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Draghi saluta Palazzo Chigi con conti in ordine e crescita

Il governo approva la Nota di aggiornamento al Def che porta in dote una crescita nel 2022 rivista al 3,3% e un indebitamento in discesa al 5,1%. Ma il prossimo anno il Pil frenerà per colpa della crisi energetica

Mario Draghi saluta Palazzo Chigi lasciando conti in ordine e un po’ di crescita in più, almeno per il 2022. Il Consiglio dei ministri, infatti, ha approvato la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, la quale, come ogni anno, precede la manovra d’autunno fissando i saldi dentro i quali le forze politiche dovranno incastonare l’ex Finanziaria.

Ebbene, come si legge nella Nota licenziata dal governo in serata, “l’economia italiana ha registrato sei trimestri di crescita superiore alle aspettative. Le prospettive adesso risultano meno favorevoli in ragione del marcato rallentamento dell’economia globale e di quella europea, principalmente legato all’aumento dei prezzi dell’energia, all’inflazione e alla situazione geopolitica”. Premessa d’obbligo visto che i rincari del gas hanno inevitabilmente impattato sulla crescita, soprattutto ventura.

Per l’anno in corso, infatti, “si prevede che il livello tendenziale del prodotto interno lordo aumenti del 3,3%, dal 3,1% contenuto nello scenario programmatico del Def in aprile, grazie alla crescita superiore al previsto registrata nel primo semestre e pur scontando una lieve flessione del pil nella seconda metà dell’anno. Inoltre, per effetto del positivo andamento delle entrate e della moderazione della spesa primaria sin qui registrati quest’anno, si prevede che l’indebitamento netto tendenziale scenda dal 7,2% del 2021 al 5,1%, un livello inferiore all’obiettivo programmatico definito nel Def pari al 5,6%”.

Non è finita. Anche il rapporto debito/pil è previsto in netto calo quest’anno, al 145,4% dal 150,3% del 2021, con un ulteriore sentiero di discesa negli anni a seguire fino ad arrivare al 139,3% nel 2025. Fin qui i conti, tutto sommato in ordine. Ma occhio al prossimo anno. Nel 2023, a causa dell’indebolimento del ciclo internazionale ed europeo, la crescita tendenziale prevista scende allo 0,6% rispetto al 2,4% programmatico del Def di aprile mentre “l’indebitamento netto tendenziale a legislazione vigente viene previsto al 3,4%, inferiore all’obiettivo programmatico del 3,9%”. Meno male che “queste previsioni sono improntate, come per i precedenti documenti di programmazione, a un approccio prudenziale e non tengono conto dell’azione di politica economica che potrà essere realizzata con la prossima legge di bilancio e con altre misure”.


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