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Esercitazioni e pattugliamenti. Ecco l’accordo militare tra Mosca e Pechino

Una settimana dopo Samarcanda, si incontrano in Cina i vertici del Consiglio di sicurezza russo e del Politburo del Comitato centrale del Partito comunista cinese per potenziare il livello di cooperazione militare tra Mosca e Pechino. Tra le priorità di sicurezza affrontate Afghanistan, Taiwan e la questione coreana

Russia e Cina hanno sottoscritto un’intesa per rafforzare la collaborazione tra i rispettivi ministeri della Difesa, aumentando il livello di cooperazione anche attraverso esercitazioni militari congiunte e il pattugliamento regionale condotto insieme dalle Forze armate dei due Paesi. L’accordo è stato raggiunto al termine delle consultazioni sulla sicurezza strategica occorse nella città di Nanping, nella provincia cinese del Fujian, presiedute dal segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa Nikolai Patrushev e dal membro del Politburo del Comitato centrale del Partito comunista cinese Yang Jiechi, con la partecipazione di rappresentanti dei due Paesi.

Cooperazione militare

Secondo il comunicato rilasciato dal Consiglio di sicurezza russo, “le parti hanno concordato un’ulteriore cooperazione tra i vertici militari” con particolare attenzione dedicata a esercitazioni e pattugliamenti, oltre che “al rafforzamento dei contatti tra gli Stati maggiori delle Forze armate”. L’obiettivo espresso da Mosca e Pechino è quello di mantenere “alto il livello di cooperazione tecnico-militare” tra le forze della Federazione russa e l’Esercito di liberazione popolare cinese.

Le priorità di Mosca e Pechino

La questione, naturalmente, si inserisce nei ragionamenti portati avanti dalla Russia e dalla Cina sulle rispettive questioni all’ordine del giorno sullo scenario internazionale. “Il percorso verso lo sviluppo di un partenariato strategico con la Cina – recita ancora il comunicato del Consiglio di sicurezza russo – è una priorità incondizionata della politica estera russa e si basa su una profonda fiducia reciproca”. Durante i colloqui a Nanping, le controparti russe e cinesi hanno infatti affrontato le questioni dell’Afghanistan, di Taiwan e della situazione nella penisola coreana. Nel complesso, i vertici della Difesa di Mosca e Pechino hanno puntato il dito contro gli Usa, accusando Washington e i suoi alleati per “l’escalation delle tensioni nella regione”.

Dopo Samarcanda

L’incontro segue il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai della settimana scorsa a Samarcanda, a margine del quale il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo cinese Xi Jinping hanno avuto un faccia a faccia durante il quale hanno fatto il punto sui rispettivi obiettivi regionali e internazionali, il primo da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina. Per Putin si è trattato di un’occasione per assicurarsi il sostegno diplomatico di Pechino, mentre Xi, nel suo primo viaggio fuori della Cina dall’inizio della pandemia, il summit è servito a rafforzare la posizione della Repubblica Popolare quale attore globale di primo piano.

Un percorso già avviato

L’iniziativa di Nanping in realtà segue un trend già avviato di collaborazione militare russo-cinese. Navi da guerra russe e cinesi stanno svolgendo pattugliamenti congiunti nelle acque del Pacifico dell’Estremo oriente russo, tra le isole Curili e di Sakhalin, dove hanno simulato la caccia a un sottomarino ostile. Le manovre, inoltre, hanno seguito di una decina di giorni l’esercitazione “Vostok 22”, dove hanno partecipato oltre 50mila truppe da una dozzina di nazioni asiatiche, tra cui naturalmente la Cina, oltre a India, Bielorussia, Mongolia e Tagikistan.



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