Toccherà al centrodestra, probabilmente, indicare un premier (o una premier) e formare un governo, ma bisognerà aspettare ancora almeno fino al 13 ottobre per sapere qualcosa di più. Scrive Alfonso Celotto
Ha vinto il centrodestra, ha vinto soprattutto grazie al premio di maggioranza che c’è dentro il Rosatellum, perché col 42-43% di voti supera il 55% dei seggi. Questo è un dato significativo, ma è significativo anche guardare alle 4 elezioni precedenti, in cui hanno sempre vinto partiti differenti, cioè abbiamo avuto quattro partiti di maggioranza relativa diversi. Nel 2008 le vinse il centrodestra, poi nel 2013 il Partito democratico, nel 2018 il Movimento 5 Stelle e adesso Fratelli d’Italia. Questo è un segno di fragilità e instabilità del quadro politico, in cui le maggioranze mutano molto velocemente, e ci fa capire come il pluralismo democratico sia in evoluzione.
Altro dato da segnalare è quello dell’astensionismo: siamo arrivati a una percentuale del 35%, un elettore su tre non ha votato, si sono persi quasi nove punti rispetto al 2018, mentre fra il 2018 e il 2013 si erano persi solo due punti. C’è insomma una grande disaffezione, una grande non partecipazione al voto.
Adesso, però, saranno tanti i punti da capire: la distribuzione delle forze nella maggioranza, capire come tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega si riuscirà a formare un governo, con una Lega un po’ meno forte di come ci si aspettava e una Forza Italia, invece, un po’ più forte, e il partito di Giorgia Meloni che li raddoppia.
Sicuramente toccherà al centrodestra indicare un premier e formare un governo, sappiamo che fino ad ora in tutte le diciotto legislature precedenti il primo governo ha sempre avuto alla guida il partito di maggioranza relativa che ha sempre indicato il premier. Comunque nella sua area: in fondo Conte era un 5 Stelle, in fondo Enrico Letta era un Pd anche se non il leader elettorale.
Dobbiamo aspettare il 13 ottobre per sapere qualcosa in più. Il 13 ottobre perché ci sarà la prima riunione delle Camere, in cui verranno eletti i presidenti di assemblea, poi la formazione dei gruppi e le consultazioni. Significativi anche il risultato di M5S e del Pd: sommando i risultati di Pd, M5S, Azione-Italia Viva avrebbero una maggioranza assoluta nel Paese però non sono riusciti a fare un’alleanza, hanno differenziato le politiche ed è probabile che con un’alleanza di campo largo non avrebbero vinto le elezioni.
Ora, spazio al Manuale Cencelli per definire la nuova squadra.