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Azerbaigian-Armenia, Ankara facilitatore o ostacolo alla pace?

L’Ue se sarà tenace potrà avere un ruolo nel tavolo diplomatico e non subirlo: intanto ha inviato una missione civile in Armenia, della durata di due mesi, che non solo monitorerà il confine ma proverà ad avanzare il processo di delimitazione

La Turchia riadatta i suoi termini e condiziona la normalizzazione con l’Armenia alla conclusione della pace azerbaigiana-armena. In precedenza, Ankara aveva chiesto il ritiro dell’Armenia dai territori occupati dell’Azerbaigian, una condizione che si è concretizzata a seguito della guerra di due anni fa nel Nagorno-Karabakh in cui l’assistenza militare turca è stata strategica nel sostenere l’Azerbaigian. Come è noto gli scontri sono figli di decenni di ostilità per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh, riconosciuta a livello internazionale come parte dell’Azerbaigian, ma fino al 2020 in gran parte controllata dalla popolazione a maggioranza di etnia armena.

Qui Ankara

Già a Praga in occasione del vertice dei 44 la foto che ritraeva Erdogan tra il premier armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero Ilham Aliyev è stata salutata come un possibile nuovo inizio nella delicata crisi. Aliyev aveva dichiarato che il processo di pace con l’Armenia “ha subito un’accelerazione”, lasciando presagire novità significative. Pashinyan e Aliyev non si incontravano dal 2009. Per Ankara il punto di vantaggio si ritrova nel corridoio di Zangezur che le darebbe una sorta di voucher di ingresso per l’Asia centrale, in quanto è un collegamento di trasporto tra l’Azerbaigian e Nakhchivan, che è separata dalla terraferma da una striscia di terra armena.

Il dialogo andato in scena a Praga non è stato gradito a chi non vorrebbe perdere terreno nella disputa. Dal vertice di Astana arriva anche la proposta russa all’Armenia e all’Azerbaigian di tenere un nuovo vertice trilaterale su cui Parigi vede più che altro il distendersi delle mire di Vladimir Putin: il presidente francese ha apertamente accusato la Russia di aver provocato i recenti scontri  proprio al fine di destabilizzare complessivamente la regione del Caucaso.

Qui Ue

L’Ue potrà avere un ruolo nel tavolo diplomatico o lo subirà in toto? Intanto lo scorso martedì Bruxelles ha inviato una missione civile in Armenia, della durata di due mesi, che non solo monitorerà il confine ma proverà ad avanzare il processo di delimitazione. Poche ore dopo il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha annunciato che l’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva (CSTO) invierà alcuni osservatori al confine tra Armenia e Azerbaigian: una concomitanza che spiega la marcatura a uomo di Mosca su Bruxelles. Attenzione però agli incroci Baku-Bruxelles: “L’Armenia è d’accordo, ma l’Azerbaigian no”, ha detto il numero uno della diplomazia europea, Joseph Borrell al Parlamento europeo il 5 ottobre a proposito del piano. “Cosa vuoi che faccia? Inviare le truppe dell’Unione Europea senza l’accordo delle due parti in conflitto? Sono sicuro che non lo fai”.

Ha inoltre condannato l’Azerbaigian per gli attacchi, affermando che è “un fatto assolutamente chiaro e verificabile che l’artiglieria azerbaigiana e le unità di droni hanno bombardato aree sul territorio armeno, distruggendo infrastrutture civili e militari, e che l’Azerbaigian sta occupando posizioni in Armenia.”

Scenari

Maria Zakharova, speaker del ministero russo degli esteri, aveva criticato la missione europea definendola un tentativo di respingere gli sforzi di Mosca e intervenire nella normalizzazione delle relazioni: “L’unica chiave per la riconciliazione tra Baku e Yerevan e l’instaurazione di una pace duratura e di una stabilità a lungo termine nella regione è la piena attuazione delle dichiarazioni tripartite dei leader di Russia, Azerbaigian e Armenia”, ha affermato. In precedenza Catherine Colonna, ministro degli Esteri francese, aveva annunciato la decisione presa dal Comitato politico e di sicurezza dell’Ue. Parigi non intende dunque subire le pressioni di Mosca e Ankara anche in quell’area di crisi.

Il puzzle non è detto che venga facilitato dalla contemporanea presenza di tanti players: occorrerà capire la densità delle mosse dei singoli e gli incastri che si andranno a sviluppare. Intanto la posizione armena è quantomeno dubbiosa: Yerevan ha affermato di aspettarsi che il suo alleato strategico, la Russia, sostenga gli sforzi per costringere l’Azerbaigian a ritirare le sue forze dai territori contesi. Il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan ha sottolineato che la parte armena si aspetta il sostegno inequivocabile della Russia, come alleato strategico, ovvero Gegharkunik, Syunik e Provincie di Vayots Dzor. Ciò nelle intenzioni di Yerevan dovrebbe passare dal ritorno dei prigionieri di guerra armeni.



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