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Lezioni di stile. L’abbraccio tra Crosetto e Guerini alla Difesa

Con un abbraccio e un lungo applauso è avvenuto il passaggio di consegne alla guida del dicastero della Difesa tra Guido Crosetto e Lorenzo Guerini, in una transizione senza strappi tra avversari nel segno dell’alternanza democratica. Ora, tocca al nuovo ministro raccogliere le molte sfide che attendono la Difesa nazionale nei prossimi anni

Un passaggio di consegne tra avversari (non nemici) politici che, nell’alternanza democratica, si susseguono alla guida di un ministero della Repubblica. È quello andato in scena a palazzo Baracchini, dove Guido Crosetto è subentrato a Lorenzo Guerini alla guida del Ministero della Difesa. Una transizione accompagnata dal mutuo rispetto dei due protagonisti, entrambi con un passato politico trascorso tra le fila della Democrazia Cristiana. Dopo oltre un’ora di colloquio Crosetto ha accompagnato alla sua auto Guerini – “in modo irrituale” come sottolinea la nota del ministero – salutandolo con un abbraccio e un applauso, seguito da quello dei dipendenti del Palazzo. Già prima dell’incontro, Guerini era stato tra i primi a congratularsi su Twitter con Crosetto: “Complimenti per la nomina a nuovo Ministro della Difesa. A lui i miei migliori auguri di buon lavoro a servizio delle nostre Forze armate e dell’Italia”.

Il nuovo ministro

Al termine dell’incontro il neo-ministro ha incontrato i vertici delle Forze armate. “Ho ritrovato lo stesso spirito, la stessa dedizione e la stessa determinazione a servire la Nazione che avevo lasciato anni fa” ha ricordato Crosetto riferendosi al suo periodo quale sottosegretario della Difesa durante il governo Berlusconi IV, aggiungendo “sono orgoglioso di poter tornare ad offrire il mio servizio all’Italia e in questo ministero”.

Le sfide

Adesso Crosetto si trova a dover gestire il ministero in un momento delicato. Da una parte c’è la guerra in Ucraina, con l’attenzione che le nostre Forze armate dovranno dedicare ad assicurare gli impegni di sicurezza sul fianco est dello spazio europeo. In questo quadro si inseriscono le incognite legate alla posizione del nostro Paese all’interno delle alleanze di riferimento, Nato e Unione europea. Se la posizione atlantista, più volte ribadita dalla nuova presidente del Consiglio, non sembra essere in discussione, più problematico potrebbe essere il rapporto con Bruxelles, soprattutto nel tortuoso percorso di costruzione della Difesa europea.

La riforma delle Forze armate

Sul profilo nazionale, il nuovo ministro dovrà guidare il Paese verso gli impegni assunti di portare al 2% la quota del Pil da destinare al comparto Difesa. Necessità sentita come unanime e di cui Fratelli d’Italia si è sempre fatta campione. Accanto a questo rimane il dossier legato alla riforma delle Forze armate, L’approvazione del Ddl delega per la revisione del modello di Forze armate, che ha rimandato al 2033 i tagli delle dotazioni organiche complessive, è infatti considerato dagli osservatori solo come il primo passo. In particolare, si guarda alla riforma del modello professionale delle Forze armate, con nuovi sistemi di reclutamento e di ferma per i volontari.

I sistemi del futuro

Infine, resta aperto il capitolo modernizzazioni degli equipaggiamenti. Sono diversi i programmi di interesse per le Forze armate, e molti quelli aperti che necessitano di continuo sostegno. Le forze di terra, per esempio, continuano a richiedere l’aggiornamento del carro armato da battaglia, l’Ariete, entrato in servizio ormai 25 anni fa. Capitolo ancora aperto è quello degli elicotteri, dopo le lezioni apprese in Ucraina, con la necessità espressa più volte dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica di salire quanto prima a bordo del programma per il Future vertical lift, in modo da poter riceve gli stessi benefici tratti dall’essere stati i primi in Europa a entrare a far parte del programma F-35 (una scelta rivelatasi vincente, dal momento che il caccia si è imposto nell’ultimo anno anche nel resto del continente).

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