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Non ci sono le condizioni per allearsi col Pd (oggi). I paletti di Roberto Fico

“Questi anni hanno almeno in parte cambiato il Paese, introducendo principi di equità e giustizia sociale. Il reddito di cittadinanza e il superbonus sono due misure chiave”. Intervista al Presidente della Camera

Oggi le condizioni per un accordo con il Pd non ci sono. Lo dice a Formiche.net Roberto Fico, Presidente della Camera ed esponente di spicco del M5S che, a poche ore dal silenzio elettorale, analizza sia la possibile rimonta pentestellata, sia il futuro del centrosinistra e del campo largo. Dopo due mandati lascia e non si ricandida.

È l’effetto Conte che può garantirvi una rimonta, soprattutto al sud?

È l’effetto della credibilità delle nostre proposte, del percorso che da anni portiamo avanti e sicuramente anche del lavoro del presidente Conte. Il Movimento sta raccontando cosa ha fatto e lo sta facendo confrontandosi con le persone e girando l’Italia: dal reddito di cittadinanza al superbonus. Misure per cittadini e imprese. E sta raccontando anche quali sono le sue proposte. Vedo grande entusiasmo, e non solo al sud.

FdI ha annunciato che, se andasse al governo, cancellerebbe il Rdc. Che ne pensa?

Penso che significherebbe mettere a rischio il tessuto sociale del Paese, quel tessuto sociale che è stato protetto dal reddito di cittadinanza in questi anni. Il nostro era uno dei pochi Paesi europei a non avere questo strumento, prima che il Movimento andasse al governo. Guardi pochi giorni fa sono andato in Germania per il G7 dei Parlamenti, e lì il governo tedesco ha proposto di aumentare le risorse per il reddito di cittadinanza in vista di un inverno difficile alla luce del caro energia. È una misura che va rafforzata, non certo cancellata.

Come sostenere in questa fase famiglie e imprese senza ingrossare il debito pubblico?

Innanzitutto serve rendere operativa la norma sugli extra-profitti: chi ha fatto profitti in più durante la pandemia prima e durante la crisi energetica poi è giusto dia di più. Il governo Draghi aveva già pensato questa norma, che però pare non stia funzionando. Dunque va rafforzata e va esteso il novero delle realtà a cui chiedere un extra-gettito. Significa far dar qualcosa in più a chi ha avuto legittimi guadagni in funzione di un periodo di crisi. Non è una misura punitiva ma di minima equità sociale.

Vista la crisi energetica in corso, se tornasse indietro direbbe sì alle trivelle in Adriatico?

No, non tornerei indietro. L’Italia avrebbe dovuto piuttosto andar più veloce sul fronte delle rinnovabili e soprattutto avrebbe dovuto diminuire la dipendenza dal gas russo, non certo aumentarla. E su questo c’è stata una visione politica totalmente sbagliata e miope in passato. Ricordiamo oltre tutto che il gas oggi serve per la transizione energetica, non è la risposta a problemi più grandi che dobbiamo affrontare con un piano energetico più ambizioso.

Quale giudica l’elemento di maggiore soddisfazione in questi 5 anni di governo pentastellato e quale il più complesso?

Questi anni hanno almeno in parte cambiato il Paese, introducendo principi di equità e giustizia sociale. Il reddito di cittadinanza e il superbonus sono due misure chiave. Poi ci sono interventi che avremmo voluto fare, come il salario minimo, ma non ne abbiamo avuto modo. Continueremo comunque a lavorarci. Il momento più difficile è stato sicuramente la gestione della pandemia.

Il rapporto con il Pd potrebbe migliorare in caso di un nuovo segretario più di sinistra come Orlando?

Non sarebbe rispettoso commentare le vicende interne di un’altra forza politica, ancor di più se ipotetiche. Dico però che oggi le condizioni per un accordo con il Pd non ci sono.

Il campo largo è un obiettivo di coalizione che condividete per il futuro?

Il campo largo con tutti dentro non è una soluzione oggi e non può esserla in futuro. Serve un’identità forte e un percorso condiviso per poter percorrere una strada insieme.

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