Ecco come un secolo prima di Colombo, nel periodo del massimo splendore di Venezia, due fratelli affrontano un viaggio straordinario nel profondo Nord sulle rotte commerciali vichinghe arrivando fino alle coste del Canada
La storia dell’epica avventura dei Fratelli Zen iniziò a circolare a Venezia più di un secolo dopo la loro morte quando un loro pronipote, Nicolò il Giovane, senatore della Repubblica Veneta e membro del Consiglio dei Dieci, desideroso di far conoscere la storia dei suoi avi, pubblicò il libro “Dello Scoprimento dell’Isole Frislanda, Eslanda, Engroneland, Estotiland et Icaria fatto sotto il Polo Artico da due fratelli Zeni”, conservato oggi presso la Biblioteca Marciana nella città lagunare. In questo libro il Giovane, tramite alcune lettere appartenute ai fratelli e aggiungendo parti di testo mancante di suo pugno per collegare i brani delle lettere, ricostruì l’incredibile viaggio degli Zen nel Nord Atlantico che arrivarono a toccare le coste del in Nord America. Al testo aggiunse poi una cartina geografica, “carta da navegar”, che è passata alla storia con il nome di Mappa di Zeno.
LA MAPPA DI ZENO
Questa mappa è in tutto e per tutto una carta geografica dell’epoca in cui sono distinguibili chiaramente la Norvegia, la Svezia, la Groenlandia e l’Islanda, grazie anche ai rispettivi toponimi riportati sulla carta. Ma la differenza rispetto alle altre mappe è la presenza di alcune isole che nessuno all’epoca aveva mai riportato e di cui nessuno ne conosceva l’esistenza: Frieslanda, Icaria, Estotilanda, e addirittura le coste dell’area geografica di Terranova, nell’odierno Canada e parte delle zone più a sud. Ma chi erano i fratelli Zen? E come erano riusciti ad arrivare in quelle terre così lontane?
I FRATELLI ZEN
Appartenenti ad una delle famiglie famiglia tra le più antiche, nobili e famose di Venezia che aveva contribuito notevolmente alla crescita e allo sviluppo della città lagunare per tutto l’arco della sua storia, i fratelli Zen erano: Carlo, un eroe della guerra contro Genova; Nicolò un ricco commerciante con diversi incarichi pubblici per la Serenissima nel Levante, prima e dopo il decennio passato nel Nord Atlantico; Antonio, meno conosciuto ma anche lui presente negli atti veneziani del quattordicesimo secolo.
I VIAGGI DI ESPLORAZIONE
Siamo nel periodo d’oro della Repubblica di Venezia, dove la Serenissima sviluppò una potente intelligence economica con gli esploratori veneziani che, sempre alla costante ricerca di nuove merci e nuovi mercati, si arrischiavano a girare il mondo per mari e per terra, come Marco Polo con il suo celebre viaggio in Cina sulla Via della Seta e Niccolò dè Conti che esplorò l’Indonesia e Ceylon. In più, con il Bacino del Levante, centro delle principali rotte commerciali ma contese con Genova, l’Impero Ottomano e le altre potenze, la Serenissima era alla ricerca di nuovi mercati e vie alternative. Infatti, già dal 1317, i Veneziani, attratti dai ricchi mercati fiamminghi, nonostante il potere della Lega Anseatica, avevano allestito diverse “munde” (convogli) e aperto una linea di collegamento che congiungeva Venezia a Bruges, dove avevano aperto un consolato e negoziato dei diritti commerciali. La scelta di aprire una linea marittima che fiancheggiava la costa atlantica europea, era una valida alternativa ai trasporti terrestri, in quel tempo insidiosi, lunghi e soprattutto onerosi.
IL VIAGGIO DI NICOLÒ ZENO
Più o meno nel 1382-83 Nicolò Zeno, dopo aver buscato i mari del Mediterraneo commerciando spezie e combattendo i genovesi, decise di tentare la sorte in questa nuova rotta verso le Fiandre. Allestì una cocca, una nave a scafo tondo in grado di navigare nell’Atlantico, e partì senza scorta per ridurre i costi dell’impresa; era temerario e sicuro di sé, inoltre parlava il franco, una lingua parlata in tutti i porti, composto da vocaboli greci, veneziani, catalani, latini, arabi e di altre lingue, che permetteva ai mercanti di comunicare e concludere le transazioni.
IL NAUFRAGIO
Ma il viaggio di Nicolò non andò bene. Al largo del canale della Manica fu colto da una fortissima tempesta che lo spinse verso il Nord per diversi giorni finché non approdò nell’isola chiamata Frislanda, una terra sconosciuta ai Veneziani. Qui i naufraghi furono attaccati dalla popolazione locale ma furono salvati dall’arrivo provvidenziale del Signore delle Isole, un misterioso principe chiamato Zichmni che li salvò, offrendo loro protezione. Il principe parlava latino e conversando con Nicolò spiegò che si trovava a Frislanda alla testa di una spedizione militare per soffocare una ribellione della popolazione locale.
IL PIRNCIPE ZICHMNI
Gli storici hanno a lungo dibattuto sull’identità di Zichmni e ad oggi, seppure manchi una conferma ufficiale, la più plausibile teoria sembra essere quella che vede i naufraghi salvati da Henry Sinclair, figlio di William Sinclair, Lord di Rosslyn e della nobile norvegese Isabella, figlia di un conte delle Orcadi. Sincler, che nella lingua locale era pronunciato Zincler e quindi una possibile errata trascrizione del nome abbia portato a Zichmni, stava allora combattendo le popolazioni delle Fær Øer e delle Shetlands, che si erano ribellate alla autorità del re.
FRISLANDA
Altro errore di traslitterazione del nome sembra essere quello legato alla misteriosa isola di Frislandia; quasi sicuramente si tratterebbe dell’arcipelago delle Fær Øer, la cui colonizzazione Vichinga delle isole era avvenuta intorno al IX sec. e l’arcipelago fu chiamato Faeroeisland, isola delle pecore. La conclusione a cui gli studiosi giunsero è che Nicolò Zen scrivendo le sue lettere, abbia contratto il nome, probabilmente pronunciato velocemente, in veneziano medievale: Faroeisland/Friesland/Frieslanda.
LA NOMINA A CAVALIERE
Dopo il salvataggio sulla spiaggia il principe Zichmni notò la grande abilità marinara di Nicolò e dei suoi marinai e propose loro di unirsi a lui nella sua missione di controllo delle isole. Il veneziano accettò e dopo un successivo periodo al servizio del principe fu nominato cavaliere.
L’ARRIVO DI ANTONIO ZEN
Ma Nicolò era un esperto commerciante e aveva immediatamente compreso le grandi opportunità che quelle isole avevano. Scrisse al fratello Antonio, a Venezia, chiedendogli di raggiungerlo: “Si prende pesce in tanta copia che se e caricano molte navi e se ne fornisce la Fiandra, la Bretagna, l’Inghilterra, la Scozia, la Norvegia e Danimarche, e di quel ne cavano grandissime ricchezze”. L’anno successivo Antonio, dopo aver acquistato e approntato la nave per il lungo viaggio partì alla volta del Nord per raggiungere il fratello. Tuttavia, il ricongiungimento dei fratelli fu breve perché Zichmni chiese a Nicolò di accompagnarlo in una nuova spedizione militare verso le Shetland, assediate da un cugino di Zichmni.
ESTLANDA
Partiti per le isole Shetland furono colpiti da una tempesta che decimò la flotta, ma riuscirono comunque a raggiungere le isole. In questo caso però gli errori di traslitterazione sono minimi perché le isole sono facilmente individuabili: nel nome Estlanda (Shetlands), Danberg (Danaberg), Bress (Isola di Bressay) che Nicolò posiziona erroneamente vicino all’Islanda nella mappa di Zeno.
ARRIVO IN ISLANDA
A Estlanda il principe e Nicolò conclusero la loro missione spostandosi poi fino in Islanda seguendo la vecchia rotta vichinga. Approdati in un fiordo sicuro dell’Islanda, Nicolò e i suoi uomini iniziarono ad esplorare l’area. Nelle lettere inviate a Venezia, e poi trascritte da Nicolò il Giovane nel libro, ci sono tutti i dettagli e soprattutto l’ammirazione dell’esploratore veneziano; rimase affascinato del monastero nel quale veniva sfruttata l’energia geotermica del vulcano per il riscaldamento e per l’acqua calda. Il calore nel sottosuolo permetteva la coltivazione di verdure e veniva utilizzato per cuocere il pane senza l’ausilio di forni a legna, tecniche tutt’oggi utilizzate. Inoltre, i monaci estraevano le rocce vulcaniche dalle bocche del vulcano vicino utilizzandole come materiale di costruzione. Purtroppo, i monasteri furono distrutti dalle eruzioni vulcaniche e sepolti da strati di cenere e sono stati scoperti negli ultimi anni.
ESTOTILANDA, DROGEO E ICARIA
Successivamente Nicolò tornò a Venezia ma Antonio, invece, decise di rimanere per altri dieci anni al servizio del principe Zichmni come comandante della flotta. In questo periodo il principe apprese la storia di alcuni pescatori che persi per mare avevano raggiunto delle terre sconosciute chiamate Estotilanda e Drogeo, ed erano rimasti lì per decenni per poi riuscire a tornare in patria, alle Fær Øer. Quando Zichmni gli propose di tentare l’impresa, reagì con grande entusiasmo e in poco tempo mise insieme la flotta e fece caricare le provviste. Dopo una sosta alle Fær Øer (Frislandia) furono colpiti da una tempesta e approdarono su un’altra isola, chiamata Icaria, i cui abitanti si dimostrarono ostili, impedendo loro di sbarcare e colonizzare l’area.
LO SBARCO A TERRNOVA
In realtà Antonio e Zichmni non sapevano di essere arrivati in un altro continente, precisamente a Terranova (Newfoundland), nel Canada nord-orientale; Estotilanda, infatti, è da identificarsi nella Nuova Scozia, che secondo la testimonianza dei pescatori, all’epoca era abitata da una colonia vichinga, una delle ultime in Nord America. Su Drogeo, la zona costiera a sud di Terranova, il pescatore riferì la presenza di cannibali a cui avrebbe insegnato la pesca con le reti, cosa che gli salvò la vita, perciò fu evitata da Antonio.
LA GROENLANDIA
Successivamente il viaggio di Antonio e di Zichmni proseguì ma gli esploratori furono spinti dal vento impetuoso verso nord, raggiungendo la punta meridionale della Groenlandia nel 1398 e chiamarono la zona Capo di Trin, l’odierno Capo Farvel. Qui trovarono una popolazione eschimese di piccola statura e molto mite. Il luogo si presentava accogliente e con clima temperato; Zichmni incaricò Antonio Zen di ricondurre alle Fær Øer quei marinai che insistevano di ritornare, mentre egli si fermò per esplorare quelle coste e colonizzare. Stabilito un insediamento nel porto d’arrivo, seppe disegnare una carta della Groenlandia che nella parte meridionale rivela una precisione che rimarrà ineguagliata per un paio di secoli (se non più), con toponimi alcuni dei quali ancor oggi riconoscibili.
IL RITORNO A CASA
Successivamente anche Zichmni fece ritorno alle Fær Øer ma morì poco dopo, nel 1402, combattendo contro una flotta di invasori delle sue Orkney. Antonio, a sua volta, partì per il lungo viaggio di ritorno a Venezia, ma morì durante il viaggio e di lui si persero le tracce.
COS’È VERO E COS’È FALSO?
Ma cos’è vero o falso della storia dei fratelli Zen? Prima di tutto va sottolineato che le lettere da cui Nicolò il Giovane ha preso le informazioni narrano di particolari geografici molto dettagliati che in parte confermano la veridicità della storia. Solo chi aveva visitato i villaggi e i monasteri in Islanda e Groenlandia poteva fornire dettagli così precisi, perché nei secoli successivi nessuno poteva sapere dell’esistenza di monasteri medievali in Islanda, confermati solo da ricerche archeologiche del ventesimo secolo. Si tratta quindi di una testimonianza oculare. Nessuna sapeva nemmeno che fino al tempo dei fratelli Zen esistevano ancora insediamenti dei discendenti dei vichinghi a Terranova.
LA PRESENZA VICHINGA IN NORD AMERICA
Infatti, Nicolò e Zichmni giunsero alle coste di Terranova un secolo prima di Colombo scoprendo, o meglio riscoprendo le coste americane, già raggiunte dai Vichinghi nel X sec. Ci sono, infatti, nuove evidenze che dimostrano che gli “uomini del Nord” arrivarono in America più di 400 anni prima del navigatore italiano, dove stabilirono una piccola colonia. A testimoniare la presenza dei vichinghi nell’isola canadese di Newfoundland, in particolare nell’insediamento di L’Anse aux Meadows scoperto nel 1960, ci sono i resti di antiche costruzioni in legno, utensili e altri oggetti. Una recente ricerca dall’università olandese di Groningen e pubblicata sulla rivista Nature stabilisce che i vichinghi erano presenti sull’isola canadese nel 1021, cioè più di quattrocento anni prima che Cristoforo Colombo sbarcasse in America.
LA SAGA DELLA VINLANDIA
La testimonianza del loro primato su Colombo era data anche dalle saghe della letteratura norrena, “Le Saghe della Vinlandia”, che sono i più antichi e completi testi contenenti testimonianze risalenti alle genti nordiche che videro per la prima volta con i propri occhi il continente americano.
GIOVANNI CABOTO
Solo nel 1497 un altro veneziano, Giovanni Caboto, arrivò a Terranova a bordo della Matthew, dopo aver cercato invano una scorciatoia per la Cina; successivamente Sebastiano Caboto, figlio di Giovanni, continuò ad esplorare il Nord America e a dare inizio alla colonizzazione. Ma la domanda, a questo punto, è: Caboto riuscì in qualche modo ad avere notizie dei viaggi dei conterranei Zen? Questo sicuramente non è possibile accertarlo, ma c’è la curiosa casualità storica che, dopo il periodo vichingo, i primi due europei a tornare nel “Nuovo Mondo” fossero entrambi veneziani.
IRRESISTIBILE NORD
Su questa bellissima storia, il giornalista e storico Andrea De Robilant ha scritto il libro “Irresistibile Nord” dove personalmente ripercorre in un viaggio nel Nord Europa tutte le tappe del viaggio deli Fratelli Zen, intrecciandole con la storia di tutti i territori.
FONTI
Tombetti Pierluigi, La Mappa di Zeno e gli affascinanti viaggi dei fratelli Zen, 30-11-2020
Pizzati Lodo, Dalla Frislandia all’Estotilandia, 20-03-2015