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Una Finanziaria a quattro mani Meloni-Draghi? Buona idea. Parla Di Taranto

Intervista all’economista e docente Luiss. Inutile che l’Europa cada nell’isteria, l’Italia è una democrazia solida e la sua economia cresce. E comunque il voto di una Nazione sovrana va sempre rispettato. I mercati sono a loro agio e poi la leader di FdI ha detto più volte di non voler ricorrere al deficit di manica larga. Nel mentre può funzionare la collaborazione tra governo uscente e governo entrante nella scrittura della legge di Bilancio

Ora che un piede è dentro Palazzo Chigi, la domanda è: riuscirà Giorgia Meloni a sintonizzarsi con l’Europa di Ursula von der Leyen? Il quesito non è banale, dal momento che la posta in gioco è alta. Sì, i mercati che sostengono il debito italiano hanno già detto la loro, la leader di Fratelli d’Italia non è Belzebù.

Ma c’è da fare i conti con un Pnrr da portare a casa fino all’ultimo euro, un deficit da proteggere dalle pulsioni da scostamento e uno scudo anti-spread, qualora i rendimenti dovessero sfuggire di mano, da tenere pronto all’uso. Nulla è scontato. Formiche.net ne ha parlato con Giuseppe Di Taranto, economista e docente alla Luiss.

Giorgia Meloni premier. Nell’attesa di capire se e quando tutto ciò arriverà, è lecito aspettarsi un irrigidimento dei rapporti tra Roma e Bruxelles?

Diciamo subito una cosa, l’Europa ha commesso già un errore, attraverso la presidente della Commissione Ue, dichiarando già prima del voto di avere tutti gli strumenti necessari per contrastare eventuali situazioni di criticità con l’Italia. Tutto ciò premesso, vorrei ricordare a chi di dovere che l’Italia è un Paese libero, democratico ed è la seconda manifattura d’Europa. Inoltre facciamo parte del G7, il voto degli italiani va rispettato, non siamo né in Turchia né in Ungheria. Chi ha sbagliato è l’Ue, con dei commenti del tutto fuori posto.

Chiaro. Ma a questo punto è lecito attendersi delle frizioni a livello europeo con un governo di destra, dopo due anni o quasi di Mario Draghi?

Se non altro non penso che l’Ue debba temere per l’Italia e l’Italia stessa. Guardiamo ai mercati, mi pare che ci sia stata una reazione tutto sommato positiva, la Borsa non è caduta e lo spread non si è mosso più di tanto. Dunque, in attesa della politica, dagli investitori è arrivato un primo verdetto: niente panico.

Il terreno dello scontro potrebbe essere quello dei conti pubblici. Tra meno di due anni tornerà in vigore il Patto di stabilità…

Meloni ha già detto di essere contraria, se non strettamente necessario, a nuovi scostamenti di bilancio. Questo depone a favore delle regole di bilancio, sotto il profilo economico l’Europa dovrebbe stare tranquilla. Faccio notare che, grazie a Draghi e questo va riconosciuto, noi nel 2022 avremo una crescita intorno al 3%. E non è poco di questi tempi. Dunque, restino sereni, a Bruxelles.

Capitolo energia. Cosa si aspetta che farà un ipotetico governo Meloni sul fronte dell’impennata dei prezzi?

La proposta di Fratelli d’Italia parte dal disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’elettricità. Così facendo, l’energia costerà molto meno per famiglie e imprese. Il ministro Cingolani ha già fatto un decreto in questo senso, ma solo inerentemente alla quota rinnovabili. La Meloni, invece, vorrebbe andare oltre estendendo il disaccoppiamento a tutta l’energia elettrica, non solo quella prodotta da fonti verdi.

Tra poco più di due settimane bisognerà consegnare a Bruxelles la manovra d’autunno. Un governo Meloni non avrebbe il tempo materiale di redigerla e Guido Crosetto, tra i fondatori di Fratelli d’Italia e consigliere fidato della leader, ha proposto di scriverla a quattro mani con Mario Draghi. Ci può stare?

Direi di sì. Draghi è comunque un uomo competente e stare all’opposizione, finché ovviamente ci si resta, non vuol dire doversi per forza rifiutare di beneficiare delle competenze altrui. Quindi, perché no…

Torniamo all’Europa. Germania e Italia non sempre sono andate d’accordo, anzi… Ora che a Berlino governa l’Spd e a Roma, forse, la destra, come si metteranno le cose?

La Germania una volta era profeta dell’austerità, ora ha cambiato rotta e sposato la causa della solidarietà. Una sterzata dovuta al fatto che Angela Merkel ha lasciato il governo. Ora, non dipende dall’Italia se in Europa ci sarà più austerità o più crescita ma da Berlino. Credo che se l’Italia rispetterà i parametri di stabilità e crescita, non ci saranno problemi con Berlino. A meno che…

A meno che?

Non venga fatto un uso politico dello spread. Che cioè venga usato come una clava sull’Italia.


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