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Come recuperare l’astensionismo involontario. Lo spiega un Libro Bianco (chiuso in un cassetto)

La relazione era all’esame delle Commissioni Affari costituzionali, e lì è rimasta. Si vede che è molto più gratificante piangersi addosso, anziché provvedere sul piano normativo e procedurale a meglio garantire l’esercizio di un diritto. Il commento di Giuliano Cazzola

Ad ogni elezione si ripetono sempre i soliti discorsi: “gli astensionisti sono il primo partito”; “cresce la disaffezione per la politica”; “occorre saper parlare ai tanti elettori che hanno smesso di votare” e quant’altro.

Così emergono gli appelli al voto in nome della partecipazione e della democrazia. E si ricordano i bei tempi quando ai seggi si recava più del 90% degli elettori. Certo il diritto dell’elettorato attivo e passivo è fondamentale per qualunque ordinamento civile e democratico. E la storia sta lì a dimostrare che i diritti si difendono attraverso il loro esercizio. Il “desencanto” esiste ed è diffuso; ed è determinato da motivi molto precisi quali il tramonto delle ideologie, il diffondersi del virus dell’antipolitica, usato come “continuazione della politica con altri mezzi”, la scarsa qualità della cosiddetta classe politica, che, per il combinato disposto della sua inadeguatezza e delle campagne di ostilità a cui è sottoposta, è precipitata negli ultimi gironi della credibilità.

È divenuto tanto gratificante “farsi del male” che di solito vengono trascurati gli aspetti tecnici del voto. Per esempio, a condurre alle urne il 90% dell’elettorato non era soltanto la passione politica, ma anche una norma – abrogata nel 1992 – la quale stabiliva che la menzione “non ha votato” fosse iscritta nei certificati di buona condotta per il periodo di cinque anni”. In sostanza non andare a votare era sanzionato come un inadempimento a un obbligo. Adesso, il fenomeno dell’astensionismo non è un mistero a cui ognuno può dare l’interpretazione che corrisponde di più al suo “sentire”; le indagini sociologiche hanno approfondito e classificato le possibili motivazioni, con esiti interessanti di cui tenere conto prima di avventurarsi nella terra di nessuno della percezione.

Merita di essere segnalato un Dossier Astensionismo pubblicato recentemente dalla Università Iulm di Milano con riferimento alle prossime elezioni politiche. Il documento, dopo aver passato in rassegna i sondaggi demoscopici dei diversi Centri e Istituti, conclude con la previsione tecnica circa l’astensionismo compresa in una forbice fluida che va dal 35 al 45 per cento. La possibilità di contenere o di espandere viene individuata nel rapporto con l’elettorato giovanile dai 18 ai 25 anni, con riguardo non solo alle coorti che voteranno per la prima volta ma anche per l’allineamento a 18 anni per l’elezione del Senato.

Il Dossier raggruppa come segue le differenti tipologie di non partecipazione al voto:

– un astensionismo tecnico-elettorale, causato da problemi organizzativi, logistici e di regolarità dei documenti necessari a votare, tra cui emerge il problema dei “fuori sede”;

– un astensionismo fisiologico, causato da motivi personali legati alla salute dell’avente diritto al voto che sceglie di non votare per motivi personali;

– un astensionismo di non integrazione, determinato dalla normativa sulla cittadinanza che riguarda giovani possibili votanti nati in Italia ma non legittimati;

– un astensionismo per sfiducia e protesta, causato da mancata fiducia nella politica, nel potere decisionale del singolo, nel non vedere risolte dagli eletti questioni considerate rilevanti.

Pertanto, la crescita del non voto deve far prevalente riferimento alla sommatoria delle cause individuali, di cui quella di sfiducia/protesta appare la più significativa. In ogni caso alcuni aspetti tecnico-burocratici vanno considerati anche in forma critica per la persistenza di problemi segnalati da tempo ma non risolti come quella degli elettori “fuorisede” (5 milioni di cittadini) per i quali anche quest’anno non sono previsti interventi per tutelare il loro diritto di partecipare al voto.

Un altro elemento importante viene attribuito alla crisi dei partiti che ha determinato il crollo della partecipazione. A livello di elezioni politiche tra quelle del 1994 e quelle del 2018 l’affluenza è calata di quasi quattordici punti percentuali. A livello di elezioni europee è calata di più e lo stesso dicasi ai livelli inferiori. Il Dossier poi fa riferimento a un vero e proprio Libro Bianco predisposto da una Commissione “Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto”. Avanzate dalla Commissione di esperti, coordinata da Franco Bassanini, ed istituita il 22 dicembre 2021 con decreto del ministro dei Rapporti con il Parlamento con delega alle riforme istituzionali Federico D’Incà, il quale, in una intervista dei ricercatori della Iulm ha fatto il punto sull’astensionismo involontario, quello che dipende dalla difficoltà e dagli impedimenti materiali a recarsi al seggio.

Vediamo i numeri: sono 4,2 milioni gli anziani over 65 che hanno difficoltà di mobilità (pari al 9% degli elettori). Di questi, 2,8 milioni (pari al 6% degli elettori) hanno gravi difficoltà di movimento. Per esempio, tra i grandi anziani, over 85 anni, l’astensionismo supera il 62%. Per le donne si registra un astensionismo aggiuntivo arrivando a toccare il 68,5% nella classe di età 85 e oltre. Inoltre, sono stimati in 4,9 milioni gli elettori che svolgono la propria attività lavorativa o frequentano corsi di studio scolastici o universitari in luoghi diversi dalla Provincia o Città metropolitana di residenza (pari al 10% degli elettori). Di questi, sono 1,9 milioni (pari al 4% degli elettori) coloro che per rientrare al luogo di residenza attraverso la rete stradale impiegherebbero oltre 4 ore (tra andata e ritorno).

Le misure proposte dal Libro Bianco potranno, quindi, semplificare e agevolare la partecipazione di oltre 9 milioni di cittadini, circa il 20% degli elettori, riducendo la percentuale di coloro che non partecipano al voto. È stato stimato che alle elezioni europee gli astensionisti involontari, che hanno difficoltà e impedimenti a recarsi al seggio, sono stati circa il 16/18% degli elettori (alle elezioni europee l’astensione è stata del 45,5% degli elettori). L’obiettivo è quello di eliminare difficoltà e impedimenti e di facilitare la partecipazione di questi elettori. Con quali proposte? L’indagine internazionale contenuta nella relazione della Commissione ha segnalato che in quasi tutte le democrazie mature sono state introdotte forme anche innovative per agevolare la partecipazione elettorale.

L’analisi di tali misure ha rappresentato il punto di partenza per la elaborazione di alcune proposte che la relazione sottopone alla valutazione delle autorità istituzionali italiane (Parlamento e governo). Tra queste si ricordano:
• la digitalizzazione della tessera e delle liste elettorali (election pass);
• la concentrazione delle scadenze elettorali in due soli appuntamenti annuali (election day);
• il voto anticipato presidiato, che consentirebbe all’elettore che prevedesse di avere difficoltà a recarsi al seggio nei giorni previsti per la votazione di potere esercitare il suo diritto di voto nei giorni precedenti l’elezione in qualunque parte del territorio nazionale, con le garanzie proprie del tradizionale procedimento elettorale;
• il voto, nel giorno delle elezioni, in seggi diversi dal proprio, ma collocati nella stessa circoscrizione o collegio elettorale;
• l’introduzione di misure di informazione e comunicazione;
• l’individuazione di sedi alternative agli edifici scolastici al fine di ospitare i seggi elettorali.

Nell’ambito del citato Libro Bianco, particolare rilievo assume l’analisi delle esperienze degli altri Paesi che offre una base conoscitiva di estremo interesse, anche ai fini dell’elaborazione di proposte. La ricognizione internazionale è servita per individuare modelli e strumenti utili a rimuovere gli ostacoli alla partecipazione al voto, intervenendo su quei fattori che sono alla base del fenomeno dell’astensionismo involontario (persone che per ragioni di studio e lavoro dimorano in un luogo diverso da quello di residenza; anziani, disabili, ecc.). Inoltre, nell’ambito della ricognizione, un focus particolare è dedicato agli strumenti di comunicazione, alle campagne di informazione e alle altre misure per la promozione della partecipazione al voto.

La ricognizione internazionale ha riguardato ben 19 Paesi: Australia, Austria, Belgio, Canada, Estonia, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera. Sulla base di tali ricognizioni sono state predisposte dalla Commissione Bassanini (che ha consegnato la relazione finale nell’aprile scorso) schede tecniche riguardanti:

– Quadro sinottico delle modalità di voto

– Voto per delega

– Voto elettronico

– Voto per corrispondenza

– Voto anticipato presidiato

– Voto in un seggio diverso da quello di residenza il giorno delle elezioni

– Voto per persone disabili, malate e anziane

– Liste elettorali, attestazione dello status di elettore e digitalizzazione

– Misure di informazione e promozione

– Edifici adibiti a seggio elettorale.

In sostanza, pur senza ignorare l’influenza dei fattori di crisi della politica, di disaffezione dell’elettorato, di crollo della partecipazione, di scomparsa dei partiti come forza organizzata e presente nel territorio, alcune misure rivolte a facilitare l’esercizio del diritto di voto potrebbero contribuire a ridurre l’astensionismo, soprattutto quando è involontario.

La relazione era all’esame delle Commissioni Affari costituzionali, e lì è rimasta. Si vede che è molto più gratificante – come in tante altre circostanze – piangersi addosso, anziché provvedere sul piano normativo e procedurale a meglio garantire l’esercizio di un diritto. È molto grave il torto che viene fatto a un cittadino che vorrebbe votare, ma non ci riesce a causa degli ostacoli che glielo impediscono.

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