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Berlino apre all’export militare. Una buona notizia per l’Europa

Berlino ha autorizzato la vendita di materiale militare a diversi Paesi non-Nato, compresi l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, considerati “autocratici” dalla Germania. La decisione, un cambio di rotta rispetto alla tradizione, potrebbe rappresentare un momento importante per il rilancio sui mercati globali dei principali programmi d’armamento a cui collaborano i tedeschi, a partire da Eurofighter e Tornado

Dopo la svolta storica della Germania di destinare il 2% del Pil alla Difesa, una decisione che ha comportato un rilancio del protagonismo tedesco sulla scena europea del settore, Berlino si appresta a rinegoziare anche un’altra delle sue politiche storiche, il divieto di esportazioni di armi verso stati non-Nato a “guida autocratica”, stando a quanto riporta lo Spiegel. In vista del viaggio del cancelliere Olaf Scholz nella regione del Golfo, dove ha visitato sia l’Arabia Saudita sia gli Emirati Arabi Uniti, il Consiglio federale di sicurezza, le cui riunioni sono classificate, avrebbe permesso la vendita ai due Paesi di consistenti esportazioni militari verso questi Stati.

Lo sblocco all’export

La conferma sarebbe arrivata, sempre secondo il quotidiano tedesco, anche la ministro dell’Economia, Robert Habeck, dei Verdi, in una lettera al Bundestag, registrando come le transazioni sarebbero state approvate dal cancelliere e dai suoi principali ministri poco prima del viaggio. La lettera, spiega ancora Spiegel, riporta anche l’elenco delle licenze di esportazione approvate dal Consiglio federale. Tra i diversi Paesi “sbloccati”, compaiono appunto anche Riyad e Abu Dhabi. In particolare i permessi per i sauditi riguardano progetti di difesa europea in cui è coinvolta anche la Germania, a partire dalle parti di equipaggiamento e armamenti per gli aerei da combattimento Eurofighter e Tornado, per un valore complessivo di 36,1 milioni di euro. Con i nuovi permessi, adesso le aziende tedesche potranno fornire i pezzi di ricambio e le munizioni per gli Eurofighter sauditi. Riyad ha a disposizione i caccia grazie a un accordo del 2007 con il Regno Unito, con Londra che ha già rifornito l’Arabia Saudita di 72 apparecchi.

Le resistenze interne

La nuova apertura della Germania a questo tipo di scambi potrebbe rappresentare una svolta importante per diversi programmi a cui partecipa Berlino, nonostante rimanga una certa opposizione in seno al governo. Il ministro della Difesa tedesca, Christine Lambrecht, ha chiesto che la Germania non imponga quale standard alle altre nazioni partner dei progetti comuni i propri regolamenti restrittivi, una posizione subito criticata da altri membri del governo. Sicuramente, però, il governo intende valutare la questione, con la presentazione di un disegno di legge prevista per la fine dell’anno.

Impatti sul mercato

L’importanza della decisione risiede soprattutto nelle nuove possibilità che i programmi europei congiunti potranno avere sui mercati internazionali. Le restrizioni tedesche, infatti, sono state criticate a lungo dai Paesi partner dei diversi programmi, considerati delle limitazioni all’appetibilità dei sistemi. Per fare un esempio, ci volle un’autorizzazione di Berlino per permettere la vendita a Emirati e Arabia Saudita dei pezzi di ricambio per le aerocisterne Airbus, con le nazioni partner avevano esercitato una notevole pressione sul governo tedesco affinché procedesse a questo proposito, poiché alcuni degli aerei non erano più utilizzabili senza i necessari pezzi di ricambio. Qualora Berlino dovesse proseguire sulla linea dell’apertura, i programmi congiunti, a partire dai caccia Eurofighter e Tornado (a cui partecipa anche l’industria italiana), potrebbero vedere allargarsi la lista di ordini, con una nuova spinta sui mercati globali.



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