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Petrolio russo, perché i governi lo monitorano dallo spazio

Di Emanuele Rossi e Otto Lanzavecchia
Satellite

Mentre Mosca aumenta le esportazioni, le agenzie di intelligence stanno facendo ricorso alle fotografie satellitari e all’intelligenza artificiale per tracciare gli spostamenti delle petroliere. E con le sanzioni occidentali all’orizzonte, aumenta la necessità di evitare trasbordi e sotterfugi

Il fornitore di immagini satellitari Maxar ha uno strumento chiamato Crow’s Nest, in grado di tracciare le navi che cercano di evitare il rilevamento spegnendo il sistema di identificazione automatica (Ais). Si è rivelato molto utile per impedire alla Russia di contrabbandare il grano ucraino, e potrebbe servire anche per vedere come Mosca muove il suo petrolio.

Bryan Smith, direttore dei prodotti marittimi di Maxar, ha spiegato a Defense One che la tecnica utilizza l’intelligenza artificiale per prevedere elementi come la velocità e la quantità di moto, in modo da sapere dove puntare il satellite durante i vari check nella rotta. “Il che ci consentirà di mantenere la catena [degli spostamenti] sotto controllo”, ha dichiarato.

Maxar prevede di lanciare anche i primi due satelliti WorldView Legion entro la fine dell’anno, più altri quattro nei mesi successivi. Permetteranno all’azienda di triplicare la “rivisitazione” di alcuni punti fino a 15 volte al giorno. Smith ha spiegato che aumentare le potenzialità della sua ditta serve anche per rispondere al crescente numero di chiamate ricevute da enti di intelligence che cercano di tracciare il petrolio russo.

Secondo gli analisti e gli osservatori, la Russia ha raggiunto un livello di esportazione di petrolio senza precedenti, nonostante i tentativi occidentali di tagliarne le vendite – in qualità di fonte di introiti che permette a Mosca di mantenere vive le sue casse – e nonostante le nuove tecnologie rendano sempre più difficile nascondere le spedizioni.

È in corso uno sforzo congiunto di intelligence e società private (come il caso della Maxar) per tracciare i cargo, perché è evidente che la vendita di petrolio – come quella di gas – finisca per finanziare il Cremlino e dunque aiutare Vladimir Putin a continuare la guerra. L’Institute of International Finance (Iff), per esempio, ha costruito un database per tracciare i movimenti delle petroliere in uscita dai porti russi. Non è così facile, perché queste navi “sono registrate dappertutto” e battono bandiere di Stati diversi per nascondere la proprietà effettiva.

La Russia attualmente vende il proprio greggio con sconti attorno al 20%, incontrando gli interessi di Paesi come Cina, India e la Turchia (membro Nato, ma fortemente legata a Mosca). E così come la Russia ha trovato acquirenti, ha trovato anche spedizionieri disposti a muoversi in un’ombra di clandestinità – col rischio di finire sotto sanzioni occidentali. Attirate da possibilità di guadagni extra, diverse petroliere di proprietà greca sono intervenute per aumentare la capacità della Russia di vendere petrolio.

Tutto ciò dovrebbe cambiare nel giro di pochi mesi, perché il sesto pacchetto di sanzioni (approvato a giugno) prevede, oltre al divieto di acquisto, che le imprese dei Paesi aderenti – Ue e G7 – smettano di erogare servizi di assicurazione e riassicurazione delle navi che trasportano petrolio russo. I nuovi contratti assicurativi sono già vietati, quelli pre-esistenti saranno eliminati gradualmente entro i primi di dicembre.

Molte delle principali compagnie assicurative del settore navale sono europee e britanniche, oppure, nel caso di gruppi di assicuratori e riassicuratori, comprendono imprese europee. Le petroliere non assicurate non possono accedere alla maggior parte dei porti principali per via dei rischi legali associati alla dispersione di petrolio. Se implementato correttamente, il divieto sottrarrebbe alla Russia dei vettori fondamentali per muovere il suo prodotto.

È probabile che la misura si riveli efficace, come fu per il petrolio iraniano nel 2012. Ma come raccontavamo su queste colonne, le “flotte fantasma” avrebbero permesso a Teheran di accrescere i propri guadagni per la vendita del petrolio, in barba alle sanzioni. Da qui la necessità di monitorare dallo spazio, e l’utilità crescente dei sistemi di sorveglianza e intelligenza artificiale per far rispettare le restrizioni sulla vendita di petrolio via mare.

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