Ulteriore rinvio per il lancio di Artemis 1, la missione internazionale guidata dalla Nasa che riporterà “il prossimo uomo e la prima donna” sulla Luna. Prossimo appuntamento, a data da destinarsi
Nuovo rinvio per il lancio della missione Artemis 1, la prima del programma spaziale il cui obiettivo e riportare “il prossimo uomo e la prima donna” sulla superficie della Luna. Il rinvio di oggi è stato deciso a causa di una perdita di carburante (idrogeno liquido) riscontrata durante il riempimento dei serbatoi.
Dopo che un problema tecnico al razzo Space launch system (Sls) ne aveva causato il rinvio lunedì 29, e con il nuovo nulla di fatto di oggi, l’appuntamento slitta a data da destinarsi. In ogni caso, la Nasa ha pronta una serie di ulteriori date già programmate da ottobre e per tutto il resto del 2022 fino all’anno prossimo. La missione è di per sé estremamente complessa, dovendo tenere conto della posizione dell’orbita lunare rispetto alla Terra, le condizioni del sistema di lancio e del meteo. L’appuntamento, dunque, è solo rimandato.
Una partenza complessa
I rinvii per missioni di questo tipo sono assolutamente normali, hanno precisato sia dalla Nasa che dall’Agenzia spaziale italiana, ricordando la complessità dei sistemi coinvolti e della missione stessa. “L’Sls è un razzo nuovo, fatto da milioni di componenti, e non volerà finché non sarà tutto pronto”, ha commentato l’amministratore della Nasa, Bill Nelson. “Volare – ha proseguito Nelson – è una questione rischiosa, e del resto l’obiettivo di Artemis è proprio quello di mettere sotto stress il più possibile l’intero sistema di lancio, in modo tale che funzioni perfettamente quando arriveremo al primo volo con astronauti di Artemis 2”.
La missione
Artemis 1 è la prima delle tre missioni previste dal programma di ritorno sulla Luna, che prevedono verso il 2025 lo sbarco della prima donna e del prossimo uomo sulla Luna. La missione vedrà il gigantesco vettore americano Sls portare per la prima volta la capsula Orion, senza uomini a bordo, attorno al satellite naturale terrestre. La missione porterà in orbita diversi strumenti scientifici e tre manichini. Una delle priorità è infatti quella di testare la capacità dello studio termico della capsula di proteggere i futuri equipaggi dalle alte temperature che dovranno affrontare al rientro nell’atmosfera. Costruita dalla Lockheed Martin, con il modulo di servizio fornito dall’Agenzia spaziale europea (Esa), Orion dovrà affrontare una missione di oltre un mese durante il quale entrerà e uscirà dall’orbita lunare. La data di rientro è prevista per l’11 ottobre, con un tuffo nell’oceano Pacifico. Si tratta di un volo di test non privo di rischi. Da questo volo. Il programma Artemis prevede inoltre nel futuro lo stabilimento di una presenza a lungo termine con un Campo Base sulla superficie lunare e la realizzazione della stazione spaziale Gateway in orbita.
Direzione Luna: a bordo c’è anche l’Italia
Rispetto ad Apollo, programma prettamente statunitense, Artemis vede invece un forte contributo internazionale e italiano, con il nostro Paese che è stato il primo a firmare gli Artemis Accords a ottobre del 2020. Il programma impiegherà, infatti, moduli per l’equipaggio e servizi di telecomunicazione di produzione italiana. L’Italia, inoltre, avrà un ruolo cruciale nella realizzazione della parte dotata di finestre del Modulo di servizio europeo (Esm), del lander logistico lunare e del modulo human landing lunare. Thales Alenia Space Italia, per esempio, produce la struttura di base dell’Esm, che fornisce tra gli altri l’elettricità e la propulsione, fino ai sottosistemi critici sviluppati per tutti e sei i moduli, che garantiranno le condizioni vitali e la sicurezza dell’equipaggio durante l’intera missione, come ad esempio il sistema per la protezione dai micrometeoriti e il controllo termico. Leonardo, invece, fornisce i pannelli fotovoltaici (Pva) che compongono le quattro “ali” del modulo di servizio e le unità di controllo e distribuzione dell’alimentazione (Pcdu) per i moduli Esm da 1 a 6, utili al controllo e alla distribuzione di energia al veicolo spaziale.
Il cubesat italiano
Su Artemis 1 volerà anche il cubesat dell’Asi, Argomoon, realizzato dall’azienda torinese Argotec, l’unico satellite europeo a partire con la missione. L’obiettivo di Argomoon, un cubesat 6U con una massa di appena 15 chilogrammi, sarà quello di fornire immagini a conferma della corretta esecuzione delle operazioni dell’Sls, che non sarà in grado di comunicare con la Terra al momento del rilascio dei vari cubesat presenti a bordo. Il piccolo satellite italiano agirà in autonomia, sperimentando così tecniche di controllo di grande utilità per il futuro anche per altre applicazioni.