Mentre il presidente russo annuncia l’annessione delle province di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, l’ucraino Zelensky rilancia. Kiev ha formalizzato la candidatura per essere membro Nato. La guerra si complica, tra l’ombrello nucleare russo e le dinamiche dell’Alleanza Atlantica
“De facto, siamo già entrati nella Nato” ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyy, in una videodichiarazione appena pubblicata: “Oggi, l’Ucraina si candida a farne parte de iure“. La replica al discorso pieno di alterazioni e disinformazione con cui Vladimir Putin ha annunciato l’annessione alla Russia delle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, è bruciante. Per certi aspetti imbarazzante, perché mette Mosca davanti al rischio di procedere la guerra contro un futuribile alleato Nato; perché mette la Nato davanti alle possibilità della risposta collegiale contenuta nell’articolo 5 del trattato. Anche se il processo non sarà automatico, né immediato.
Tant’è che in una conferenza stampa non programmata, organizzata per coprire i fatti, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha tracciato il perimetro della situazione. Pur sostenendo che l’alleanza non riconosce la legittimità dell’annessione, Stoltenberg è restato cauto sull’ingresso dell’Ucraina, pur ribadendo che l’Alleanza continuerà a sostenere Kiev nella guerra contro l’aggressione russa. Stoltenberg ha anche insistito il fatto che la Nato ha ribadito che l’alleanza non fa parte del conflitto, sebbene continuerà ad aiutare Kiev. La decisione sull’adesione di un Paese alla Nato dovrà essere presa da tutti i 30 membri dell’Alleanza. L’obiettivo principale della Nato è aiutare l’Ucraina, e per questo sosterrà il diritto dell’Ucraina di scegliere la propria strada per garantire la sicurezza, ha detto, perché “ogni Paese democratico ha il diritto di candidarsi alla Nato, ma la decisione sarà presa per consenso di tutti i membri dell’alleanza”.
“Ci sono quattro nuove regioni in Russia”, ha detto Putin parlando dal Cremlino, aggiungendo che tramite il referendum che si è tenuto nei giorni scorsi le persone che vivono quelle aree dell’Ucraina hanno fatto “la loro scelta” e che questa scelta è “definitiva”. Il voto è stata una farsa, è ormai noto – simile a quello del 2014 che ha portato la Crimea sotto il quadro amministrativo russo. Ma la mossa di Mosca indurisce lo scontro, aprendo alla possibilità per il Cremlino di proteggere quelle aree conquistate durante la guerra in quanto “territorio russo”. Ossia, metterli sotto la deterrenza dell’ombrello nucleare.
Putin ha parlato col ghigno macabro e aggressivo del capo delle tenebre. Quando usa il termine “definitivo” sottintende che quelle province non saranno parte di un eventuale negoziato a cui ha quasi beffardamente ha invitato l’Ucraina, mentre annunciava la sottrazione di parte del suo territorio sovrano. Ha accusato Kiev di compiere “attacchi terroristici” contro quelle aree e di essere intervenuto per difendere la razza russa dalla giunta ucraina e dal “satanismo puro” dell’Occidente, incolpato di voler rendere la Russia “schiava”. “L’Occidente – ha detto – vuole renderci una colonia, vuole defraudarci, non vuole una cooperazione. Anche la nostra cultura li spaventa, il nostro fiorire è un pericolo per loro. Sta portando avanti una guerra ibrida contro la Russia”.
La retorica è tediosa, intrisi di narrative e leggende, disinformazioni e miti su un immaginario Occidente raccontato negli anni dell’imperialismo sovietico. Tre gli elementi di sostanza. Il primo, l’accusa agli Stati Uniti di aver fatto esplodere i condotti del Nord Stream (quando invece l’intelligence inglese ha avuto dati sul coinvolgimento di un drone sottomarino russo), che serve a sganciarsi dalla responsabilità di aver creato un taglio irreparabile ai collegamenti con la Germania è bloccato l’afflusso di gas all’Europa, arrogandosi il diritto di risposta (anche sui cavi sottomarini?) e creando salvaguardia legale per le mancate consegne di Gazprom. Secondo, l’appello a un negoziato per evitare che continui la guerra, del tutto simile a quello di febbraio prima dell’invasione, che potrebbe far supporre (visto che Kiev non è intenzionata a cedere) a un ulteriore inasprimento dei combattimenti. Terzo, questo passaggio: “Gli Stati Uniti, senza alcuna necessità militare, hanno sganciato bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki e hanno creato un precedente, tra l’altro”, che serve a dire che la Russia per ora è migliore degli Usa perché non ha usato le armi atomiche, ma anche a giustificare eventuali azioni future.
Per celebrare quello che corrisponde al furto territoriale del 15% della superficie ucraina, è stato previsto anche un concerto pop sulla Piazza Rossa, dove sono stati allestiti un palco e degli schermi per festeggiare l’annessione. A Putin serve spingere la propaganda. Inglobare nella Federazione quelle quattro regioni ucraine è utile per dare una copertura legale alla richiesta di mobilitazione diffusa il 21 settembre, che invece si è resa necessarie per far fronte a una carenza di uomini da poter schierare (visto che a quanto pare per ora il Cremlino teme di aumentare l’impegno dei regolari per ragioni strategiche, tecniche e politico-sociali).
Alla festa dell’annessione sono presenti anche personaggi come il pugile Nikolai Valuev, tra i trecentomila che hanno ricevuto la chiamata. Una dettaglio che dà al tutto un tono propagandistico anacronistico. Immagini da film tragicomico che si abbinano a un fattore del tutto indefinito per ora: quale parte del territorio di quelle quattro regioni verrà annesso? Ci sono in effetti problemi pratici, perché Luhansk a nord e Kherson a sud sono entrambi sotto il controllo russo, l’area occupata di Donetsk e Zaporizhzhia corrisponde a meno della metà del territorio. Mosca intende dunque solo la parte attualmente sotto la propria occupazione militare, oppure tutto l’intero perimetro amministrativo ucraino?
Con un dettaglio non da poco: quelle aree sono soggette alla controffensiva proattiva di Kiev, e dunque non solo se Mosca intende amministrare l’intero territorio di quelle quattro regioni dovrà fare i conti con un’azione di approfondimento del proprio controllo. Ora, mentre da sempre la Russia accusa l’Ucraina per aver fabbricato la crisi e aver così coinvolto la Nato contro Mosca, accompagnato all’annuncio di Zelensky sulla candidatura per l’ingresso nell’alleanza, un qualsiasi attacco ucraino contro quei territori sarà considerato dal Cremlino come una forma di coinvolgimento diretto della Nato.