un declino.

Dopo tutto, la democrazia nella storia ha avuto i suoi alti e bassi. Atene era una democrazia e tuttavia perse contro Sparta, che non lo era. Roma era una repubblica abbastanza sviluppata, con elezioni. Tuttavia, dopo un periodo di guerre civili, divenne un impero. Dopo oltre un millennio, la democrazia è risorta in Italia durante il Rinascimento, per poi declinare nuovamente in Inghilterra e in Francia nel XVIII secolo. Ci stiamo avvicinando alla fine della democrazia nel mondo?

La democrazia scomparirà dall’America e forse dall’Europa occidentale?

O cosa succede se la democrazia vince e Trump scompare?

Forse quanto accade negli Stati Uniti è solo una parentesi. Negli anni ’60, l’America era sull’orlo della guerra civile; un presidente fu ucciso in circostanze misteriose; l’Europa e il Giappone vivevano un’enorme agitazione sociale; terroristi finanziati dall’estero erano a piede libero in metà del pianeta; Il comunismo si stava diffondendo in tutto il mondo e sembrava inarrestabile.

In confronto a tutto ciò, quanto accade oggi sembra una sciocchezza.

Ma allora perché Xi dovrebbe muoversi prima che ci sia un orizzonte chiaro? Xi potrebbe avere le risorse e il peso necessario per dare una svolta al partito quando la direzione sarà chiara. Dopo tutto, Faust aveva fatto un patto con il diavolo, ma se si è abbastanza forti e si ha Dio dalla propria parte, si può reclamare la propria anima e sconfiggere il diavolo, in questo caso l’ala sinistra del partito. È successo con Deng alla fine degli anni Settanta.

Queste domande possono sembrare inverosimili osservandole da questo lato del Pacifico, ma non così assurde dall’ottica di Pechino, che negli ultimi sette decenni ha attraversato ogni tipo di cambiamento.

Se dovesse accadere qualcosa di grave negli Stati Uniti, la situazione per Xi Jinping e la Cina potrebbe essere peggiore, perché un’America autoritaria, potrebbe cercare di imporre con più forza la propria agenda, e quindi imporre cambiamenti alla Repubblica Popolare in modo più netto. Tuttavia, tali cambiamenti potrebbero essere diversi da quelli che la Cina dovrebbe concedere a un’America più democratica.

Qual è la verità negli eventi internazionali? Nella tradizione occidentale, la verità è complessa: è legata a Dio, all’essere e al verbo essere. Nella tradizione cinese la verità è più semplice: è un risultato, dimostrabile con la vittoria.

In una situazione di incertezza, potrebbe essere saggio per Xi Jinping prendere tempo e aspettare di vedere cosa succede. Questa potrebbe essere la linea di massima del Congresso del Partito che si terrà in autunno.

Tuttavia, una cosa sono le questioni esterne e un’altra le necessità interne.

Per le sue necessità interne e per la sua stessa sopravvivenza, la Cina ha bisogno di rendere il suo Renminbi completamente convertibile, di mettere in ordine i suoi conti e di espandere il suo (potenzialmente) enorme mercato interno. Serve un approccio più realistico al Covid e alla politica estera, dalla Russia a Taiwan, ai legami con il vicinato.

Questi elementi, indipendentemente da qualsiasi cosa accada negli Stati Uniti, richiedono una qualche riforma politica senza la quale il fronte interno potrebbe essere l’elemento che rende la vita della Cina difficile e persino impossibile, anche senza gli Stati Uniti.

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Questo articolo è stato pubblicato in inglese su www.settimananews.it e tradotto per Formiche.net da Matteo Turato

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[1] Vedi Edward Luttwak https://www.lrb.co.uk/the-paper/v43/n11/edward-luttwak/goethe-in-china

[2] Vedi http://www.settimananews.it/informazione-internazionale/three-challenges-for-xi/

[3] Vedi http://www.settimananews.it/informazione-internazionale/three-challenges-for-xi/

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