Il capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Pietro Serino, ha presentato il nuovo concept paper che individua i cinque assi principali per preparare lo strumento militare terrestre a operare negli scenari operativi di oggi e del domani. Dai sistemi integrati, ai nuovi mezzi terrestri e aerei, fino a una nuova logistica, ecco come sarà l’Esercito 4.0
Manovra a contatto, in profondità e nella terza dimensione, difesa integrata e logistica distribuita. Sono i cinque pilastri individuati dall’Esercito italiano per prepararsi alle sfide che attendono lo strumento militare terrestre nel prossimo futuro, contenuti nel concept paper Esercito 4.0 presentato dal capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Pietro Serino, a margine del convegno organizzato dallo Iai sulla difesa aerea ravvicinata. “Lo scoppio di una guerra convenzionale a poche centinaia di chilometri dai nostri confini – ha sottolineato il generale – ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica la rinnovata esigenza di assicurare alla Difesa uno strumento terrestre credibile, efficace, pronto e, se necessario, in grado di combattere in ambienti in continua evoluzione”.
Il multidomino
A modificare in maniera profonda il campo di battaglia è, naturalmente, l’ingresso ormai affermato dei nuovi domini operativi dello spazio e del cyber, con quest’ultimo che in particolare contribuisce a connettere tra loro tutti gli altri. Le operazioni militari, dunque, si troveranno sempre più a dover tenere in considerazione l’intero insieme delle dimensioni operative, e della combinazione di opportunità e insidie che caratterizza ciascuna di esse. “È un problema che non può essere affrontato con le logiche del passato”, ha registrato il generale Serino, ribadendo come sia necessario “superare le limitazioni concettuali” e la dimensione del multidominio significa “che esiste un solo dominio con cinque facce”.
Il generale, tra l’altro, ha anche lanciato una provocazione, suggerendo che per garantire una manovra interforze che integri i singoli domini, in futuro si potrebbe addirittura superare il concetto di comando di componente, aggiungendo però che una misura del genere è puramente teorica. “Le guerre di domani si combatteranno nello spazio multidimensionale, ma alla fine la decisione sarà ancora nella dimensione terrestre”, analizza ancora il paper, registrando come in futuro sarà necessario mantenere la “rinnovata attenzione del mondo politico verso la Difesa” per garantire nel tempo leggi e risorse adeguate.
Mezzi terrestri
In questo scenario, naturalmente, l’Esercito sarà chiamato a mettere a disposizione gli elementi principali della manovra terrestre. Per adeguarsi ai nuovi scenari, dunque, le forze di terra dovranno dotarsi di nuove piattaforme blindate e corazzate, più veloci, potenti e, soprattutto, interconnesse. Lo sviluppo di questi sistemi non potranno che prevedere il coinvolgimento diretto dell’industria nazionale della Difesa, al fine di mantenere un’autorità di progettazione italiana e garantire la necessaria resilienza alla capacità produttiva del Paese. I nuovi mezzi, tra l’altro, dovranno necessariamente prevedere una variante contraerei, ha sottolineato ancora Serino, registrando come sarà necessario “sviluppare torri con capacità di scoperta e ingaggio di minacce a basse quote”.
Manovra in profondità
Per quanto riguarda la manovra in profondità, inoltre, sarà necessario sviluppare sistemi d’arma il cui raggio d’azione sia aumentato dagli attuali circa settanta a 150 chilometri, per garantirne l’efficacia anche in aree di operazioni non contigue. Importante sarà dunque anche l’acquisizione di sistemi lanciarazzi multipli Mlrs, con l’adozione di munizioni a lunga gittata (guidate e non), anche attraverso droni armati, loitering munitions (munizioni circuitanti) e capacità offensive e difensive di guerra elettronica.
Difesa aerea ravvicinata
Tra le priorità generali identificate dal documento, a cui il capo di Stato maggiore della Difesa ha fatto particolare riferimento nel corso dell’evento, è la Difesa aerea ravvicinata. “La prima priorità è non prenderle” ha sintetizzato il generale Serino, ribadendo come la protezione e la tutela delle infrastrutture nazionali e delle unità in manovra sia il primo compito da assicurare da parte della Difesa. Serino ha anche riflettuto sui costi che la difesa aerea richiede, mettendo a confronto il costo di ogni intercettore non tanto con il costo dell’obiettivo avversario da neutralizzare, ma con il potenziale danno generabile da una mancata intercettazione.
Protezione ravvicinata
Inoltre, anche la manovra terrestre necessita di adeguata protezione provenienti dalla terza dimensione, integrati da sistemi spaziali e cyber. Alle attuali capacità di protezione contro razzi e proiettili di artiglieria e mortaio (le cosiddette capacità C-Ram), dovranno aggiungersi quelle contro i droni e i sistemi aerei a pilotaggio remoto (C-Uas). Sempre per la protezione delle forze, inoltre, l’Esercito intende dotare le proprie unità dall’integrazione di diversi sistemi controaerei di portata variabile dalla media, con batterie Samp-T, alla corta, con il sistema di nuova acquisizione Grifo sviluppato da Mbda Italia, in collaborazione con Mbda UK. L’automazione, inoltre, potrebbe aiutare anche attraverso lo sviluppo dei sistemi robotici automatici (Ras), capaci di effettuare operazioni di esplorazione, scorta, sensore e allarme “orbitando” attorno a una piattaforma principale che ne permetta il comando e il controllo.
Future vertical lift
Sistemi autonomi ausiliari a una piattaforma principale sono anche inserite tra le capacità del Future vertical lift (Fvl), il programma statunitense che intende rivoluzionare completamente la tecnologia elicotteristica per le forze di terra, lanciata dallo Us Army e in fase di definizione. L’esercito guarda con estrema attenzione l’evoluzione del Fvl e delle tecnologie per aumentare velocità, manovrabilità, stabilità e raggio d’azione dei propri mezzi ad ala rotante. Altri programmi attenzionati dall’Esercito sono il Nuovo elicottero da esplorazione e scorta (Nees) e del Light utiliy helicopter (Luh). Secondo il documento, infatti, nella terza dimensione è necessario sfruttare la grande mobilità delle future piattaforme a decollo verticale e delle unità aeromobili e avioportate, fondamentali per garantire il presidio dei cosiddetti key terrain e delle infrastrutture critiche.
Logistica e reclutamento 4.0
Lo sviluppo di un Esercito 4.0, dunque, richiederà nuove risorse e nuovi sistemi per alimentare adeguatamente una forza più complessa e adatta ai moderni scenari operativi. La logistica, in particolare, dovrà essere rivoluzionata, con un approccio che garantisca un’aderenza distribuita, attraverso processi di automazione per il confezionamento, l’indirizzamento e la consegna dei carichi fino alla singola piattaforma operativa. Tecnologie come i droni, per esempio, potrebbero essere impiegate per il rifornimento autonomo sul campo di battaglia fino alle unità di prima linea. Alle esigenze 4.0 dovrà essere adeguato anche il sistema di reclutamento e formazione del personale, con il crescente arruolamento di ingegneri, specialisti e tecnici e una coesione maggiore tra tutto il personale della Forza armata.