Skip to main content

Quota 41, nucleare pulito e decreti Salvini. Durigon sul programma leghista

Il deputato leghista: “Basta demagogia sulla pelle dei lavoratori: le pensioni sono un diritto, serve quota 41”. E sull’energia: “Occorre una politica di prospettiva per l’autosufficienza. Nell’immediato? Rigassificatori e ristori con fondi europei a famiglie e imprese”

Pensioni, immigrazione caro bollette. Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, soppesa le parole e si rivolge a target ben precisi. Anche simbolicamente, sceglie di sfidare la sinistra su argomenti e luoghi simbolici. “Tornerò il 26 settembre a Bologna per festeggiare”, ha detto di recente. Proprio sui lavoratori e sulle partite iva, il Carroccio sta impostando la sua campagna elettorale. Molti già si immaginano di rivedere Salvini riprendere possesso del suo scranno al Viminale. In casa Lega è manifesta l’esigenza di “dare risposte concrete agli Italiani. È finito il tempo di fare demagogia sulla loro pelle”. A dirlo è Claudio Durigon, già sottosegretario al Mise e deputato leghista che mette in fila le priorità del governo che “auspichiamo” verrà.

Partiamo dalle pensioni, un tema molto caldo. Qual è la vostra idea in proposito?

L’introduzione di quota 41 per arrivare al superamento della legge Fornero che, dalla notte al giorno, ha aumentato l’età pensionabile agli italiani provocando i danni che sappiamo. Il principio è semplice: una persona che ha lavorato 41 anni della sua vita, di qualsiasi età, ha diritto alla pensione. I governi di sinistra hanno sempre frenato la riforma delle pensioni. La nostra idea invece è quella di una revisione strutturale su questo versante.

Una soluzione che somiglia molto a quota 100…

Con quota 100 abbiamo dato ristoro a oltre quattrocentomila lavoratori falcidiati dalla Fornero. Nell’idea di riforma che abbiamo, e che sarà una delle prime che porteremo avanti, avremo un occhio di riguardo anche per le donne a cui, in prospettiva, vorremo abbassare l’età pensionabile. Anche per le titolari di partita iva. Non solo: riconosceremo un anno di contribuzione per ogni figlio in modo da avvicinare il traguardo pensionistico. Sarà un cambiamento importante del sistema, che terrà conto delle mutazioni che guerra e pandemia hanno portato al mondo del lavoro. Prevengo però facili strumentalizzazioni: non è un modo per regalare soldi come invece avviene adesso con il reddito di cittadinanza. La pensione è un diritto dei lavoratori.

Per governare il fenomeno migratorio, qualora doveste tornare al governo, ripristinerete i decreti Salvini?

Il segretario Salvini si è dimostrato un ottimo ministro degli Interni e, attraverso i decreti a sua firma che andranno senz’altro reintrodotti, ha veicolato con forza un concetto ormai irrinunciabile: l’immigrazione deve essere materia europea. Non può l’Italia farsi carico da sola di  un fenomeno di questa portata. Da ultimo, sono convinto che l’Ue debba studiare investimenti mirati per aiutare le popolazioni nei loro paesi di origine.

La vera emergenza, in questo momento, è legata ai rincari energetici. Come uscire da questa situazione?

Fa rabbia pensare che un Paese a pochi chilometri dal nostro confine, come la Francia, abbia il nucleare e noi no. Questo è sempre stato il Paese della refrattarietà e ora, per scelte ideologiche passate, stiamo pagando uno scotto altissimo. È giunto il momento di pensare di realizzare le centrali col nucleare pulito e riprendere le trivellazioni nell’Adriatico, esattamente come sta facendo la Croazia. Non possiamo permetterci di perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro legati alle imprese e non possiamo creare – questa è la stima – nove milioni di poveri a causa dei rincari.

Le centrali e le trivelle sono soluzioni a lungo termine, ma a famiglie e imprese servono risposte immediate. 

Nell’immediato occorre intercettare finanziamenti europei che possano garantire robusti ristori ed eventualmente prevedere uno scostamento al nostro bilancio. Non è concepibile lasciare le imprese e le famiglie in balia di questa tempesta.

E i rigassificatori?

Vanno fatti senz’altro. Non saranno una risposta sufficiente ma aiuteranno a muoverci nella direzione di una maggior autosufficienza energetica. Che, tuttavia, presuppone una strategia per il futuro. Cosa che l’Itala, fino a ora, non ha mai avuto.

×

Iscriviti alla newsletter