E’ notizia di questi giorni che un pittore palermitano ha donato, alla più antica e consolidata organizzazione a supporto dei cittadini americani di discendenza italiana, un ritratto raffigurante Vincenzo Sellaro, nativo di Polizzi Generosa (PA), emigrato agli inizi del Secolo XX in quel di New York.
Non è notizia da poco che nella Madrepatria ci si ricordi, a distanza di oltre un secolo, di una tra le figure più importanti per la comunità degli italiani in America, poi diventati italo-americani ed oggi, definitivamente, cittadini americani di discendenza italiana. Una comunità che, spesso dimenticata in Patria, ha dovuto lottare per conquistarsi un posto al sole in una terra che li ha considerati, ricordiamoci l’immigration act, non solo indesiderati ma anche, purtroppo, indesiderabili.
Eh si… perché, né più né meno delle China Town, le Little Italy alla fine erano ghetti e gli italiani, quando presenti in una comunità, finivano a far da capro espiatorio di reati spesso neanche commessi. Eppure gli italiani oggi sono riconosciuti come un vero valore aggiunto alla società americana e questo lo si deve certamente all’operato delle organizzazioni italoamericane che hanno difeso, e continuano a difendere, la reputazione dei nostri connazionali negli Stati Uniti attraverso una instancabile attività di advocacy.
Un’attività in cui troppo spesso gli italoamericani sono stati lasciati soli e, elegantissime cene di gala ed happening sportivi a parte, non hanno avuto grande supporto dall’Italia.
E’ per questo che suona così strano, e meraviglioso allo stesso tempo, che del dottor Vincenzo Sellaro, fondatore del primo ospedale italiano negli Stati Uniti e della più antica e consolidata organizzazione a supporto degli italoamericani, l’Ordine dei Figli d’Italia in America, si ricordino un Critico d’Arte, Palo Battaglia La Terra Borgese, ed un pittore, Sergio Potenzano, entrambi palermitani, che decidono di contattare la rappresentanza italiana dell’Ordine per donare un ritratto di Sellaro.
L’opera di Potenzano, una tela di 100×90 cm eseguita in acrilico, è stata donata, grazie all’interessamento del Battaglia La Terra Borgese, che ne ha inoltre firmato la critica, alla Sede Nazionale di Washington di questa organizzazione in segno di profonda amicizia e riconoscenza da parte della Motherland ai nostri connazionali che hanno con sacrificio abbandonato l’Italia, contribuendo alla crescita di una grande Nazione amica, gli Stati Uniti d’America.
Un’opera che idealmente rappresenta la risposta italiana al tributo americano rappresentato da una statua di Sellaro posizionata nel quartiere di New York dove egli visse ed operò. Ci aspetteremmo che sia un primo passo per il definitivo riconoscimento di un personaggio e di una storia così importante. Dopo un secolo non sarebbe neanche male che gli si intitolasse una strada nella sua città natale, o almeno a Palermo e che si interrompesse definitivamente l’incantesimo del ‘Nemo profeta in Patria’.
Un’immagine vale mille parole, si dice, e l’immagine di Sellaro ritratta sulla tela dal Potenzano è stata interpretata dal Critico D’Arte Paolo Battaglia La Terra Borgese che ne ha firmato la critica, in calce riportata, sintonizzandosi sulle vibrazioni tutte positive suscitate da quel ‘medico siciliano che aiutava gli Italiani d’America’ quasi lo avesse conosciuto personalmente.
La critica di Paolo Battaglia La Terra Borgese dell’opera di Sergio Potenzano “Tributo a Vincenzo Sellaro” – 2020, acrilico su tela, 100×90 cm.
Eseguire oggi, nel 2020, in chiave contemporanea, il ritratto dell’italiano Vincenzo Sellaro, nato nell’entroterra siciliano a Polizzi Generosa nel 1868 e vissuto sino al 1932 a New York, dunque vissuto a cavallo del millenovecento, ha richiesto certamente, al pittore palermitano Sergio Potenzano, di affrontare un’impresa intensa e straordinaria. Nasce così, quale omaggio al Sellaro, il dipinto del ritratto a Lui dedicato.
Del bozzetto ai fini del ritratto di Vincenzo Sellaro vive e si manifesta, sul dipinto finito, il senso spontaneo di immediatezza che mostra più che evidente lo stile del pittore Potenzano.
Tutto è programmato per essere suggestivo di tutto: perché da questo ritratto – di una persona mai incontrata – si possa astrarre, come poi si astrae, un energico discorso espressivo: le radici culturali; la vicenda migratoria transoceanica; la percezione della popolazione italiana, e, peggio, siciliana, nella società americana; la condizione di medico del dottor Vincenzo Sellaro e il suo senso d ella fraternità; le notevoli capacità organizzative come quella di costruire un ospedale dove parlare in lingua italiana; e, non ultime, le spinte filantropiche dettate anche dal sentimento di italianità che motivarono il Medico ad agire verso il miglioramento della reput azione della comunità italiana negli Stati Uniti, e che lo spinsero sino a costituire una grande società di mutuo soccorso per gli immigrati italiani.
Potenzano parte da un’idea ben precisa, che è quella di indagare le cromie inesplorate del settore sanitario per conferire co sì colori suggestivi e competenti alla fisionomia del Sellaro medico, figura che il pittore trae dall’unica foto disponibile, che è in bianco e nero. Questo studio conduce l’Artista alla esatta selezione delle tinte, e perciò allo scarto dei toni diversi. Per la descrizione letteraria del Medico il Pittore usa il blu, il bianco, il grigio, il verde. Col blu produce e determina i concetti di compostezza e autorevolezza dell’ambito sanitario. Al bianco affida la pulizia e l’igiene. Imparzialità verso i pazienti e compromesso farmaco-chirurgico sono affidati al grigio. Il verde è deputato invece all’equilibrio e alle fattezze della natura.
Potenzano ha scelto pure i colori etici dell’attività medica e utilizza perciò anche il rosso Croce Rossa per specificare l’emergenza e il vigore; l’arancione quale fonte di energia e rinvigorimento; la felicità e l’allegria del giallo; il viola della spiritualità; il rosa, a significare il nutrimento; il marrone, interprete di affidabilità e gravità; ed il nero, quale simbolo della riservatezza.
La tela stessa è dunque da tutti questi stessi colori intrisa di naturopatia e cromoterapia, cure antichissime, note nell’Antico Egitto, quanto attuali: quasi Sellaro fosse quel simbolo del bene primordiale che trova la sua origine nella Creazione.
Il Pittore chiede a sé di darsi tutto, di affermare in modo alto la potenza e l’individualità dello spirito del medico Sellaro, e di vivere un temperamento d’artista capace di afferrare con veridicità la natura del soggetto.
Con assai intuito traduce tutto ciò in sincerità pittorica, lascia trionfare l’emozione che contrappone alla passività fotografica di quello scatto in bianco e nero la visione storica, riesce a fissare la visione in una forma appropriata seppur anarchica.
Sul terreno del linguaggio pittorico la tavolozza di Potenzano si purifica, con la pretesa di una estetica dedicata, di un colore liberamente trattato. Ed è la convalida dell’intuizione felice. Il rigetto di tonalità altre lo porta a comprendere la lezion e di Delacroix e le sue osservazioni sui colori complementari. Le uniche tonalità ammesse nel dipinto sono quelle delle ombre, in una continua gara di esaltazione cromatica.
In una atmosfera per alcuni versi impressionista la figura è ritratta nella ricchezza delle sue emozioni, non è più disegno c olorato o volume dipinto: il colore è l’epidermide di tutto, è colore l’ombra, è colore la forma, è composizione di colori l’atmosfera che tutto avvolge in un pulviscolo luminoso quasi impercettibile, estremamente fuggevole, e lo stesso colore, in una sorta di paradosso , riafferma con gusto capace i diritti del disegno e del volume che esso stesso ha teso a stemperare. L’anarchia è formalizzata.
L’estetica sociologica nella quale è espressa l’opera conduce Potenzano anche ad una trasposizione di tipo musicale dello sgu ardo del Soggetto, in un tono artistico diverso dal vero, che lo conduce ad allargarne lo sguardo per favorire l’immagine del Sellaro in tutto il suo reale senso filantropico. Ancora: l’allineamento idealizzato della colonna vertebrale, dritta, spinge da dietro verso fuo ri dagli occhi il sentimento della resilienza, nutrendo ulteriormente lo sguardo.
La postura leggermente all’indietro e la pelle del viso rasata alla perfezione(come da fonte fotografica) evidenziano che il soggetto esercita un lavoro intellettuale, e ne esprimono pure le doti organizzative attraverso il capo dipinto dritto e le pupille leggermente elevate rispetto agli sguardi altrui immaginati nel resto di una scena non dipinta. Mentre che il taglio, quello degli abiti, accentua la provenienza sudeuropea, quella di un italiano meridionale dai baffi intrisi di sicilianità.
Sul fondo è spesa l’idea che con i mattoni si potrà ragionevolmente sperare di portare un contributo fondamentale alla costruzione del mondo nuovo ed al perfezionamento del Tempio interiore di ognuno.
Tuttavia nel quadro vive, in contraddittorio, il disegno, per il suo stesso contenersi nel valore della linea. Un disegno che cerca di esaltare l’anatomia del corpo umano riassumendo, nel breve giro d’una linea, tutta la tensione e il peso della figura, perfetta e chiara, come una immagine plastica.