Nonostante i ripetuti appelli del governo a foraggiare il mattone, prosegue la rivolta silenziosa degli istituti che scontano le prime voragini nei propri bilanci a causa dei prestiti al settore immobiliare. In sei mesi sofferenze a 234 miliardi di yuan, in aumento di quasi il 30%
Pechino può attendere e se qualcuno perde la pazienza, tanto vale rischiare. Sempre meglio che rimanere invischiati in quella spirale infernale di debito e insolvenze in cui da due anni è precipitato l’intero comparto immobiliare cinese, che vale poco meno del 30% del Pil del Dragone. Non può dunque stupire la prosecuzione di quella rivolta silenziosa del sistema bancario del Dragone contro i diktat di partito. Quest’ultimo come noto ha da tempo chiesto alle banche cinesi di aumentare lo sforzo nei confronti dei giganti del mattone ormai tutti, o quasi, tecnicamente falliti.
Peccato che prestare denaro a chi non è nelle condizioni di rimborsarlo è sempre un rischio, se non altro perché i bilanci delle banche finiscono quasi sempre intrisi di sofferenze, ovvero crediti non riscossi che poi vanno svalutati, producendo perdite e affossando i conti. Di qui, una resistenza degli istituti a concedere nuovo credito alle imprese del mattone, come Evergrande e Shimao. I top manager in particolare, viene raccontato, si starebbero rifiutando di sbloccare nuovi finanziamenti.
Basti pensare che due delle quattro sorelle del credito cinese, China Construction Bank Corp e Bank of China hanno registrato in sei mesi un aumento del 68% dei crediti verso il mercato immobiliare divenuti inesigibili. In altre parole, quasi sette prestiti su dieci sono diventati di difficile recupero. Nel frattempo, la più grande banca commerciale del mondo per asset, la Industrial and Commercial Bank of China (Icbc) ha registrato un aumento del 15% delle sofferenze e sempre nel medesimo periodo.
Non è finita. Se si prendono in esame le principali banche cinesi quotate, che a differenza delle altre rispondono prima di tutti al mercato e agli investitori a fine giugno il livello aggregato di non performing loans nel settore ha raggiunto 234,69 miliardi di yuan con un aumento complessivo del 27,3% rispetto alla fine dello scorso anno. Ad oggi, i crediti inesigibili legati dal mercato immobiliare rappresentano quasi il 13% del totale nazionale, una quota che nei primi sei mesi del 2022 è aumentata del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. E delle 46 principali banche cinesi, incluse le quattro major 22 hanno visto il loro portafoglio di sofferenze aumentare di due cifre durante il primo semestre.
Difficile prestare ancora denaro in queste condizioni ai giganti del mattone. I quali, peraltro, si stanno lentamente dissanguando, per colpa del costante calo del valore delle proprie azioni. Al punto da aver lasciato sul terreno, nella prima metà del 2022, 55 miliardi di dollari a fronte di una perdita di patrimonio, sempre per il solo comparto del mattone, di 35 miliardi di dollari. Il calo delle azioni registrato nel primo semestre, che in termini percentuali vale il 27%, va poi sommato a quello del 2021, quando il crollo dei valori di libro fu addirittura del 34%. In altre parole, nel giro di due anni, le azioni del mattone cinese hanno perso oltre il 60% del proprio prezzo originario.