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Calenda, difensore di Meloni. Dal padre alla Germania. Prove di dialogo?

Il leader di Azione, sul suo profilo twitter, contro Jebreal che riposta il pezzo sul passato del padre di Meloni: “Non si fa politica così e tanto meno giornalismo. Quello che ha fatto il padre della Meloni non c’entra nulla con lei”. E sulla manovra di Scholz: “Mossa scorretta e antieuropea”

Chiamiamolo fair play. La terminologia calcistica ben si adatta a descrivere ciò che sta accadendo tra due leader politici che in campagna elettorale parevano tanto distanti ma che oggi paiono su posizioni affini. Stiamo parlando di Carlo Calenda, padre nobile del Terzo Polo e della premier in pectore Giorgia Meloni. Analizziamo due fatti sui quali il moderato (?) Calenda si è speso in favore della presidente di Fratelli d’Italia.

Repubblica pubblica, riportandola da un giornale spagnolo, una notizia relativa al passato poco commendevole (per dirla così), del padre di Giorgia Meloni condannato per narcotraffico diversi lustri or sono. La giornalista Rula Jebreal posta, in un tweet il titolo del quotidiano, spiegando che “La Meloni non è colpevole dei crimini commessi da suo padre, ma spesso sfrutta i reati commessi da alcuni stranieri, per criminalizzare tutti gli immigrati, descrivendoli minaccia alla sicurezza. In una democrazia ci sono responsabilità individuali, non colpe/punizioni collettive”. Pronta, la replica dell’interessata, che minaccia querele. Ed ecco, sul suo profilo, spuntare un cinguettio del pugnace Carlo. “Questa è una porcata – sentenzia il leader di azione ripostando il titolo di Repubblica – . Non iniziate così. Opposizione sui contenuti”. Poi, invita la Jebreal a un ripensamento sul post: “Rula – twitta ancora – questa è una bassezza. Non si fa politica così e tanto meno giornalismo. Quello che ha fatto il padre della Meloni non c’entra nulla con lei. Cancella questo tweet che tra l’altro ha l’unico effetto di portare ancora più gente a sostenere FdI”.

Ma non è finita. Chiuso il capitolo confinato nel trapassato remoto, a far infuriare il premier Mario Draghi all’unisono con Giorgia Meloni, è la decisione assunta dal cancelliere tedesco Olaf Scholz di stanziare duecento miliardi di euro per contrastare il prezzo del gas. Ovviamente, a beneficiare di questo “ombrello” saranno esclusivamente le tasche teutoniche. In barba alle misure condivise e comuni di cui tanto si parla. “Nessun membro dell’Ue – infuria Meloni – da solo può offrire soluzioni. Serve una strategia comune”. La risposta deve essere “immediata, a livello europeo, a tutela di imprese e famiglie”, ribadisce la numero uno di FdI in uno slancio di europeismo dalle sfumature quasi draghiane. Ed ecco fare capolino, sempre su twitter, l’infaticabile numero uno di Azione. Ancora una volta, in difesa di Meloni (e di Draghi). “La mossa della Germania di usare la sua maggiore capacità di fare deficit per sostenere le sue imprese è scorretta e antieuropea – tuona -.  Invece di impegnarsi per una soluzione comune, approfitta della situazione per guadagnare competitività a spese nostre. Non è la prima volta”. Se possiamo dire per certo che a Berlino non c’è un giudice, possiamo con la stessa certezza affermare che tra il Terzo Polo e il centrodestra non ci siano prove di collaborazione?

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