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Sanzioni e armi. I siluri di Draghi a Salvini e Conte

Parlando delle alleanze politiche, il presidente del Consiglio sottolinea l’importanza di proteggere gli interesse degli italiani. Le restrizioni a Mosca? “Funzionano”, dice. “Non si può inorgoglirsi dell’avanzata ucraina dopo che si è votato contro l’invio delle armi”. Lega e M5S avvisati

Ultima conferenza stampa prima delle elezioni e Mario Draghi non risparmia frecciate ai partiti, in particolare alla Lega e al Movimento 5 Stelle, parlando così anche agli altri, a partire da Fratelli d’Italia e Partito democratico.

“Mi sono chiesto: ‘Com’è che uno si sceglie i partner?’. Se li sceglie sulla base di una certa comunanza ideologica sicuramente”, ha dichiarato il presidente del Consiglio ricordando con orgoglio di aver riportato l’Italia su una rotta convintamente europeista e atlantista. “Ma un’altra considerazione che bisognerebbe avere in mente è l’interesse degli italiani. Bisognerebbe chiedersi ‘Quali sono i partner che mi aiutano a proteggere gli interessi degli italiani meglio? Chi conta di più tra questi partner?’ Datevi le risposte voi”, ha detto rivolto ai cronisti presenti.

Le sanzioni “funzionano”, ha detto ancora. “Altrimenti non si spiegherebbero neanche certi comportamenti recenti del presidente [russo Vladimir] Putin”. Rispondendo a una domanda riguardante lo scetticismo di Matteo Salvini, leader della Lega, sulle misure occidentali contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina. “Nel centrodestra ci sono tanti punti di vista. Quello di Salvini prevale su altri? Non lo posso dire questo. È una visione che il governo attuale non condivide”, ha aggiunto.

E ancora: “Non si può votare l’invio” delle armi “e poi dire no, non sono d’accordo. Oppure, ancora peggio, inorgoglirsi dell’avanzata ucraina dopo che si è votato e si è contro l’invio delle armi. Si voleva forse che l’Ucraina si difendesse a mani nude?”. Un messaggio che sembra avere un destinatario: Giuseppe Conte, il presidente del Movimento 5 stelle, reduce da alcune giravolte sul sostegno al governo di Kyiv.


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