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Obiettivo agganciato. La sonda Dart è quasi pronta a deviare un asteroide

Stanno per iniziare le prove per difendere la Terra da un eventuale oggetto spaziale in rotta di collisione. La sonda americana Dart ha agganciato Dimorphos, il più piccolo del sistema a due asteroidi contro cui colliderà a fine mese, cercando così di modificare la traiettoria dell’asteroide più grande: Didymos

Il bersaglio è stato individuato. La sonda Dart (Double asteroid redirection test) della Nasa ha dato una prima occhiata all’asteroide binario nello spazio profondo Didymos, che si trova a circa undici milioni di chilometri dalla Terra. Esso fa parte di un sistema a doppio asteroide che include il bersaglio di Dart: Dimorphos, la luna orbitante intorno all’asteroide che con i suoi 160 metri di diametro raggiunge comunque le notevoli dimensioni della piramide di Giza. La missione della Nasa, lanciata lo scorso 24 novembre, vuole infatti valutare le possibili tecniche per difendere la Terra da un eventuale oggetto spaziale in rotta di collisione con il nostro pianeta. In che modo? Facendo una simulazione spaziale in cui Dart colpirà Dimorphos il 26 settembre, cercando di deviare la traiettoria dell’asteroide più grande, sperimentando così per la prima volta nella storia la tecnica dell’impatto cinetico. A bordo di Dart c’è anche il satellite dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) LiciaCube, realizzato a Torino da Argotec, che dovrà documentare la missione, raccogliendo i dati utili per la successiva analisi a Terra.

La prima foto

Composta da ben 243 immagini, la foto è stata realizzata il 27 luglio di quest’anno dalla camera Draco, che si trova a bordo di Dart, in un momento in cui la sonda era a ben 20 milioni di chilometri dal sistema Dydimos. Nonostante le enormi distanze dello spazio profondo, la telecamera è già riuscita a rilevare i due asteroidi e individuarne conseguentemente la posizione, superando con successo il test di cattura delle immagini. “La qualità dell’immagine è simile a quella che potremmo ottenere dai telescopi a Terra ma è importante dimostrare che Draco funziona correttamente e riesce a vedere il suo bersaglio per effettuare le regolazioni necessarie prima di iniziare a usare le immagini per guidare autonomamente la navicella verso l’asteroide”, ha spiegato Elena Adams, ingegnere dei sistemi della missione Dart.

La missione Dart

Il successo della missione Dart della Nasa, che ha come unico partner internazionale l’Asi, dipenderà dalla sua capacità di elaborare le immagini di Didymos e Dimorphos. Mentre il team dell’Agenzia spaziale americana effettuerà da Terra l’ultima correzione della traiettoria il 25 settembre, a circa 24 ore dall’impatto previsto. Da quel momento toccherà alla sonda guidarsi autonomamente nello spazio verso la collisione, senza alcun intervento umano e basandosi solamente sulle immagini. Una sfida che Dart affronterà alla velocità di oltre 6 km al secondo. Ad interessare particolarmente gli scienziati della Nasa, sarà anche il diametro dell’orbita descritta da Dimorphos intorno a Didymos, di appena un chilometro. La distanza, sufficientemente contenuta, permetterà di misurare e valutare con più precisione gli effetti di Dart.

LiciaCube

Circa dieci giorni prima dell’impatto, si staccherà il nanosatellite italiano LiciaCube, per consentirgli di registrare le immagini dell’impatto di Dart sull’asteroide e dei detriti generati dalla collisine. Dopo la separazione dalla sonda americana, LiciaCube procederà in navigazione autonoma verso l’obiettivo, compiendo anche un sorvolo del sistema binario e mantenendosi sempre a circa 50 chilometri di distanza dai due asteroidi. Sarà a questo punto che la missione del satellite italiano entrerà nel vivo: LiciaCube dovrà infatti diventare il testimone oculare dell’avvenuto impatto di Dart sulla superficie di Dimorphos, studiandone contemporaneamente la formazione della nube di detriti generata dallo scontro. Questa sarà anche l’occasione per studiarne la struttura e l’evoluzione del materiale presente sull’asteroide. Infine, anche a seconda della nube generata da Dart, dovrà misurare e studiare il sito dell’impatto e del cratere creato dalla sonda americana. La parte fondamentale, ovviamente, sarà l’ultima, con la misurazione dell’avvenuto spostamento della traiettoria di Dimorphos.

(Immagine: Nasa Jpl Dart navigation team)



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