Dopo aver ammesso la perdita di 25 miliardi di dollari di attivi a causa delle sanzioni, pur di sopravvivere gli istituti della Federazione puntano a uno scambio con i colleghi europei. Che passa per un reciproco scongelamento di asset
Potere delle sanzioni. Mentre il mondo si interroga ancora sull’efficacia o meno delle misure occidentali contro la Russia che ha invaso l’Ucraina, i fatti sembrano certificare l’impatto non banale sull’economia e la finanza della Federazione. Il ventre molle dell’ex Urss sono le banche, senza le quali il Cremlino non può coprire quella parte di spesa e investimenti dove gas e petrolio non arrivano a finanziare le uscite.
Ora, il sistema del credito russo è pressoché congelato, ovvero riesce a prestare e scambiare denaro solo dentro i confini nazionali, ma non all’estero. Questo, per stessa ammissione del numero due della Banca centrale russa, Dimitry Tulin, ha eroso inevitabilmente gli attivi delle grandi banche, evaporati nella misura di 25 miliardi di dollari. Ma c’è di più. L’impossibilità di realizzare margini al di fuori dalla Russia, ha spinto la principale banca dell’ex Urss, Vtb, a tentare una sorta di baratto con gli istituti occidentali, che in pancia hanno proprio quegli asset finiti nel freezer.
Sarà istinto di sopravvivenza o più semplicemente l’avvisaglia di un ossigeno prossimo all’esaurimento. Fatto sta che Vtb sarebbe interessata a uno scambio di asset con gli istituti di credito europei, nel tentativo di recuperare circa 600 miliardi di rubli (9,86 miliardi di dollari) di risorse congelate in occidente. In altre parole, dal momento che anche le stesse banche europee e americane hanno delle attività in Russia, a loro volta congelate, la proposta consiste in un reciproco sblocco.
Il dato sta però nella richiesta pervenuta dall’amministratore delegato di Vtb, Andrei Kostin, il cui istituto evidentemente è in seria difficoltà. L’italiana Unicredit o l’austriaca Raiffeisen stanno continuando a cercare opzioni per uscire dalla Russia, mentre la francese Sociéte Genérale ha trovato una via di fuga all’inizio di quest’anno e il gruppo statunitense Citi ha già annunciato la dismissione, a questo punto forzosa, dei propri asset nel Paese.
“Per molto tempo, anche prima dell’annuncio delle sanzioni europee, abbiamo iniziato la discussione e abbiamo riscontrato un grande interesse, in particolare da parte di istituzioni finanziarie europee, per uno scambio”, ha detto Kostin ai giornalisti presenti al Forum economico orientale della Russia a Vladivostok. “Da quanto ho capito, le autorità di regolamentazione locali li stanno costringendo ad azzerare questi asset in Russia”. Alla domanda se si riferisse a Unicredit e Raiffeisen, Kostin ha risposto: “Sì, sono le più grandi”.