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Difesa comune al bivio tra Europa e Atlantico. Il caso dell’F-35

In Europa, sempre più Paesi scelgono l’F-35 per modernizzare le proprie forze aeree, tendenza osteggiata da Parigi, che invita i partner continentali a preferire prodotti europei. Ma l’interoperabilità garantita dagli F-35 per ora ha avuto la meglio. In futuro, la Difesa europea potrebbe trovarsi altre volte a dover scegliere tra prodotti “off the shelf” (Usa) o europei

Nel corso degli ultimi anni il caccia F-35 si è affermato con decisione a livello europeo, con diversi Paesi del Vecchio continente che hanno deciso di affidare le proprie difese aeree ai velivoli della Lockheed Martin. Svizzera e Finlandia sono stati gli ultimi ad accedere ufficialmente al programma, con Helsinki che ha ordinato a dicembre del 2021 una sessantina di apparecchi, in un accordo da nove milioni e mezzo di dollari. Il successo dell’F-35, inoltre, si impone in un contesto europeo caratterizzato da un’elevata competizione, soprattutto da parte dei francesi, che invitano i vicini a “comprare europeo”, proponendo il proprio Dassault Rafale. Tuttavia, c’è da registrare che ogni volta che il caccia della Lockheed ha affrontato in una gara per il procurement nazionale i caccia costruiti in Europa, dal francese Rafale allo svedese JAS 39 Gripen di Saab o l’Eurofighter Typhoon sviluppato da Airbus, BAE Systems e Leonardo, l’F-35 è sempre risultato vincitore.

“Off-the-shelf” o “buy European”?

Il tema è importante soprattutto in vista delle prossime tendenze dell’Europa per la propria Difesa. La buona riuscita dell’F-35 sul mercato europeo, infatti, da un lato aumenta l’interoperabilità delle diverse Forze armate del Vecchio continente, ma dall’altra focalizza il procurement europeo verso un prodotto statunitense. La scelta di preferire un sistema d’arma già pronto e performante, anche se proveniente da un mercato extra-europeo (principalmente Usa) rispetto a uno prodotto dalle imprese europee, infatti, potrebbe avere profondi impatti sull’architettura della Difesa dell’Europa nel suo insieme.

L’Europa degli F-35

Regno Unito, Italia, Paesi Bassi, Norvegia e Danimarca sono tutti Paesi partner del programma, e tutti hanno attualmente in servizio o in fase di ordine F-35 nelle varianti A e B. Nel 2018 il Belgio è diventato il primo cliente europeo nell’ambito delle vendite militari estere, impegnandosi nell’acquisto di 34 velivoli, seguito due anni dopo dalla Polonia. Nel 2021 il novero di Paesi europei a volersi dotare degli F-35 è salito drasticamente, con Svizzera e Finlandia, seguita dalla scelta storica della Germania di affidarsi ai caccia della Lockheed per sostituire i suoi Tornado. Anche la Repubblica Ceca si è impegnata ad acquistare 24 F-35A per il ritiro dei suoi Gripen, e a giugno la Grecia ha presentato ufficiale richiesta per l’acquisto di venti F-35A entro il 2028. Anche la Spagna sta ora ipotizzando di dotarsi di F-35, ipotesi ventilata anche dal Portogallo. Svizzera, Finlandia, Germania e Repubblica Ceca sono tutti all’inizio del processo di acquisizione, e la Lockheed Martin ha stimato che entro il 2030 saranno dislocati in Europa oltre 550 F-35.

La resistenza francese

Nonostante i successi, l’affermazione dell’F-35 in Europa non è priva di resistenze. In particolare, i leader del governo e dell’industria francese si sono espressi più volte sulla necessità di “comprare europeo”, criticando apertamente la decisione dei vicini di acquistare il Joint Strike Fighter. Le ire di Parigi si sono scatenate soprattutto su Berlino dopo la sua decisione di acquistare gli F-35, gettando preoccupazioni anche sul programma sul caccia di sesta generazione Fcas su cui i due Paesi collaborano insieme alla Spagna. Nonostante le rassicurazioni, infatti, il programma stenta a decollare, a differenza del rivale Tempest di Regno Unito, Italia, Svezia e, recentemente, il Giappone. Inoltre, le insistenze francesi nell’esortare gli europei a comprare all’interno dei loro confini, sembra essere più un modo per fare in modo che le proprie industrie possano rimanere competitive.

Le ragioni dietro il successo

Alla base del successo del Joint Strike Fighter c’è sicuramente l’elevato livello di interoperabilità tra alleati e partner assicurato dalla piattaforma. L’aereo è attualmente impiegato in diverse missioni Nato, dal Baltico al Mediterraneo, e gli Usa schierano in Europa diversi F-35 lungo il confine orientale dell’Alleanza. Inoltre, man mano che un numero maggiori di nazioni sceglie l’F-35, le Forze armate di quei Paesi diventano sempre più interoperabili a livello di equipaggi, di addestramento e di logistica. L’F-35, inoltre, è dotato di una solida tabella di marcia per gli aggiornamenti, che assicura che il velivolo rimarrà un solido asset per la difesa dei Paesi che li possiedono nei prossimi decenni. Il riemergere di un avversario convenzionale vicino ai propri confini, la Russia, ha inoltre indotto i Paesi del continente a dare priorità alle tecnologie stealth dell’F-35, in grado di assicurare un elevato livello di sopravvivenza contro i sistemi aerei complessi di Mosca.

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