Skip to main content

Presidenzialismo, a Salvini non piace. Ma a Fedriga…

Salvini stoppa Meloni sulle riforme costituzionali, “irresponsabile” parlarne ora, la priorità deve essere calmierare i costi dell’energia che gravano sulle bollette degli italiani. Eppure, proprio oggi, il presidente leghista del Friuli-Venezia Giulia Fedriga sposa l’agenda meloniana sul presidenzialismo…

“Oggi la politica che chiacchiera di quello che potrebbe succedere tra due anni è irresponsabile”. Matteo Salvini lo dice intervenendo a Unomattina, interpellato sulla proposta avanzata da Giorgia Meloni, sempre dalla prima rete pubblica ma ospitato nel salotto di Bruno Vespa, Porta a Porta, di una bicamerale che si occupi di una riforma costituzionale in senso presidenzialista. Insomma, non è tempo questo, dice Salvini, per parlare di cambiare la Costituzione, perché il tema ora sono le bollette degli italiani.

L’ennesimo punto di distanza tra il Capitano e la leader di Fratelli d’Italia, sempre più favorita nei sondaggi che mostrano davanti a Meloni una strada quasi spianata verso Palazzo Chigi. Ecco, dopo il siparietto al Forum Ambrosetti di Cernobbio, in cui Meloni ha ironizzato sulla scelta di Salvini di dotarsi di “slides” nel corso del suo intervento (qui i dettagli), Salvini prova a riprendere il mano la scena, o almeno di indicare le priorità secondo una scala temporale e quindi gerarchica. “A me piacerebbe che la politica oggi si riunisse per bloccare gli aumenti delle bollette”, ha detto dagli studi Rai Salvini, “riformare la Costituzione tra un anno è assolutamente fondamentale”, precisa, ma certo non ora.

Eppure di diverso avviso non è solo Fratelli d’Italia, che ha chiesto aiuto, su questo, a Marcello Pera – il quale su Formiche.net ha sottolineato come le riforme costituzionali siano “indifferibili” -, ma anche uno dei presidenti di regione di casa leghista come Massimiliano Fedriga. Tra le priorità del prossimo esecutivo, secondo il presidente del Friuli-Venezia Giulia ci sono “l’elezione diretta del Capo dello Stato o l’elezione diretta del premier”, oltre all’autonomia differenziata, ha detto al Corriere della Sera. “A me pare che il modello delle Regioni garantisca una stabilità e un arco temporale adeguato”, ha aggiunto, “anche il più bravo dei premier ha bisogno di tempo per dimostrare di esserlo: l’attuale sistema taglia le gambe a qualsiasi governo. E sulla scena internazionale, peggio ancora: agli incontri si vedono ministri e premier che hanno rapporti personali di fiducia reciproca di lunga data. Con noi, dicono ‘vediamo chi arriva stavolta dall’Italia…'”.

Insomma, a tenere sveglio il leader leghista non dovrebbe essere solo l’avanzata trionfale (almeno nei sondaggi) di Giorgia Meloni, ma anche chi nella stessa casa leghista si allinea all’agenda della leader di Fratelli d’Italia.


×

Iscriviti alla newsletter