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Dentro la Nato, ma rifondiamo l’Ue. Gardini (FdI) su sanzioni e gas

L’ex europarlamentare di Forza Italia ora candidata con Fratelli d’Italia dice, sulle sanzioni: “Condividiamo la posizione dei nostri alleati, l’Italia è in una intesa in una certa parte del mondo occidentale: vuol dire la Nato. Di pari passo però abbiamo da subito chiesto di compensare chi in Italia ha subito danni dalle sanzioni”

Sul gas si rischia che finisca come sui migranti, con l’Italia lasciata sola a pagare il prezzo più alto, dice a Formiche.net Elisabetta Gardini, già europarlamentare di Forza Italia e ora candidata per Fratelli d’Italia alle prossime elezioni. Il punto è quale Europa vogliamo, osserva, se quella di oggi affetta da nanismo politico o un’altra, diversa e da riformare.

Sulle sanzioni alla Russia il centrodestra è unito? La posizione di Fratelli d’Italia è stata da sempre euro atlantica.

Assolutamente sì. E devo dire che l’ha detto bene Giorgia Meloni anche in occasione dell’ultimo intervento a Cernobbio: il tema è spiegare anche a chi è contrario alle sanzioni che se l’Italia dicesse no alle sanzioni, cambierebbe qualcosa? No, perché l’Occidente continuerebbe ad avere la sua posizione e l’Italia non farebbe i propri interessi. Occorre una posizione realistica per difendere gli interessi del Paese, al di là di tutte quelle che sono le motivazioni, anche di diritto internazionale, che ci fanno sostenere di essere al fianco di chi è stato aggredito.

La geopolitica quindi?

Riporto un ragionamento che Fratelli d’Italia messo in campo sin dall’inizio della guerra e su cui adesso vedo che stanno convergendo in molti: cioè noi condividiamo la posizione dei nostri alleati perché l’Italia è in un’intesa in una certa parte del mondo occidentale: vuol dire la Nato. Di pari passo però abbiamo da subito chiesto che ci fosse un fondo di compensazione per i Paesi che hanno avuto conseguenze fortemente negative. E noi italiani siamo tra i Paesi che subiscono le maggiori conseguenze negative. Questo è un punto forte che noi dal primo momento abbiamo messo in chiaro.

È quello che sta facendo in questi giorni l’Europa sul gas?

Questo importante intervento da parte della Germania di 75 miliardi per mettere in sicurezza famiglie e imprese tedesche mi fa pensare che all’orizzonte non ci sia in questo senso una presa di posizione unitaria sul tetto al prezzo del gas o su misure prese a livello comunitario che a noi non basterebbero: noi abbiamo osservato che si rende necessario un fondo internazionale che non sia solo europeo, ma che comprenda tutta l’Alleanza atlantica, quindi anche gli Stati Uniti. E su questo non vedo dei passi in avanti. Vedo questo governo un po’ avvitato, non vorrei che finisse come con i migranti.

Ovvero?

Quanti anni sono che ci dicono che bisogna prendere una posizione? Ma fintanto che a livello nazionale non prendiamo comunque delle misure per mettere in sicurezza l’Italia e ci affidiamo all’Europa, rischiamo poi di restare appesi a Bruxelles per i migranti. Sul tetto al gas noi possiamo congelare in modo automatico o diminuire in modo automatico gli aumenti di Iva, di accise ma sono provvedimenti che non sono stati fatti: è da prima della guerra che la situazione bollette si è fatta grave. Tutti devono fare, a cominciare da ieri, ma bisogna cominciare al più presto.

Restando all’Europa, Emma Bonino ha detto: “Questa Europa è monca”, ma sembra uno slogan della destra. Quale il corto circuito?

È una cosa che Giorgia e Fratelli d’Italia dicono da sempre: l’Ue è un gigante burocratico ma un nano politico. Abbiamo bisogno di Europa, ma di un’altra Europa. Bonino fa riferimento alla lista Più Europa e vorrebbe dire più di questa Europa, invece no, penso che noi abbiamo bisogno di un’Europa che cambi il proprio paradigma.

La sinistra e certa stampa estera in Italia continuano a sbandierare il pericolo nero in caso di vittoria di FdI: come rispondete? Anche Antonio Polito sul Corriere della Sera lo ha evidenziato.

Aggiungo l’ultima dichiarazione di Letta: sarebbe a rischio la democrazia se vincesse la destra. Ma io, che ho una certa età, sorrido perché è la cosa che ho sempre sentito dire sin da ragazzina, quando c’erano il Pci e la Dc, poi è stata l’era di Berlusconi e adesso il pericolo nero siamo noi di FdI perché siamo con la destra che può vincere e far perdere una sinistra superba che non ha argomenti. Allora, quando la Democrazia cristiana vinceva con numeri importanti, loro in quanto alleati di una parte del mondo che era quella che stava dall’altra parte del muro, non potevano obiettivamente governare. Però erano riusciti comunque ad avere una prevalenza culturale: quelli che votano loro sono intelligenti e tutti gli altri di serie B. Esiste dunque una differenza antropologica? Secondo la sinistra tutti gli altri sono brutti, sporchi e cattivi e adesso questa cosa si è ancora di più radicata e rafforzata. Onestamente, dopo dieci anni di governo ininterrotto del Pd è difficile per loro entrare nei contenuti e nel merito. Quindi l’unica arma che sentono di avere in mano è sventolare un ipotetico rischio democratico visto che loro, i custodi della Costituzione, potrebbero perdere. Ma non è tutto.

Ovvero?

Non dimentichiamo i danni che ci lasciano, come la modifica del Titolo V che ha disastrato le province, con lo strapotere del capoluogo e un temperamento del potere nelle mani del sindaco. Il risultato? Cittadini di serie A e B.

Come ovviare a tutto ciò?

Se saranno confermati i sondaggi, ci troveremo a governare il Paese. Dovremmo proprio cambiare paradigma. Dovremmo ricreare una coesione a livello nazionale che è stata rotta e ribaltare il rapporto che c’è tra Stato e cittadini, perché tra lo Stato e sudditi adesso c’è l’Agenzia delle Entrate.

L’arrivo di Truss a Downing Street è un segnale incoraggiante?

Sì, non solo per i conservatori italiani, ma anche per la rete di future relazioni. Giorgia è presidente del Partito dei Conservatori Europei, di cui i conservatori inglesi sono i fondatori. Quando sono arrivata in Europa i conservatori inglesi stavano nel Partito Popolare e noi eravamo insieme con il Popolo della Libertà nel Ppe. I conservatori poi hanno lasciato il Partito popolare e hanno fondato questo nuovo gruppo di Conservatori e Riformisti, proprio perché volevano riformare l’Europa. C’è un’altra differenza tra popolari e conservatori: i secondi non ammettono alleanze con i socialisti, mentre i primi l’hanno fatta. I popolari si sono alleati con i socialisti, spinti dalla Merkel che, facendo la grande coalizione in Germania, ha riprodotto quel modello anche a livello di istituzioni europee. E invece i conservatori dicono assolutamente no all’abbraccio con la sinistra, perché poi la sinistra non è mai una sinistra che ti viene incontro, né rispetta i patti.

@FDepalo

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