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Pechino vuole tenere Taiwan fuori dall’Icao per isolarla

Taiwan chiede di poter mettere le sue esperienze e capacità a servizio della comunità internazionale, ma come nel caso del Who adesso con l’Icao, Pechino vuole tenerla fuori da certe organizzazioni per isolarla (e rendere più facile un’annessione). Il ministro taiwanese Wang Kwo-tsai spiega perché Taipei dovrebbe essere parte della 41esima assemblea dell’Icao

Quando il 27 settembre l’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile si riunirà per la 41a sessione dell’Assemblea triennale (programmata fino al 7 ottobre a Montreal, in Canada), ci sarà un assente di rilievo: Taiwan.

In quello che sarà il più grande evento dell’ICAO dall’inizio della pandemia, Taipei non potrà partecipare per via della mancanza di riconoscimenti internazionali che lo tagliano fuori da diverse organizzazioni multilaterali, dove invece potrebbe portare expertise, know how, spirito di collaborazione.

L’Icao, un importante forum che incoraggia lo sviluppo dei collegamenti aerei, è il luogo in cui le autorità dell’aviazione civile discutono di questioni come la sicurezza aerea, i servizi di navigazione, la protezione dell’ambiente e l’economia del settore. Tutti questi influiscono sullo sviluppo del settore dell’aviazione civile di ciascun paese.

Un ambito dunque dove la cooperazione è cruciale, e dovrebbe mirare a essere il più larga possibile. Se l’obiettivo dichiarato di questa 41esima assemblea è “riconnettere il mondo”, allora “includere Taiwan aiuterebbe il mondo a raggiungere questo obiettivo”, spiega Wang Kwo-tsai, ministro dei Trasporti e delle Comunicazioni Repubblica di Cina, in un documento ricevuto da Formiche.net.

“La Taipei Flight Information Region (Taipei FIR) di Taiwan fa parte della rete di oltre 300 FIR dell’ICAO. L’Amministrazione Aeronautica Civile di Taiwan (Taiwan CAA) è l’unica entità che supervisiona la Taipei FIR, ed è responsabile della relativa gestione sicura del traffico aereo”, continua il ministro taiwanese.

E ancora: “Gli sforzi della FIR di Taipei sono stati ostacolati dalle recenti azioni della Cina. Nell’agosto 2022, la Cina ha condotto unilateralmente esercitazioni militari intorno a Taiwan, con breve preavviso. Ciò ha influito sulle rotte aeree internazionali e ha messo a repentaglio la sicurezza aerea nella FIR di Taipei e nelle FIR limitrofe. Nel tentativo di scongiurare il pericolo e ridurre i problemi di sicurezza, la CAA di Taiwan ha dovuto in breve tempo realizzare un piano per guidare gli aerei, inclusi molti aerei stranieri, in partenza, in arrivo o in transito nella FIR di Taipei”.

Wang Kwo-tsai fa riferimento allo show of force seguito alla visita nell’isola della Speaker della Camera statunitense, Nancy Pelosi, quando la Cina ha colto l’occasione per spostare ancora un po’ a proprio vantaggio lo status quo sul dossier taiwanese.

La situazione che si era innescata — e che potrebbe ripetersi visto che Pechino ha aumentato l’aggressività attorno a Taiwan — ha gravato sulle compagnie aeree in termini di costi aggiuntivi, a causa della necessità di effettuare rotte più lunghe per evitare di sovrapporsi alle attività dei caccia cinesi. Inoltre ha aumentato notevolmente i rischi imprevisti. “Dal punto di vista della gestione dei rischi e della sicurezza, l’Icao dovrebbe consentire alla CAA di Taiwan di prendere parte alle sue attività, in modo da essere in grado di comunicare con altre FIR e fornire e ottenere informazioni tempestive”, spiega il ministro.

Per l’organizzazione sarebbe un valore aggiunto inglobare formalmente Taiwan, ma ci sono restrizioni sostanzialmente sollevate dalla Cina. Qualcosa di simile era accaduto con l’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) durante la pandemia, quando, nonostante avesse standard di gestione dell’epidemia avanzati, Taiwan era costretto a operare in forma indiretta per quanto riguardo l’accesso alle informazioni perché Pechino non voleva fosse inglobata nel WHO.

L’impegno dell’Oms verso un approccio inclusivo alla cooperazione sanitaria internazionale, così come simile dell’Icao, competerebbero teoricamente la massima inclusività, ma la posizione cinese è influente. Per il Partito/Stato, Taiwan non esiste in forma statuale, è una provincia ribelle da annettere anche con la forza. Includerla in questi meccanismi multilaterali ne aumenterebbe le connessioni internazionali e creerebbe legami indipendenti per Taipei. Che Pechino detesta.

Queste connessioni di vario genere creano uno standing internazionale per Taipei, mentre Pachino la considera una provincia ribelle — anche se Taiwan non è mai stata parte della Cina. Sebbene il destino dell’Isola dovrebbe appartenere ai 23,5 milioni di abitanti, il Dragone vorrebbe farlo passare per le volontà strategiche di Xi Jinping e per i 2350 delegati dell’assemblea centrale del Partito/Stato. Influenzare l’isolamento internazionale di Taiwan è un modo per renderla meno presente e meno collegate, dunque più facile da annettere.



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