Con il nuovo regolamento proposto dalla Commissione europea per incentivare gli Stati membri a rafforzarsi attraverso appalti comuni nel settore della Difesa, l’Ue intende stimolare lo sviluppo di un modello europeo di industria del settore, soprattutto ora che i Paesi europei hanno la necessità di rinnovare le scorte in conseguenza degli aiuti inviati all’Ucraina. Il punto di Maurizio Mensi, professore di Diritto dell’economia alla Scuola nazionale dell’amministrazione e membro del Comitato economico e sociale europeo
Rafforzare l’industria europea della Difesa incentivando appalti comuni fra Stati membri. È questo il principale obiettivo dell’European defence industry reinforcement through common procurement Act (Edirpa), il regolamento proposto dalla Commissione il 19 luglio, la cui adozione è prevista a fine anno e che il 21 settembre ha ottenuto il parere favorevole del Comitato economico e sociale. Il regolamento non introduce nuovi criteri di aggiudicazione né nuove regole per le procedure di gara, che continuano ad essere gestite a livello nazionale ai sensi della normativa vigente (in primis la direttiva 2009/81), ma cerca di stimolare innovazione e cooperazione tramite progetti comuni e più intense sinergie civili-militari. Alle prese con la necessità di rinnovare le scorte in conseguenza della guerra in Ucraina, gli Stati membri avranno pertanto a disposizione un nuovo strumento, con una dotazione di cinquecento milioni di euro.
Uno strumento per ricostruire gli arsenali
In linea con gli obiettivi del fondo europeo per la difesa (Edf) per garantire alle Forze armate la sicurezza degli approvvigionamenti, quello istituito dal regolamento è uno strumento “a breve termine” (riguarda il periodo 2022-2024) che si aggiunge alla task force per le acquisizioni congiunte volte a facilitare il coordinamento dell’assistenza militare all’Ucraina e precede la proposta di un Programma europeo per gli investimenti nel settore della difesa (Edip). Quest’ultimo in particolare aiuterà gli Stati membri a costituire consorzi (Edcc) per acquisire congiuntamente capacità di difesa da sviluppare in modo collaborativo beneficiando di un’esenzione Iva.
Le acquisizioni congiunte
Dopo la dichiarazione di Versailles dell’11 marzo 2022, con cui i capi di Stato e di governo dell’Ue si erano impegnati a rafforzare la difesa europea, la comunicazione congiunta della Commissione europea e dell’Alto rappresentante del 18 maggio aveva indicato la strada da seguire. Alla base, la convinzione che acquisti congiunti garantiscano un miglior rapporto qualità-prezzo e interoperabilità fra sistemi d’arma e materiali. Un più stretto raccordo operativo fra Stati membri, costretti dall’attuale congiuntura a ridefinire strategie e piani operativi, consente poi all’industria della difesa di far fronte al rapido incremento della domanda aumentando altresì l’interazione fra Forze armate:
Migliorare la base industriale europea
In prospettiva vi è l’esigenza di migliorare la base tecnologica e industriale della difesa Ue (Edtib) tramite efficienza ed economie di scala, in linea con le indicazioni della comunicazione della Commissione sulla “Tabella di marcia sulle tecnologie critiche per la sicurezza e la difesa” del 15 febbraio 2022. A tal fine servono catene di fornitura sicure e un più agevole accesso a tecnologie critiche come i semiconduttori. Come rilevato, il Comitato economico e sociale europeo, con il parere Ccmi/200 (di cui sono stato relatore) approvato in plenaria lo scorso 21 settembre, ha condiviso l’iniziativa della Commissione, particolarmente opportuna ora che la guerra è tornata in Europa e utile in caso di possibili future tensioni. Cerca di evitare fra l’altro che i crescenti investimenti a livello nazionale accentuino la frammentazione nel settore della difesa e intensifichino le dipendenze esterne. Tuttavia, poiché il rafforzamento delle capacità militari europee deve considerarsi uno sforzo a lungo termine, si ritiene che questo strumento debba essere adeguatamente potenziato. La sua attuale dotazione finanziaria risulta infatti insufficiente a orientare le decisioni degli Stati membri in materia di appalti.
Evitare protezionismi
Condivisibile poi l’indicazione che le forniture siano prodotte nell’Unione europea o nei Paesi associati e previste condizioni specifiche per le imprese sottoposte al controllo di paesi terzi. Tali condizioni, oltre ad essere nell’interesse dei contribuenti europei, sono necessarie per rafforzare le capacità industriali UE, in linea con l’obiettivo dell’autonomia strategica aperta. Tuttavia, dovranno essere applicate con cautela. Occorre infatti bilanciare la discrezionalità nella scelta del fornitore a livello nazionale con l’urgenza di acquisire le forniture oggetto di gara garantendo la loro interoperabilità con i materiali esistenti. Queste potranno essere pertanto fornite anche da società controllate da soggetti provenienti da Paesi alleati e/o Nato che forniscano adeguate garanzie di sicurezza.
Un modello europeo per l’industria della difesa
Più in generale, i settori di difesa, sicurezza e spazio costituiscono ormai elementi qualificanti e trainanti del sistema industriale europeo, da tempo oggetto di un’intensa azione regolamentare. Questo a partire dalla politica di sicurezza e di difesa comune (Pesdc) nel 1999, poi con la istituzione della cooperazione strutturata permanente (Pesco) nel 2017, l’avvio del Fondo europeo per la difesa (Fes) nel 2019 e la creazione della direzione generale dell’industria, dello spazio e della difesa (Dg Defis) della Commissione europea nel 2021. Al centro dell’attenzione di Bruxelles le comunicazioni satellitari, i droni, i prodotti a doppio uso, i semiconduttori, fino alle politiche di ricerca e innovazione. Già la strategia globale del 2016 aveva preconizzato un’industria della difesa europea sostenibile, innovativa e competitiva per ridurre le dipendenze strategiche, secondo gli obiettivi della Bussola strategica del marzo 2022. Il piano d’azione della Commissione del febbraio 2021 sulle interazioni tra l’industria civile, della difesa e dello spazio, ha peraltro ribadito la necessità di promuovere il reciproco arricchimento tra tecnologie civili e della difesa. Inoltre l’aggiornamento, nel maggio 2021, della nuova strategia industriale del 2020, “Costruire un mercato unico più forte per la ripresa dell’Europa”, ha confermato che è la leadership tecnologica il principale motore di competitività e innovazione, soprattutto per le tecnologie critiche.
Innovazione civile e difesa sono infatti settori strettamente connessi e sempre più le applicazioni civili attingono dalla medesima base tecnologica, creando sinergie tra diversi settori di ricerca, vieppiù importanti in un contesto di confronto strategico e crescenti tensioni con Russia e Cina ed in tal senso essenziali per garantire sicurezza e libertà. È anche questo il “modello europeo” a cui fa riferimento la Dichiarazione sui diritti ed i principi digitali proposta il 26 gennaio 2022.