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La lista si allunga. Altre due aziende tech cinesi minacciano la sicurezza Usa

Anche PacNec (insieme alla sua controllata ComNet) e China Unicum Americas sono finite nel mirino di Washington e da oggi sono a tutti gli effetti ritenute un pericolo interno. Le prime a finire sulla black list sono state Huawei e Hikvision: il decoupling tecnologico nei settori nevralgici sembra solo all’inizio

“Oggi compiamo un altro passo fondamentale per proteggere le nostre reti di comunicazione dalle minacce alla sicurezza nazionale straniera”. Con queste parole, la presidente della Federal Communication Commission (FCC) Jessica Rosenworcel ha annunciato l’inserimento di altre società cinesi nella lista nera del governo statunitense. Altre due, per la precisione: Pacific Network Corporation (compresa la sua controllata ComNet USA LLC) e la China Unicum Americas. Tutte le apparecchiature e i servizi di queste due aziende sono pertanto da considerare un pericolo per gli Stati Uniti, allungando ancor di più l’elenco stilato dalla Casa Bianca.

A partire all’inizio di quest’anno, l’amministrazione di Joe Biden aveva negato alle due società in questione di fornire i propri servizi in terra americana, proprio per i rischi che questi si portavano dietro. Ora, con l’inserimento nella Covered List dell’FCC, le porte gli vengono definitivamente chiuse. “Questa azione”, ha proseguito Rosenworcel, “dimostra il nostro impegno a livello governativo per proteggere la sicurezza delle reti e la privacy”.

I motivi che hanno causato l’esclusione ufficiale sono gli stessi che hanno portato numerose aziende nel mirino del governo. Nella nota dell’FCC si legge, infatti, che le preoccupazioni erano dovute allo sfruttamento, all’influenza e al controllo che il governo centrale di Pechino attuava nei loro confronti. “Saranno costrette a soddisfare le richieste” del Partito Comunista Cinese (PCC), “senza la possibilità di contestarle”. Le infiltrazioni straniere hanno da sempre preoccupato l’America e, per tale ragione, il Dipartimento di Giustizia e quello della Difesa considerano PacNet (e quindi ComNet) e China Unicom Americas “un rischio inaccettabile per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti o per la sicurezza e l’incolumità delle persone” nel Paese, facendo fede alla sezione 2 del Secure and Trusted Communications Networks Act, che risale al 2019.

Proprio in base a questa legge, il governo statunitense si riserva il diritto di inserire in un black list tutte quelle aziende che potrebbero diventare un problema interno. Washington iniziato a scrivere i nomi delle società non più amiche dal marzo del 2021 e, via via che i mesi passavano, questo elenco si è allungato di parecchio. Le prime a finirci sopra furono cinque, compresa anche Huawei, oltre a ZTE, Hytera Communications, Hangzhou Hikvision Digital Technology e Zhejiang Dahua Technology. Per i soggetti sanzionati significa che non possono essere più utilizzati i soldi dell’Universal Service Fund (che, con i suoi 8 miliardi di dollari a disposizione, si occupa di sostenere le telecomunicazioni nelle aree rurale, i consumatori a basso reddito e strutture pubbliche come scuole, biblioteche ed ospedali), che fa capo all’FCC, per l’acquisto o la manutenzione dei prodotti di quelle società.

La decisione si indirizza sulla strada tracciata da Biden, che sta cercando di fermare l’avanzata cinese nei settori nevralgici del Paese. Oltre a questa black list, è stato da poco deciso lo stop all’export tecnologico verso il Dragone. La misura interessa diverse società americane che producono microchip o materiale che serve per la loro realizzazione, come Nvidia, Advanced Micro Device (AMD), KLA Corp, Lam Research Corp. e Applied Materials Inc. Una vera e propria mannaia con cui l’amministrazione democratica sta tentando di mettere in difficoltà Pechino, nonostante le aziende a stelle e strisce abbiano un mercato molto importante in Cina.

Al momento, non sembrano esserci sollevamenti dall’ambasciata cinese negli Stati Uniti, così come tutto tace dai legali delle aziende. Tuttavia, a inizio anno, non aveva nascosto il suo sdegno. L’FCC, faceva sapere la rappresentanza diplomatica a Washington, “ha abusato del potere statale e ha attaccato di nuovo maliziosamente gli operatori di telecomunicazioni cinesi senza basi fattuali. Gli Stati Uniti dovrebbero immediatamente fermare la loro irragionevole repressione delle società cinesi”. Invece la lista si allunga.


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