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Verso un bipolarismo nel centrosinistra? Giro d’orizzonti sulla proposta Calenda

Carlo Calenda chiede, ancora una volta, al Pd di scegliere: con i riformisti o con il Movimento 5 Stelle? Cosa ne pensano Giuseppe Benedetto (Fondazione Einaudi), Michele Fina, neo parlamentare dem eletto in Abruzzo e Luca Di Egidio, candidato con Azione-Italia Viva e consigliere del Municipio VII di Roma

Nessuno l’ha ancora pronunciata la parolina magica tanto avversa ai tifosi di leggi elettorali proporzionali. Ma il termine bipolarismo, uscito di scena dopo la nascita parlamentare del M5S, sta tornando nei fatti a caratterizzare il campo del centrosinistra, dove lo spunto di Carlo Calenda, nei giorni in cui tanto si discute del futuro del Pd, apre un dibattito. Il capo di Azione dà l’aut aut ai dem: “Tra riformismo e 5 Stelle con chi starete?

Ieri c’è stato il primo incontro Renzi-Calenda per fare il punto su come procedere sui gruppi unitari che porteranno alla federazione entro novembre. L’obiettivo sono le europee del 2024 e un evento nelle prossime settimane sui giovani, visto che il Terzo polo è stato il più votato dagli under 25. Per cui da un lato la mente del partito cerca di capire come strutturare in maniera operativa le voci dell’opposizione, con le richieste di più liberalismo classico e meno centrismo tattico che giungono da pensatoi come la Fondazione Einaudi; e dall’altro capire come evolverà la stagione di cambiamento che attende il Pd.

Niente aut aut

Calenda ha dato l’aut aut al Pd: state, con i riformisti oppure con i populisti? Scelgano tra il qualunquismo dei 5 Stelle, estraneo alla tradizione dei progressisti italiani e il riformismo dei liberal-democratici, scrive su twitter. “No, non è l’impostazione giusta – ammette a Formiche l’avv. Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi – e cerco di spiegare perché. Questo Terzo polo se continuerà a guardare in maniera strabica solo da una parte non riuscirà ad arrivare alla meta, perché l’elettore moderato che sta dall’altro lato lo riterrebbe un’appendice del Pd. Per cui questo occuparsi in maniera continua, costante, quasi maniacale, da parte dei leader del Terzo polo di che cosa succede dentro la casa dem, appare incomprensibile e per certi aspetti controproducente”.

Piuttosto, come dare dunque un’impronta veramente liberale all’esperienza calendiana? “Il progetto – racconta – era partito inizialmente con il Comitato di garanzia, con nomi del calibro di Franco Debenedetti, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino. Si tratta di personaggi riconoscibili dal mondo liberale che da una vita scrivono e operano in senso liberale, in tutti i settori. Una battaglia liberale bellissima che ad esempio Renzi ha evocato più di una volta è quella sul garantismo. Ma al primo punto penso all’abrogazione del reddito di cittadinanza. Sono queste delle battaglie simboliche e importanti da condurre; ma se invece continuiamo a discutere, a fare dei distinguo, io credo che non andremo molto lontano. Alcune di queste battaglie, di queste iniziative bisognerebbe farle subito. In questo senso dico che bisogna caratterizzarsi in senso più liberale, cioè non può divenire un partito socialdemocratico”.

Convinzioni vs responsabilità

Non crede alla logica dei veti incrociati Michele Fina, neo parlamentare dem eletto in Abruzzo: “Nè credo alla indisponibilità a discutere dei punti di merito per trovare i compromessi avanzati, ovviamente non arretrati – riflette con Formiche.net – Non condivido l’idea che nel campo ampio del centrosinistra ci debba essere solo una reciproca analisi del sangue, mentre invece nel campo del centrodestra si nascondono tutte le le contraddizioni, anche radicali perché governano assieme. Io non mi rassegno. Mi sembra un approccio minoritario. Direbbe Weber, l’etica delle convinzioni, invece dell’etica della responsabilità. Se noi facessimo prevalere l’etica della responsabilità, questo approccio non avrebbe, non prevarrebbe”.

Giovani

Intanto il Terzo polo incassa il voto del giovani, risultando il partito più votato dai giovani tra i 18-24 anni. “Questo è un dato cruciale perché dimostra che i giovani hanno le idee chiare – dice a Formiche.net il 26enne Luca Di Egidio – e soprattutto che non si fanno abbindolare dalle promesse populiste e irrealizzabili. I giovani non hanno scelto un voto di protesta ma un voto di proposta, seria, alternativa e credibile”.

Di Egidio è consigliere del Municipio VII di Roma Capitale del Terzo polo al secondo mandato e alle ultime elezioni politiche è stato candidato alla Camera nel collegio uninominale Lazio 04 dove il Terzo polo ha raccolto 20.977 voti, totale 9,8%.

E quindi cosa possiamo dire a loro oggi? “Anzitutto basta slogan – aggiunge – servono proposte concrete. Noi crediamo che sia necessario che ad ogni euro speso per la fascia over65 deve corrispondere almeno un euro speso per la fascia under 35. Noi non siamo quelli del reddito di cittadinanza e dell’assistenzialismo. Politiche giovanili per noi vogliono dire anche politiche del lavoro, un lavoro retribuito dignitosamente e non precario. E’ inaccettabile che dal 2017 al 2021 le imprese avviate da under 35 siano diminuite del 10%. Bisogna incentivare le attività imprenditoriali prevedendo zero tasse e zero adempimenti burocratici per gli under 35 che avviano un’impresa”.

@FDepalo

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