“Il Movimento non ha mai venduto l’anima al diavolo”, sostiene il senatore Ettore Licheri, anzi è l’unica forza politica che può fare campagna elettorale su quanto realizzato negli anni passati: dal Reddito di cittadinanza al Decreto dignità. E su Grillo e Conte…
Un abbraccio di ritorno alle origini quello tra il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, e il suo fondatore, Beppe Grillo, sia fisico sia simbolico. La foto pubblicata dai profili dei due uomini politici arriva nel rush finale di una campagna elettorale che è tra le più brevi della storia politica italiana. Ed è in movimento anche Ettore Licheri, senatore del M5S, già capogruppo al Senato ed ex presidente della Commissione politiche dell’Ue, ora componente della Commissione esteri, è candidato nei collegi di Sardegna e Toscana alle politiche del 25 settembre, e risponde a Formiche.net tra una tappa e l’altra del suo tour elettorale.
Senatore, dopo settimane di silenzio da parte di Grillo, cosa significa questo abbraccio?
Vuol dire che ancora una volta si cammina nella stessa direzione, quella di sempre per il Movimento 5 Stelle, quella progressista. È indubbio che oggi c’è un’area progressista dove è possibile parlare di stato sociale, di difesa dei più deboli e di una giustizia più forte contro le mafie e che quest’area giorno dopo giorno sta facendo riferimento alla persona di Giuseppe Conte.
Il Movimento è diventato davvero di sinistra?
Non mi piacciono le categorie novecentesche, sono semplicistiche. Direi che è più corretto dire che il M5S è oggi percepito come una forza politica popolare credibile contro le diseguaglianze sociali, le discriminazioni delle donne nel lavoro, la disoccupazione giovanile, la descolarizzazione in molte regioni. Questi sono temi che non appartengono né alla destra né alla sinistra, ma il Movimento li ha sposati con convinzione. Siamo l’unica forza politica, nella Storia, che ha fatto campagna elettorale su quello che ha fatto e non sulle promesse.
E cosa significa?
Significa che quello che diciamo, facciamo. In politica contano i fatti, ecco, noi ci siamo presentati con degli obiettivi concreti: salario minimo a 9 euro, superbonus fino al 2027, le pensioni anticipate per le mamme lavoratrici, la cancellazione dell’Irap… La gente sa bene che se la nave Italia ha evitato di scontrarsi contro gli scogli della pandemia e del default lo deve a Giuseppe Conte, al suo coraggio e alla sua determinazione.
Al governo Conte II si devono i fondi del Pnrr, però la loro messa a terra toccherà probabilmente a un governo di un altro colore…
Partiamo da un piccolo dettaglio, che tanto dettaglio non è: oggi i sindaci stanno programmando i loro territori grazie ai miliardi ottenuti dal presidente Conte e, a pensarci bene, la ragione principale per la quale siamo entrati nel governo Draghi, oltre che quella di aver accolto un accorato appello del Presidente Mattarella per una unità nazionale che sarebbe dovuta essere necessaria dopo l’accoltellamento di Giuseppe Conte da parte di Matteo Renzi nel dicembre del 2021, è stata la necessità di vigilare su quei miliardi faticosamente conquistati da Conte a Bruxelles. E ci riuscimmo pur se irrisi da tutti.
A chi si riferisce?
Tutti i partiti, tutti i giornali erano convinti che l’allora presidente del Consiglio Conte non sarebbe riuscito ad ottenere l’emissione di un debito comune europeo, la realizzazione di un fondo di solidarietà per la pandemia. La Lega addirittura disse che il Pnrr era una truffa, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni votò contro in alcune occasioni.
Veniamo però al presente. Il costo dell’energia causato dall’aggressione russa all’Ucraina inizia a farsi sentire nelle bollette di imprese e famiglie.
Mi lasci prima dire che queste stangate erano già evidente sei mesi fa e il Movimento è stato il primo a lanciare l’allarme. A dicembre parlavamo di una fase inflazionistica che stava iniziando a impoverire il ceto medio, parlavamo della necessità di intervenire subito prima che la fase recessiva prendesse il sopravvento. E a marzo, mentre tutti pensavano alle armi, Giuseppe Conte chiedeva a Draghi provvedimenti forti, coraggiosi, contro bollette e caro vita, ma Draghi ci ha ignorato fino alla fine. Non erano bandierine elettorali come qualcuno diceva, e ora il conto lo pagano imprese e famiglie e paghiamo l’immobilismo che denunciavamo mesi fa.
E allora come se ne esce?
Per uscirne vivi non c’è molta scelta, o si sostengono i maggiori costi delle famiglie e delle imprese o molte aziende chiuderanno e tornerà a crescere la povertà, questa è la realtà oggi.
Un luogo simbolo di queste ultime settimane sul fronte gas è Piombino col suo possibile rigassificatore che ha creato rotture all’interno della stessa amministrazione locale e del partito a cui fa riferimento, Fratelli d’Italia. Il Movimento cosa dice, rigassificatore sì o no?
Noi diciamo sì ai rigassificatori galleggianti e temporanei, ma previa valutazione di impatto ambientale e previa valutazione del rischio rilevante. Noi diciamo che i rigassificatori temporanei in questo momento occorrono, ma le procedure di installazione devono essere trasparenti e partecipate. I cittadini residenti devono sapere cosa si stanno mettendo in casa. Fare presto va bene, ma mettere a rischio la salute delle persone no.
Quindi del nucleare non se ne parla…
Sento parlare del nucleare di quarta generazione, le cito a memoria una frase: “La principale caratteristica dei reattori di quarta generazione è quella di non esistere”. Questa frase non l’ha detto Giuseppe Conte o il Movimento, l’ha pronunciata il fisico Angelo Tartaglia. Parlare di nucleare pulito vuol dire mentire agli elettori. Il nucleare da fusione sarà realizzabile tra vent’anni e noi dobbiamo trovare una soluzione ora. Questo nucleare intrinsecamente sicuro, che non rilascia scorie, che non ha bisogno di uranio ma come dico io solo d’amore, è ancora solo un esperimento.
Un altro terreno di scontro, questi giorni, è stato sul Reddito di cittadinanza. Il dialogo a distanza tra Renzi e Conte e le parole di quest’ultimo, “Scendi in piazza senza scorta” sono state viste come un’aggressione dal leader di Italia Viva. Cosa intendeva Conte?
Io credo che le parole di Conte siano molto chiare. Trovo invece incredibile che in un momento in cui viviamo un’emergenza sociale, alla vigilia di un inverno tremendo con un milione di poveri in più e con problemi serissimi nelle periferie ci sia chi propone di abolire il Reddito di cittadinanza, come Renzi e come Meloni. Su questo voglio aggiungere una cosa importante.
Prego.
Il Reddito di cittadinanza non lo abbiamo pensato per il povero. È stato pensato per tutti noi. Per chiunque venisse licenziato domani e non dovesse più trovarsi sulla strada perché c’è uno stato sociale che, in attesa che trovi una nuova occupazione, assicura un salario di riserva. Così si risparmia l’umiliazione di doversi chinare al prestito dello strozzino, delle banche, di doversi tentare dalla malavita. È comprensibile la discussione che ha generato, perché ha dato al lavoratore la dignità di rifiutare un lavoro sottopagato, ha acceso i fari sul flop dei nostri centri per l’impiego, che nonostante il miliardo di euro dati dal Conte I alle regioni, i governatori non riescono a far funzionare e perché ha reso evidente la necessità di alzare i salari.
Qualcosa andrà migliorato, però, se la collocazione di tanti beneficiari del Reddito è così complicata…
Certo, tutti i provvedimenti sono migliorabili. Quello che però non accetto è che si punti il dito sul Reddito di cittadinanza piuttosto che sui centri per l’impiego che regioni e comuni, nonostante l’obbligo di assumere 11mila persone, ne abbiano assunte solo 3mila. Centri per l’impiego che riescono oggi a incrociare solo il 3% della forza lavoro. Il che significa che non stanno facendo la funzione per la quale sono deputati.
Cosa risponde a chi dice che il Movimento 5 Stelle è il partito dei bonus?
Il salario minimo, superbonus, contribuzione sud non sono solo parole. Sono progetti politici reali che mettono al centro il lavoro, che è la prima emergenza sociale di questo Paese. La crescita del Pil registrata nel 2021 al 6,6%, di cui Draghi è andato a vantarsi in Europa, dipende proprio dalle misure messe in campo dal governo Conte, altro che banalizzare parlando di partito dei bonus.
Però il Movimento 5 Stelle è lontano oggi dal quel 32% di 5 anni fa. Come se lo spiega?
Sono stati 5 anni molto difficili, sono stati fatti tre governi. I nostri iscritti finalmente hanno capito che quando per governare devi allearti con qualcuno la coerenza non sta nelle alleanze elettorali, ma nelle cose fatte. Oggettivamente, gli iscritti oggi ci riconoscono che siamo riusciti a far votare alla Lega i due provvedimenti più di sinistra della Storia di questo Paese: il Reddito di cittadinanza e il decreto dignità che metteva fine ai contratti a tempo.
E poi c’è stata la crisi del governo gialloverde…
Anche in questo caso, i cittadini oggi sanno che, nell’estate del 2019, abbiamo impedito a Salvini di prendersi i “pieni poteri” a cui mirava, e sanno che nel governo con il Pd siamo riusciti a fare quello che questo partito non era mai stato capace di fare, cioè tagliare il numero dei parlamentari, portare l’ambiente in costituzione, l’assegno unico familiare… Credo che i cittadini oggi ci riconoscano il merito di aver portato a casa l’80% del programma con cui ci eravamo presentati, e ci sta premiando, oggi, con il consenso.
Dal 26 settembre ci saranno margini per riprendere il dialogo interrotto col Pd?
Non voglio parlare del dopo elezioni, oggi posso dire che la destra, Letta, Salvini, il centro, sono diventati una cosa sola. Noi stiamo dall’altra parte, ci presentiamo da soli, con l’orgoglio delle cose fatte e con l’orgoglio di non aver mai venduto l’anima al diavolo.