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Per Xi vale più il vertice di Samarcanda dell’incontro con Putin

Per Giulia Sciorati (UniTrento/Ispi), è stata data molta attenzione all’incontro con Putin, ma è il valore multilaterale della Sco ad aver portato Xi Jinping al vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai

Il presidente cinese Xi Jinping ha incontrato oggi, giovedì 15 settembre, il leader russo Vladimir Putin a Samarcanda, in Uzbekistan, a margine del vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco).

Si tratta del primo faccia faccia da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina e per Putin il meeting diventa un’importante occasione per dimostrare di avere sostegno diplomatico da Pechino — tutto per altro arriva mentre le truppe ucraine hanno costretto le forze del Cremlino a ritirarsi, in fuga, da gran parte del nord-est dell’Ucraina.

Xi invece punta a rafforzare la sua posizione di statista globale in questo che è il suo primo viaggio al di fuori della Cina dall’inizio della pandemia — viaggio che arriva prima della riunione dei leader del Partito Comunista di ottobre, quando dovrebbe ottenere un terzo mandato.

Secondo Giulia Sciorati, Research Fellow in Chinese Studies all’Università di Trento, sebbene ci si sia molto concentrati sull’incontro tra il leader russo e quello cinese, va sottolineato che questo avviene in un impianto multilaterale come quello dello Sco a cui sono connessi diversi incontri bilaterali. Tra gli altri, presenti all’evento ospitato dall’Uzbekistan ma coordinato dalla Cina (come d’altronde è l’organizzazione stessa) anche il presidente iraniano Ebrahim Raisi, quello turco Recep Tayyp Erdogan e il primo ministro indiano Nerendra Modi.

“Ad ora, per esempio, già si sa che la Sco è in forte espansione con Iran, Bielorussia e Egitto che, in formule diverse, cercano una partecipazione maggiore e più formale”, spiega Sciorati in una conversazione con Formiche.net. “Questo denota un allargamento del mandato geografico dell’Organizzazione al di fuori dell’Asia centrale verso Asia meridionale, Golfo e Nord Africa che, in prospettiva, la pongono fin sul Mediterraneo”.

Il contatto con Putin è una parte della partecipazione di Xi all’evento — che per Pechino ha un’evidente centralità strategica che va oltre all’iniziale mandato di carattere securitario su cui è nata l’organizzazione, e si espande a questioni di carattere economico e geopolitico. La spinta verso l’allargamento della Sco è una dimostrazione di come Pechino intenda aumentare fini e obiettivi.

“Un aspetto che è interessante notare è l’accento posto da Xi sullo sviluppo di relazioni con i paesi dell’Asia Centrale, ergo le repubbliche ex Urss, le quali ricordano il sostegno reciproco su integrità territoriale, indipendenza e sovranità nazionale”, sottolinea Sciorati. Si tratta di questioni esistenziali per quei Paesi, che in passato erano parte dell’Unione sovietica e ora cercano sempre più spazi propri.

Allo stesso tempo questo tema, che assicura alla Cina reciprocità diventa importantissimo in ottica Ucraina — e ai rapporti russo-cinesi sulla questione. “Non solo Pechino sostiene le loro rivendicazioni esistenziali, ma quei Paesi sostengono simmetricamente le rivendicazioni cinesi su questioni come Taiwan, Hong Kong o sulle politiche controverse nello Xinjiang. Linea condivisa in bilaterali che Xi ha avuto con tutti”.

Un approccio, quello di Xi, che segna una distanza con Putin, che non solo riguardo all’Ucraina (di cui non riconosce di fatto l’identità statuale) ma anche nei confronti di altre repubbliche ex sovietiche ha visioni per così dire particolari. Da ricordare per esempio che davanti alla posizione non allineata sull’invasione russa del Kazakistan, Konstantin Zalutin, capo della commissione Affari esteri della Duma e membro del putiniano Russia Unita, ha ventilato l’ipotesi che il Paese possa fare “la fine dell’Ucraina”.

Xi e Putin si sono incontrati l’ultima volta all’inizio di febbraio a Pechino, dove hanno annunciato congiuntamente una partnership “senza limiti” e l’arrivo di una “nuova era” della politica globale — poche settimane prima dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. Il leader cinese ha appoggiato il presidente russo nel mettere in guardia contro le “interferenze” occidentali e l’espansione della Nato — che Putin ha poi accusato nei suoi tentativi di giustificare l’invasione immotivata dell’Ucraina da parte delle sue forze.

Ma i due leader si trovano ora in situazioni più precarie rispetto a febbraio. L’economia russa è sempre più isolata da un duro regime di sanzioni guidato dall’Occidente e l’esercito russo ha recentemente subito importanti battute d’arresto a causa della controffensiva organizzata da Kiev. Nel frattempo, la politica interna di Xi “Zero Covid” ha rallentato l’economia, minato la fiducia dei cinesi nel loro governo e danneggiato la reputazione globale di Pechino per la sua gestione interna dell’epidemia.

Sebbene la cooperazione resta, non mancano le differenze — è in questo momento soprattutto la Cina tende a evidenziarle. Anche dal punto di vista della condivisione delle operazioni militari ci sono alcune frizioni. Durante recenti manovre nel Pacifico, la Russia ha usato una nave spia come capo-gruppo delle unità inviate nel Mar del Giappone. Questo ha indispettito Pechino, che teme attività di spionaggio. Di fondo tra Cina e Russia resta sfiducia reciproca.



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